Attraverso la coppia semiseria di Peppone e Don Camillo, il circolo Acli Don Pietro Bartoccioni di Lerchi, Astucci e Piosina ha invitato a Città di Castello l’ex presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti per parlare delle origini della Costituzione. “Rimane la legge fondamentale dello Stato, insieme a lei siamo cresciuti come italiani e come democratici, abbiamo scoperto la libertà” ha detto Fabrizio Luchetti, presidente del Circolo promotore, al pubblico della Sala degli Specchi dove è intervenuto anche il presidente delle Acli della Provincia di Perugia Alessandro Moretti. Per il vicesindaco Michele Bettarelli “è soprattutto verso le giovani generazioni che dobbiamo rivolgere la riflessione perché scoprano l’attualità della Costituzione e i diritti universali che difende”. Lo storico Alvaro Tacchini ha approfondito la dimensione locale e come mentre a Roma l’Assemblea costituente lavorava sui 139 articoli della Costituzione, i cittadini e tra questi i tifernati, facevano le prove generali della libertà, dopo decenni di dittatura”. Per Fausto Bertinotti che ha ricostruito le basi teoriche e ideali si cui fu costruita la Costituzione “più bella d’Europa, non erano così omogenee ma gli uomini di allora riuscirono a trovare una convergenza, che sarebbe riduttivo, come a volte si fa, chiamare compromesso. Fu un cammino di avvicinamento lungo il quale i concetti non si stemperarono. Affermare che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro fu un atto di grande rottura e di grande coraggio, anche se poi questo ed altri articoli sono stati o traditi o rovesciati, in particolare il terzo, che affronta e afferma il tema dell’uguaglianza formale e sostanziale. A fronte di periodici tentativi di revisione, io ritengo che non andrebbe cambiata ma applicata nel suo dettato integrale”. Dello stesso avviso anche Marco Moschini, docente di Filosofia teoretica di Perugia, che ha ribadito come nella Costituzione confluirono molte sensibilità affini pur derivando da patrimoni culturali e culture politiche divergenti, unite da un giudizio molto severo e dall’ammonimento rispetto alla tolleranza e la libertà che il Fascismo aveva impartito a tutti coloro che parteciparono alla liberazione e alla rifondazione dell’Italia”. Anche il vescovo mons. Domenico Cancian è intervenuto soffermandosi sui significati metaforici di Peppone e don Camillo, che, come i relatori hanno sottolineato più volte, rappresentano l’unità di un popolo che scelse le persone e non le ideologie in nome del bene comune e di un progresso in grado di non lasciare indietro nessuno, non discriminare nessuno. Dal centro storico, Bertinotti si è spostato in serata a Piosina dove era atteso nella sala del circolo Acli per la proiezione del primo dei due film della saga di Guareschi in programma “Don Camillo, monsignore ma non troppo”. Il programma della due giorni di riflessione sulla Carta costituzionale si è chiusa venerdì 22 marzo con il dibattito “Le relazioni sociali e il lavoro nel Dopoguerra in Valtiberina” a cui ha partecipato anche il sindaco Luciano Bacchetta, con don Andrea Czortek, parroco del Santuario della Madonna delle Grazie di Città di Castello, Bruno Allegria, presidente onorario della Pro-loco di Piosina. E per chiudere il film “Don Camillo”. L’approfondimento delle Acli su Costituzione e Primo Dopoguerra è un progetto sostenuto da Comune tifernate e la Provincia di Perugia, Sogepu e Per te Luce e Gas.
Bertinotti a Città di Castello per parlare di costituzione, ospite di comune ed Acli: “e’ ancora la piu bella d’Europa. guai a cambiarla”
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