di Donatella Porzi
Il risultato delle ultime elezioni, specialmente quelle per la scelta dei parlamentari europei, ci consegna una Regione sostanzialmente differente da quella che politicamente per anni ha identificato l’Umbria. Una stagione che ha portato profondi interventi nello sviluppo e nelle prospettive di crescita regionali, ma verso la quale la risposta degli umbri assume una connotazione che necessita di una riflessione profonda e non solo limitata alle ultime vicende che hanno interessato l’amministrazione umbra e per le quali gli organi competenti, più che la politica, sapranno con celerità affermare le verità e le responsabilità. Specialmente in questi giorni e in quei comuni, importanti per l’Umbria, dove si tornerà al voto per il turno di ballottaggio dovremmo tenere unita tutta la nostra comunità democratica, evitando di ridurre la discussione politica alla sistemazione personale.
L’Umbria del centrosinistra ha sicuramente difeso la sua identità e lo ha fatto grazie alle tante persone che si sono spese nella campagna elettorale e soprattutto quanti, sindaci e consiglieri, hanno con le loro candidature rappresentato un argine alla politica dei populismi. A questi militanti, candidati, eletti e non eletti, deve giungere un ringraziamento sincero perché l’impegno politico è un valore non solo da difendere, ma da sostenere con l’obiettivo di non disperdere le molteplici sensibilità che rappresentano la forza reale del nostro progetto.
Con altrettanta convinzione dobbiamo comprendere le ragioni delle difficoltà che il centrosinistra e, in modo particolare, il nostro Partito Democratico, trova nel coinvolgere e rappresentare le sensibilità moderate, democratiche, liberali e cattoliche dell’Umbria e non solo. Sensibilità che in molti territori regionali sono emerse nel voto delle europee e delle comunali, ma che non hanno trovato eguale rappresentatività o riconoscenza nell’azione politica e amministrativa. A questo mondo va rivolta un’attenzione inclusiva e condivisa. Sostanzialmente diversa dalle intenzioni e dai percorsi che in questi ultimi mesi hanno condotto il Pd, nazionale e regionale, verso la ricostruzione di un partito “spostato a sinistra”, dove il senso dell’equilibrio e della sobrietà è stato talvolta superato dalla tentazione di correre dietro alla politica delle piazze e delle dichiarazioni precipitose.
Il Partito Democratico dell’Umbria dovrebbe affrontare questi argomenti aprendo una frase di confronto serio sul ruolo dei moderati nel panorama politico del centrosinistra, perché non si può immaginare che il futuro del Partito sia esclusivamente segnato da un percorso teso a recuperare stagioni ormai distanti. C’è la necessità di mettere in gioco tutto, rendersi conto di quello che non ha funzionato e di quello che poteva funzionare meglio. Occorre ripartire dal basso con la consapevolezza di interpretare le sensibilità di molte persone ed avere la forza di rifarsi interlocutori di un nuovo fronte popolare, democratico e moderato. Se il Pd Nazionale, ma più segnatamente quello umbro, non riusciranno a ripercorrere queste strade, resta difficile per il centrosinistra riaffermare o intraprendere esperienze di governo di cui l’Umbria si è fatta portatrice di esperienza in Italia e all’estero.
Il risultato delle ultime elezioni, specialmente quelle per la scelta dei parlamentari europei, ci consegna una Regione sostanzialmente differente da quella che politicamente per anni ha identificato l’Umbria. Una stagione che ha portato profondi interventi nello sviluppo e nelle prospettive di crescita regionali, ma verso la quale la risposta degli umbri assume una connotazione che necessita di una riflessione profonda e non solo limitata alle ultime vicende che hanno interessato l’amministrazione umbra e per le quali gli organi competenti, più che la politica, sapranno con celerità affermare le verità e le responsabilità. Specialmente in questi giorni e in quei comuni, importanti per l’Umbria, dove si tornerà al voto per il turno di ballottaggio dovremmo tenere unita tutta la nostra comunità democratica, evitando di ridurre la discussione politica alla sistemazione personale.
L’Umbria del centrosinistra ha sicuramente difeso la sua identità e lo ha fatto grazie alle tante persone che si sono spese nella campagna elettorale e soprattutto quanti, sindaci e consiglieri, hanno con le loro candidature rappresentato un argine alla politica dei populismi. A questi militanti, candidati, eletti e non eletti, deve giungere un ringraziamento sincero perché l’impegno politico è un valore non solo da difendere, ma da sostenere con l’obiettivo di non disperdere le molteplici sensibilità che rappresentano la forza reale del nostro progetto.
Con altrettanta convinzione dobbiamo comprendere le ragioni delle difficoltà che il centrosinistra e, in modo particolare, il nostro Partito Democratico, trova nel coinvolgere e rappresentare le sensibilità moderate, democratiche, liberali e cattoliche dell’Umbria e non solo. Sensibilità che in molti territori regionali sono emerse nel voto delle europee e delle comunali, ma che non hanno trovato eguale rappresentatività o riconoscenza nell’azione politica e amministrativa. A questo mondo va rivolta un’attenzione inclusiva e condivisa. Sostanzialmente diversa dalle intenzioni e dai percorsi che in questi ultimi mesi hanno condotto il Pd, nazionale e regionale, verso la ricostruzione di un partito “spostato a sinistra”, dove il senso dell’equilibrio e della sobrietà è stato talvolta superato dalla tentazione di correre dietro alla politica delle piazze e delle dichiarazioni precipitose.
Il Partito Democratico dell’Umbria dovrebbe affrontare questi argomenti aprendo una frase di confronto serio sul ruolo dei moderati nel panorama politico del centrosinistra, perché non si può immaginare che il futuro del Partito sia esclusivamente segnato da un percorso teso a recuperare stagioni ormai distanti. C’è la necessità di mettere in gioco tutto, rendersi conto di quello che non ha funzionato e di quello che poteva funzionare meglio. Occorre ripartire dal basso con la consapevolezza di interpretare le sensibilità di molte persone ed avere la forza di rifarsi interlocutori di un nuovo fronte popolare, democratico e moderato. Se il Pd Nazionale, ma più segnatamente quello umbro, non riusciranno a ripercorrere queste strade, resta difficile per il centrosinistra riaffermare o intraprendere esperienze di governo di cui l’Umbria si è fatta portatrice di esperienza in Italia e all’estero.
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