Riguardo alla contrapposizione in tema di mercato del lavoro per la ristorazione fra i rappresentanti dei ristoratori e il sindacato, ultimo baluardo a difesa dei lavoratori e dei precari, il Partito della Rifondazione Comunista non ha incertezze. Del resto, le reali condizioni offerte a chi si affaccia in quel mercato, e a quanto pare condivise dai rappresentanti degli imprenditori, se lette con onestà parlano chiaro: in sintesi, locali di intrattenimento, bar, ristoranti, eccetera, non trovano facilmente personale disponibile a farsi sfruttare proprio perché la contropartita è indegna. Orari di lavoro lunghi – ben oltre il lecito – e massacranti, giorni festivi impegnati, offerte di lavoro discontinuo, con chiamate in servizio immediate, senza scelta o possibilità di diniego, come unica alternativa la cacciata. La concorrenza al ribasso dei salari viene applicata dai titolari come improprio e prioritario taglio delle spese. In alcuni purtroppo non rari casi il ricatto del licenziamento viene minacciato come disincentivo a fronte di legittime rivendicazioni, altre volte addirittura vengono effettuati tagli illegali sulle buste paga, di solito a scapito di lavoratori immigrati, quindi più facilmente ricattabili, con il risultato che l’offerta di lavoro a scarso livello di dignità finisce per livellare ancora più in basso i salari e i diritti. Solo chi ha spiccate competenze e qualità lavorative ha reale capacità contrattuale. Purtroppo non tutti sono star chef, quindi il problema oggetto del contendere si manifesta per i lavori a bassa qualifica, dove il ricambio è stato considerato, fino a ieri, più semplice e veloce. Evidentemente le condizioni proposte ai lavoratori sono così peggiorate che oramai risultano inaccettabili anche per i più bisognosi. Nel 2019 non si può pretendere che i ragazzi studino, grazie a ciò acquisiscano consapevolezza della propria dignità e dei propri diritti, ma poi debbano essere disponibili a vederseli calpestare in nome del “mercato che ha reso l’occupazione più precaria, imponendo flessibilità, che va assecondata con strumenti (…) come i voucher”, come pretende la vicedirettrice di Ascom. La polemica di Ascom è pretestuosa e sterile. Ha ragione Mugnai a proporre, da bravo sindacalista, che le parti sociale si incontrino per una seria analisi dei problemi e una elaborazione delle risposte necessarie a garantire dignità sul lavoro e rispetto dei valori sanciti dalla nostra Costituzione. Senza però – per carità – dare per scontato che le attuali regole del mercato siano scolpite nella pietra. Il Partito della Rifondazione Comunista si associa quindi alla proposta della CGIL e rilancia la stessa alle Amministrazioni pubbliche, in testa il Comune di Arezzo, affinché esercitino il loro ruolo politico e si facciano promotrici di tavoli di discussione seri e propositivi, e non solamente pensare alla frenetica promozione della città verso un turismo che fagocita tutto, trasformando la città in un enorme bed & breakfast.
Rifondazione Comunista Arezzo: nello scontro fra Confcommercio e CGIL ha ragione chi difende i lavoratori, sfruttati e precari.
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