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Sequestro preventivo di un autolavaggio e misura cautelare per un egiziano di 23 anni, contestati i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro

Nella mattinata del 07 giugno 2019, in Città di Castello (PG), è stata eseguita una ordinanza di applicazione della misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un cittadino egiziano 23 enne indagato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cui all’art.603 Bis del Codice Penale (Caporalato), falso per induzione in errore del P.U. di cui agli artt. 48 e 480 del c.p., nonché numerose violazioni inerenti alla prevenzione infortuni sui luoghi di lavoro di cui al Dlgs. 81/2008. Contestualmente, è stata data altresì esecuzione al Decreto di Sequestro di un’attività di autolavaggio ubicata nello stesso centro, di cui il predetto è risultato essere titolare. L’indagine, avviata da circa un anno, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, con l’emissione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale ed il Decreto di sequestro emessi dal G.I.P. del capoluogo umbro. Con l’esecuzione dei citati provvedimenti, si dava luogo ad attività ispettiva in materia di lavoro e prevenzione infortuni nei confronti di 4 autolavaggi, di cui 2 ubicati in Umbria, 1 in Toscana ed 1 nelle Marche, riconducibili alla stessa persona arrestata. La predetta attività investigativa, tuttora in corso per la verifica della regolarità del personale occupato, veniva eseguita anche dai militari dei Nuclei Ispettorato del Lavoro di Ascoli Piceno ed Arezzo con il concorso di quelli delle competenti Compagnie Territoriali di San Benedetto del Tronto e San Giovanni Valdarno, nonché i colleghi del Nucleo Operativo per la tutela del lavoro di Roma. Le indagini, finalizzate a contrastare il fenomeno dello sfruttamento della manodopera nello specifico settore degli autolavaggi “low cost” e del fenomeno del “caporalato”, sono state avviate con una ispezione presso l’autolavaggio di Città di Castello, pianificata con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Perugia ed effettuata dai militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Perugia, congiuntamente a quelli della Stazione Forestale di Città di Castello, rientrando in una specifica attività di controllo a livello nazionale, coordinata dall’ispettorato Nazionale del lavoro. Le predette attività investigative hanno permesso di accertare lo sfruttamento sistematico e reiterato di 4 lavoratori tutti di giovane età di origine egiziana, di cui uno “in nero”, occupati presso l’unità locale ispezionata, i quali percepivano una paga di 30 euro al giorno, a fronte di 12 ore di lavoro, a parte una piccola pausa di pochi minuti per il pranzo, lavorando anche la domenica per mezza giornata, senza fruire dei prescritti riposi settimanali, né delle ferie annuali, senza aver mai ricevuto il contratto di lavoro, né buste paga, né indennità di infortunio, con reiterate retribuzioni palesemente inferiori a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro della categoria. Inoltre, gli stessi lavoratori dovevano corrispondere al titolare dell’autolavaggio, un canone mensile di € 150, per poter usufruire di un posto letto fornito dall’azienda, il cui ricavo complessivo superava la spesa sostenuta per la locazione dello stesso immobile, risultando quindi un’attività lucrativa anche in questo senso. Gli ospiti dovevano anche corrispondere al datore di lavoro il contributo per le utenze domestiche. Dalle indagini emergeva, poi, che il certificato di conformità dell’impianto elettrico dei locali adibiti a luogo di lavoro era falso, in quanto disconosciuto dal tecnico che risultava averlo rilasciato. E’ altresì emerso che due certificati medici esibiti dalla stessa ditta ai militari operanti, a riprova dell’idoneità fisica di altrettanti lavoratori, erano falsi, poiché la visita medica è risultata essere stata effettuata in realtà nei confronti di altri soggetti estranei, che si erano presentati al cospetto del medico competente con i documenti di identità dei lavoratori che dovevano essere visitati, sostituendosi di fatto ad essi. A latere, è stato accertato, in aggiunta, che la dichiarazione inoltrata al Comune per l’inizio attività (SCIA) è risultata falsa, poiché vi era stato espressamente dichiarato il pieno rispetto della normativa sulla prevenzione degli infortuni, che è risultata, invece, del tutto disattesa. Difatti, è emerso che i lavoratori erano stati impiegati senza che fossero stati sottoposti ai prescritti accertamenti sanitari, senza che fossero stati consegnati i prescritti dispositivi di protezione individuale, senza la prescritta formazione circa i rischi inerenti alle loro mansioni, i possibili danni e le conseguenti misure di prevenzione e protezione dai rischi specifici di lavorazione, senza che fossero garantite le condizioni minime di salubrità dei luoghi di lavoro, senza aver effettuato la prescritta valutazione dei rischi e senza la nomina del responsabile del servizio di protezione e prevenzione infortuni e del responsabile dei lavoratori per la sicurezza per l’attuazione delle misure antincendio. Per le violazioni sopra indicate sono state notificate le relative “prescrizioni tecniche” per il ripristino delle condizioni di sicurezza, che non sono state però ottemperate dal datore di lavoro e per le quali sono state contestate oltre € 6000,00 di ammende. Nell’ambito delle stesse indagini sono state contestate violazioni amministrative per oltre € 8000,00, oltre alla sospensione dell’attività imprenditoriale per “lavoro nero”. I lavoratori versavano in grave stato di indigenza e costretti quindi ad accettare le condizioni di lavoro sfavorevoli in quanto si trovavano da soli in Italia e con la necessità di inviare il denaro ai familiari nel paese di origine, ovvero per la necessità di dimostrare un rapporto di lavoro in essere per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno. Si è accertato infine un grave fatto di violenza nei confronti di uno dei lavoratori che è stato malmenato dal datore di lavoro attualmente arrestato, poiché si era rifiutato di riprendere il lavoro.

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