Stop alle bombe di fabbricazione italiana in Yemen: unanimità in Consiglio

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Anche se la questione esula dalle prerogative specifiche del consiglio comunale, l’assemblea tifernate nella riunione di lunedì 24 giugno 2019 ha approvato all’unanimità un ordine del giorno presentato da Pd, Psi, La Sinistra e Castello Cambia nel quale si chiedeva al Ministro degli Affari esteri di “interrompere immediatamente i trasferimenti di armi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita fino a quando non vi sarà più il rischio che saranno usati per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani nello Yemen; di condannare l’uso delle munizioni a grappolo nel conflitto dello Yemen ed esortare l’Arabia Saudita ad aderire alla Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo e a distruggere le scorte rimanenti”. Luciano Tavernelli, consigliere del Pd, a nome dei firmatari ha illustrato la presa di posizione “tesa ad affermare alcuni punti di principio che anche gli enti locali devono difendere e portare avanti specialmente se l’Italia è interessata alla produzione delle arme utilizzate in un conflitto senza risparmio di colpi, specie verso i minori. Abbiamo deciso di fare nostro il prounciamento anche perché nasce in Umbria, ad Assisi. Città di Castello sarebbe il secondo comune ad approvarlo nella forma di lettera al Ministro. Nell’odg infatti si legge “Le scriviamo in occasione del terzo anniversario del conflitto in Yemen, un conflitto che ha già provocato 15.000 morti, feriti tra i civili e ha esacerbato una già grave situazione umanitaria. Siamo preoccupati che l’Italia continui a fornire all’Arabia Saudita e ai membri della sua coalizione armi che stanno alimentando il conflitto, nonostante le numerose relazioni che dimostrano il disprezzo sprezzante della coalizione per i diritti umani. Amnesty International e altre organizzazioni hanno documentato decine di attacchi aerei devastanti che sembrano aver violato il diritto internazionale dei diritti umani e umanitario, provocando la morte e il ferimento di migliaia di civili, tra cui centinaia di bambini. Questi hanno incluso attacchi che sembrano aver deliberatamente preso di mira civili e costruzioni civili come ospedali, scuole, mercati e moschee, che equivarrebbero a crimini di guerra”. Nel dibattito Emanuela Arcaleni, consigliere di Castello Cambia, ha parlato di “un conflitto dimenticato, che non sale agli oneri delle Cronache, ma le bombe sono prodotte in Italia, in Sardegna. 7milioni di yemeniti sono ridotti alla fame con epidemia di colera. I portuali di Genova e di Cagliari non hanno caricato le navi. Speriamo che altri consigli seguono il nostro esempio per uno scatto umanitario”. Tiziana Croci, consigliere Psi, ha detto che “le competenze del consiglio sono molteplici, qui c’è un appello di civiltà per rafforzare il disarmo e la pace nel mondo. E’ un’occasione di riflessione per far partire un grido d‘allarme contro la guerra nello stato dello Yemen”. Nicola Morini, capogruppo di Tiferno Insieme, si è chiesto “Perché proprio la Yemen? Gli Emirati arabi sono gli stessi che finanziano Piazza Burri?”. Per il capogruppo del Gruppo Misto Gaetano Zucchini, la riflessione nasce “da pacifismo e chiesa cattolica,. Nello Yemen c’è un’attenzione non politica a favore di talune nazioni contro altre. Non mistifichiamo l’ordine del giorno”. Nella replica Tavernelli ha detto “Potremmo parlare dei 37 conflitti in corso o delle migrazioni che ingenerano. Il documento ha un valore fortemente simbolico perché le bombe uccidono soprattutto bambini, perché fatte con dei colori che li attraggono. Morini non ha partecipato ai lavori: “C’è una presa di posizione sulla politica internazionale poco coerente con il nostro vissuto cittadino. Non so dare un giudizio su quanto mi chiede di giudicare”.  
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