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Sabato 12 ottobre ore 16.00 a Citerna Convegno “Il Luppolo: una nuova eccellenza del Made in Italy”

C’è una nuova eccellenza nel panorama delle produzioni agricole del nostro territorio: il Luppolo.

La rivoluzione del gusto della Birra artigianale si può arricchire di un nuovo ingrediente di alta qualità, a chilometro zero e al 100% italiano.

La Rete di Imprese Luppolo Made in Italy è arrivata al secondo anno di attività e sabato 12 ottobre a Citerna, presso il Teatro comunale a partire dale ore 16.00 presenterà i dati del primo raccolto nell’iniziativa “Il Luppolo: una nuova eccellenza del Made in Italy”

É un Convegno di disseminazione dei risultati raggiunti dal progetto “Luppolo Made in Italy” finanziato dalla Misura 16.2.1 sulla cooperazione e innovazione delle Reti di nuova costituzione del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Umbria.

Il Convengo è organizzato nell’ambito della manifestazione “La Bisaccia del Tartufaio” in collaborazione con la Pro Loco di Citerna. 

È Enrico Prenni, responsabile tecnico dei prototipi, che anticipa i dati della prima, seppur limitata, produzione di Luppolo: “ Siamo veramente molto soddisfatti e quasi sorpresi dalla qualità del prodotto, sia in termini di alpha acidi che di ricchezza e quantità degli olii presenti nella luppolina dei nostri fiori, anche se si tratta comunque del primo anno e la piena produzione e la stabilità di un Luppoleto si raggiunge solo al terzo anno, quindi siamo ancora cauti ma molto ottimisti.”

Stefano Fancelli, Presidente della Rete, spiega la strategia: “Costruire la Filiera del Luppolo italiano è la scommessa della Rete Luppolo Made in Italy, una sfida che sta suscitando sempre più interesse e attenzione da parte delle imprese agricole e delle multinazionali del settore.”

Il Luppolo infatti è una commodity agroindustriale ad altissimo valore aggiunto, i quasi 60.000 ettari di produzione nel mondo producono più di tre miliardi di fatturato: una produzione di nicchia ma di altissima qualità, che nel nostro paese è ancora molto poco diffusa. 

Franco Sediari, componente del Coordinamento della Rete aggiunge: ”Per fare Luppolo occorrono alti investimenti e una forte capacità organizzativa, oltre a una lungimirante attività di ricerca per avere un prodotto made in italy di alta qualità capace di conquistare una fetta importante del mercato mondiale.”

Il progetto di Luppolo Made in Italy è attento alla sostenibilità ambientale e alla qualità delle produzioni, come ricorda Luca Stalteri, responsabile agronomico della Rete e produttore Biologico: “Il nostro obbiettivo più ambizioso è fare dell’Umbria la più importante regione del mondo per la produzione biologica di Luppolo, un’innovazione radicale del nostro panorama produttivo cui stiamo dando solide basi.”

La Rete Luppolo Made in Italy è formata da 13 tra aziende agricole, agroalimetari e di innovazione tecnologica in agricoltura.

Ci sono i produttori biologici della Pro BIO, l’associazione dei produttori biologici Umbri che fanno riferimento all’AIAB, i tabacchicoltori del Gruppo Cooperativo Agricooper, c’è la preziosa partecipazione di un’azienda leader nel settore dell’innovazione per la salute e il benessere come ABOCA e altre realtà che si occupano di trasformazione e di food, come Bianconi Tartufi.

Inoltre è di recente data l’ingresso nel progetto di Idroluppolo, un’azienda specializzata nelle coltura indoor, che si occupa di innovazione in agricoltura, in un ottica di AG4.0, precision farming e IOT in agricoltura: una start-up innovativa leader nel panorama europeo della coltivazione indoor del Luppolo.

ABOCA non ha certo bisogno di presentazioni: è un’azienda leader nel mercato globale dell’erboristeria biologica e si sta rapidamente espandendo nel settore della salute.

Il Lombrico Felice, Melagrani, Reno, Tenuta i Canta Lupi, La Rondine a Maccarello, Panta Res sono le aziende biologiche che stanno sperimentando la coltivazione del Luppolo in 6 luppoleti, di differenti superifci, per un totale di 1,8 Ha, collocati in condizioni di terroir e di pedoclima differenti e rappresentative della ricchezza del territorio umbro. 

I Luppoleti delle aziende biologiche sono impianti di nostra progettazione, dei prototipi innovativi rispetto alle soluzioni presenti sul mercato, customizzati sulle esigenze della produzione biologica. 

Il Gruppo Cooperativo Agricooper si occupa della sperimentazione di un impianto convenzionale costruito sul modello dei Luppoleti di agricoltura industriale presenti nel bacino dell’Hallertau della superficie di 1 Ha. 

Anche in queso caso sono state introdotte delle innovazioni prototipali di nostra ideazione, funzionali alla migliore capacità produttiva e sostenibilità delle produzioni. 

L’azienda Spazzavento e il Barbarossa di Valenti completano il quadro della sperimentazione con due impianti convenzionali, anche questi varianti di nostra ideazione dei modelli di produzione presenti nel panorama europeo, per una superficie di 0,5 Ha. 

Di particolare interesse è la presenza di Tartufi Bianconi, un’azienda di qualità specializzata nelle eccellenze della gastronomia umbra, per sviluppare al meglio tutte le potenzialità del prodotto, anche recuperando le antiche tradizioni della cucina popolare.

A dare solidità scientifica al progetto ci sono il CERB, il Centro di eccellenza di Ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia, che coordina le attività di ricerca e innovazione, e il CNR IBBR, un istituto specializzato nella genetica.

Il CERB del Prof. Giuseppe Peretti, è il centro di ricerca di riferimento dell’intero sud europa, l’istituzione scientifica del mondo brassicolo più autorevole a sud delle Alpi. 

Inoltre il CERB ha conseguito il riconoscimento come Ente Certificatore a norma della OCM europea sul Luppolo, per l’immissione nel mercato comunitario.

Il CNR IBBR è un istituto di eccellenza sulla ricerca genetica, che ha realizzato, nel territorio umbro, il modello più avanzato di ricerca genetica sulle piante autoctone su base territoriale. 

Il progetto di innovazione prevede anche la ricerca di una nuova gamma di Luppolo a base genetica italiana, un prodotto che potrebbe rivoluzionare il panorama della produzione brassicola, arricchendo ulteriormente la creatività dei nostri birrifici artigianali.

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