È divenuto esecutivo il 16 novembre 2019 il decreto con il quale, lo scorso 16 ottobre, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana ha dichiarato l’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro «di interesse storico particolarmente importante», ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 42/2004. In tal modo l’archivio è stato annoverato fra i beni culturali di interesse nazionale.
Il decreto, firmato dalla Soprintendente dott.ssa Elisabetta Reale, riporta la seguente motivazione: «L’archivio, che contiene un ricco fondo di pergamene a partire dall’anno 1022 e altri fondi, tra cui quello del Capitolo della Cattedrale, del Seminario di Sansepolcro e delle abbazie di Bagno di Romagna e di Galeata e dell’arcipretura di Sestino, oltre che di numerose parrocchie, rappresenta una fonte di primaria importanza per lo studio di un territorio molto esteso, che va dalla Valtiberina Toscana a zone della Romagna».
L’Archivio, con sede del Palazzo Vescovile, si è formato nel 1520, con l’istituzione della Diocesi, e successivamente è stato riordinato nei secoli XVIII e XIX. Dal 1960 è stato affidato a personale specializzato e ha cominciato a funzionare come archivio storico aperto alla consultazione sotto la direzione di don Battista Gregori; tale funzione è stata sviluppata tra 1964 e 1995, durante la direzione di mons. Ercole Agnoletti, cui si devono la redazione di numerosi repertori e l’allestimento dell’attuale sede, avvenuto tra 1985 e 1986. A Mons. Agnoletti nel 1995 è succeduto il prof. Franco Polcri, apprezzato studioso di storia locale. Nel 2015 la gestione dell’Archivio è stata assunta dalla Fondazione Rete Archivistica, Bibliotecaria e Museale della Diocesi, ma negli anni 2015-2018 è stato impossibile assicurare la regolare apertura al pubblico.
L’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro conta si compone di 1.993 pezzi tra buste e registri e di 425 pergamene; questo materiale occupa uno spazio di 250 metri lineari e si sviluppa lungo un arco cronologico che va dal 1022 al 2016. Si caratterizza per raccogliere non solo la documentazione della Diocesi di Sansepolcro e del preesistente monastero camaldolese, ma anche quella di tre giurisdizioni nullius diocesis che, tra i secoli XV e XVIII, hanno caratterizzato la modalità insediativa della Chiesa Cattolica nell’Appennino tosco-romagnolo (le abbazie di Bagno di Romagna e di Galeata e l’arcipretura di Sestino). Di particolare interesse il fondo delle pergamene (1022-1987), le serie delle visite pastorali (1524-1994) e dei vescovi (1778-1986) e la ricchissima documentazione delle serie Stati d’anime e Duplicati parrocchiali (secc. XVII/XX), di grande interesse per la storia sociale e demografica del territorio. Inoltre, si conservano archivi aggregati di altri organismi diocesani quali la redazione del settimanale diocesano, il cinema cattolico e le carte personali di alcuni sacerdoti.
I documenti conservati documentano il cammino storico della Chiesa Cattolica nell’Appennino Centrale tra la stagione della Riforma cattolica a quella successiva al Concilio Vaticano II, passando per il periodo Tridentino e post-tridentino. Relativamente al ’900, di particolare interesse è la documentazione dell’episcopato di mons. Pompeo Ghezzi, che fu in contatto epistolare con personaggi quali Giovanni Papini, don Giovanni Rossi, don Giulio Facibeni, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira, oltre che con Celeste Ausenda, confinata politica a Ventotene della quale si conserva un ricco epistolario. L’interesse più evidente, però, è costituito dalla mole di informazioni sulla vita quotidiana, documentata nei suoi aspetti religiosi, sociali e culturali; informazioni che ci parlano ancora oggi di una Chiesa incarnata nella storia e che ha cercato, specialmente attraverso l’esercizio della carità, di testimoniare il Vangelo di Gesù in ogni tempo, pur con i limiti e le contraddizioni che caratterizzano ogni agire umano. Da questo punto di vista l’Archivio è un luogo privilegiato della memoria di un territorio, memoria condivisa da tutti gli abitanti e caratterizzata da un intreccio, profondo e fecondo, tra le dimensioni che oggi definiamo “religiosa” e “civile”.
Il prestigioso riconoscimento viene a coronare il primo anno di lavoro dopo la riapertura, avvenuta nel settembre 2018, resa possibile grazie alla collaborazione tra la Fondazione Rete Archivistica, Bibliotecaria e Museale della Diocesi e l’Associazione “Vivere a Borgo Sansepolcro” – Pro Loco, che ha messo a disposizione un gruppo di 12 volontari coordinati da un vicedirettore diplomato in archivistica, paleografia e diplomatica. Un lavoro, questo, svolto sotto la vigilanza della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana. Grazie all’impegno dei volontari è oggi possibile tenere aperto l’archivio il mercoledì pomeriggio e l’intera giornata del giovedì, ma si sta valutando la possibilità di un prolungamento dell’orario di apertura per accogliere le numerose richieste degli studiosi (ad oggi gli accessi annuali sono 137 e le domande di studio 27). Nel 2020 l’Archivio Storico Diocesano sarà particolarmente impegnato nelle manifestazioni culturali promosse in occasione del cinquecentenario dell’istituzione della Diocesi e del conferimento del titolo di città a Sansepolcro, senza dimenticare le ricorrenze “proprie” dei sessant’anni dall’apertura al pubblico e dei cento anni della nascita di mons. Ercole Agnoletti, che più di ogni altro ha legato il proprio nome alla storia dell’Archivio.
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