Al Museo Santa Croce dal 14 al 28 dicembre la mostra “Le rouge et le noir tra sacro e profano”

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Sarà inaugurata sabato 14 dicembre alle 17.00 la mostra di pittura “Le rouge et le noir tra sacro e profano” al Museo Santa Croce di Umbertide, di Moira Lena Tassi sensibile artista che predilige, al paesaggio, la grinta e la personalità delle figure umane. La mostra rimarrà aperta fino al 28 dicembre prossimo. All’inaugurazione, oltre all’artista, prenderanno parte il sindaco Luca Carizia, la vicesindaco Annalisa Mierla, l’assessore Sara Pierucci e l’onorevole Catia Polidori. La cerimonia di inaugurazione proseguirà anche il giorno successivo: domenica 15 dicembre, si svolgerà il recital “Musica e poesia” con musica, canto e parole col pianoforte di Roberto Mercati accompagnato dal canto di Elisa Tiroli e dalle parole lette dalla stessa Moira Lena Tassi.
Nata a Losanna in Svizzera, ma residente a Città di Castello fin dall’adolescenza, Moria Lena Tassi è laureata in Letterature straniere e moderne. Si dedica con passione alla pittura, esprimendo un suo personale moto dell’animo. Il pubblico dell’Umbria ha già potuto vedere le opere della creativa dal 2 al 17 febbraio 2019 nella mostra “Non solo ritratti…”, nella Sala Quadrilatero di Palazzo Bufalini di Città di Castello. La Tassi aveva anche esposto, nel 2018, una serie di opere presso Villa Pasqui a Città di Castello e, dal 24 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, a Sansepolcro, nella 22° Edizione della Collettiva d’Arte Varia della Compagnia Artisti.
Se è vero che prendere in considerazione la pittura di Tassi significa valutare la spiccata sensibilità femminile e la conseguente educazione al bello, è anche vero che in questa mostra c’è dell’altro. La pittrice che, con la sua grande produzione, sembra stia allenando le sue qualità così come farebbe un atleta con i propri muscoli, questa volta, mette in mostra una galleria ragionata di opere che trattano le esigenze più intime ed individuali dell’uomo: l’espressione della sensualità e sensibilità e la ricerca intellettuale e spirituale con un’attenzione particolare alla cristianità. Impossibile, intanto, non intravedere nel titolo della mostra assonanza con la celebre “Amor sacro e amor profano”, una delle opere più famose di Tiziano, custodita presso la Galleria Borghese di Roma. Nel celebre quadro del 1515, incredibilmente è la donna seminuda a rappresentare l’amor sacro perché la Verità e la Bellezza non hanno bisogno di nascondersi e la vergogna e quindi la necessità di vestirsi non esistono, mentre è la donna vestita di tutto punto a costituire l’amore profano fatto di giochi, orpelli e vezzi.
“Il sacro e il profano è un dualismo che ci accompagna sempre nella nostra vita, non possiamo fare a meno né dell’uno né dell’altro e uno o l’altro riuscirà a prevaricare nelle diverse strade che percorriamo. Sarà la nostra volontà a deciderlo – dice Tassi – L’ amore stesso è sia sacro che profano: il rosso rappresenta per me l’ amore sacro e profano, il nero è la morte, l’aldilà, il mistero, l’ ignoto.”.
La pittrice ci coinvolge in una sarabanda di immagini che, solo apparentemente, sembrano distanti ma che in realtà descrivono due facce della stessa medaglia. I volti umani sono indossati da personalità uniche e irripetibili, la cui luce interiore è messa in evidenza sulle tele.
C’è Suor Serafina Brunelli, veggente nativa di Umbertide, la Madonna della Reggia, patrona di Umbertide con il bambino che porta la stella a otto punte, la Madonna che scioglie i nodi, Santa Rita, l’Ecce Homo, la Pietà, c’ è una natività in chiave moderna, Papa Francesco e poi ci sono alcuni autoritratti che mettono in risalto la femminilità e la sensualità dell’essere donna. Mirabile la donna bendata che esprime anche il dolore e la segregazione e un ritratto di Vittorio Sgarbi con l’Annunciata di Antonello da Messina che unisce la sacralità della celebre madonna al camaleontico e pittoresco Storico dell’arte che con la sua condotta personale finisce per incarnare l’aspetto profano.
Al pubblico della mostra lasciamo dunque la libertà di valutare quale sia la dimensione profana della produzione della Tassi, piuttosto che la possibilità di rintracciare la sacralità in opere che apparentemente evocano dimensioni molto umane. Se, come affermava Lev Tolstoj, il solo tempio veramente sacro è il mondo degli uomini uniti dall’amore, allora dovremo dire che sacro e profano si inseguono, si rincorrono, a volte coincidono, poi si respingono, attraversano un ciclo che ha un inizio e una fine, giunti al termine della quale, però, nessuno ci impedisce di ricominciare da capo. Nessun dubbio invece sulle qualità pittoriche della creativa che riesce sempre a delineare, con una cifra stilistica molto personale, le figure che, di volta in volta, si impone di trattare. Le tante personalità e le corrispondenti storie che la pittrice ha tracciato non aspettavano altro di essere raccontate ed ora si offrono, senza veli o con la loro livrea più pertinente, limpide e consapevoli.

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