Il consiglio comunale di Città di Castello nella seduta di ieri, martedì 21 gennaio 2020, ha approvato il piano regolatore parte operativa con 13 voti favorevoli di PD, PSI, la Si-nistra, Gruppo Misto, ed i voti contrari di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Marcello Ri-gucci, Tiferno Insieme e Castello Cambia. A seguire è stato approvato anche il Piano acustico, collegato alla variante del prg. Rosella Cestini, assessore all’Urbanistica, ha ricordato “il lavoro impegnativo per tutti, consiglieri e in primo luogo per l’Ufficio di Piano, voglio ringraziarli insieme agli esperti anche per la redazione del Piano acustico, collegato all’operativo, che sarà discusso di seguito”. Vittorio Vincenti, consigliere di Tiferno Insieme, ha aperto il dibattito citato “le 38 os-servazioni sul prg e 5 con il Pums presentate, che avevano uno scopo generalissimo e non di interessi specifici, speriamo di essere riusciti a migliorare il piano, ad esempio per la strada di Badia Petroia o per la Piazza Burri. Non crediamo che come ha detto l’assessore Cestini sia un piano a cemento zero. Potevamo osare di più, premiando il recupero. In molte parti le aree edificatorie potevano essere compattati. In una città che decresce e un’economia in cui continuano a crescere solo le grandi aziende, si poteva tentare il recupero dell’esistente. Non siamo soddisfatti: è un piano regolatore che, come ha detto il sindaco, sarà oggetto di varianti. Ma se ci sono persone che hanno già varianti nel cassetto, significa che il piano non ha centrato gli obiettivi. Per il centro storico, il prg è corretto ma ci sono lacune come macigni. I consulenti for-se non hanno avuto il coraggio di dire cosa farne. Si rimanda troppo ai piani attuativi e il nodo urbanistico non è stato affrontato. L’emblema di questa timidezza politica è l’ex ospedale o il problema dei molti appartamenti sfitti. Il ripopolamento del centro storico doveva essere affrontato ora. Nei centri storici edifici senza pregio sono stati demoliti in nome di complessi più contemporanei. Se siamo in questo Palazzo del Trecento è per-ché qualcuno ha demolito quello che c’era prima. Siamo sicuri che conservare tutto serva?”. Vittorio Morani, capogruppo del PSI, ha detto: “Questo prg ci ha visto impe-gnati a lungo, quasi un decennio. D’ora in poi ciò che interessa il patrimonio edilizio deve essere conforme allo strumento urbanistico. L’iter è stato accidentato non per demerito degli uffici e degli esperti. Il piano è incentrato su soluzioni moderne e eu-ropee. Città di Castello deve crescere con gli standard di una città sostenibile, ambientalmente a basso impatto, non vincolata a interessi speculativi ma stimo-lante per l’edilizia ora ferma. Soddisfa Le Zauni saranno innovative con coefficienti di costruzione minimi, verde diffuso, manufatti di qualità. Approvare il prg significa avere una marcia in più per far ripartire l’economia e far entrare denaro fresco nelle casse comunali. Le Zauni non devono rimanere al palo ma per liberare l’edificabilità. Dico a Tiferno Insieme, che ringrazio per le osservazioni, 24 sono state accolte comunque. Coloro che amministrano avranno un nuovo strumento che garantirà più trasparenza e correttezza a tutti i tifernati”. Per Gaetano Zucchini, capogruppo del Gruppo Misto, “il lavoro è sempre stato trasparente ed ha delineato le prospettive di sviluppo del comu-ne e dell’area vasta. Le scelte sono state dettate da una valutazione complessiva della città con equilibrio e rispetto delle principali caratteristiche sociali, economiche e cultu-rali. C’è stata attenzione alla rete del verde e della mobilità sostenibile, varianti decisive nello sviluppo futuro. Le criticità da non sottovalutare ci sono tuttavia: lo scenario dei luoghi della produzione e del commercio deve avere un bilanciamento tra riqualifica-zione e saturazione, il baricentro della città economico e commerciale e infrastrutturale deve insistere nella città storica. Rimangono sfide decisive da affrontare: nonostante le aree per future espansione siano definite devono essere controllate e deve essere in-centivato il recupero. Ad esempio il vecchio ospedale. Bisogna elevare la qualità co-struttiva, la rete dei servizi, il mix energetico a favore di fonti rinnovabili”. Vin-cenzo Bucci, capogruppo di Castello Cambia, ha lamentato l’assenza del sindaco e il presidente del consiglio comunale Vincenzo Tofanelli ha precisato che “si trova a Nor-cia in concomitanza con la presenza del presidente del consiglio Conte”. “Questo piano prevede aree di espansioni molto grandi invece di riqualificare e rigenerare. Le aree della trasformazione urbanistica sono oltre un milione e mezzo per 4000 abitanti, in controtendenza con l’indice demografico del periodo decennale di vigenza prevista” ha detto Bucci “Alla crisi della manifattura, il prg non risponde. Sarebbe stato opportuno redigere un piano di interventi certi non futuribili. Le scelte dovevano cogliere l’obiettivo del risparmio del suolo e non lo fanno, rivitalizzare il centro storico mentre continuerà la migrazione di commercio e imprese, le agevolazioni del centro storico molto specifiche e ridotte sono palliativi se non accompagnati da un plafond di incentivi fiscali, economi-ci, culturali ed animazione. Perché non c’è un piano del centro storico per gli eventi si-smici? Sulla nuova Dante nel comparto dell’Apecchiese, perché non si è scelto il con-solidamento dell’attuale sede? Non è per traffico, basta osservare ciò che accade a San Filippo ogni mattina. Piazza Burri rimane sullo sfondo e lasciata al buon cuore di finanziatori arabi non meglio definiti. Sulle osservazioni notiamo che la griglia consen-te ad alcuni e vieta ad altri. Si consente di consumare suolo agricolo, si riaprono richieste di edificabilità, non si rinuncia a 100 milioni di euro della Coop Centro Italia, si sviluppa la zona dell’apecchiese con case ed altri negozi. Non condividiamo le nostre scelte”. Mirco Pescari, capogruppo del PD, ha detto che “con orgoglio persona-le e di gruppo, come componente della maggioranza, oggi attraverseremo il traguardo di un percorso lungo e nuovo. Siamo la seconda città in Umbria che approva il prg ai sensi della nuova normativa, la prima per ordine dei grandezza. 260 osservazioni sono tante, oltre 14 commissioni, 4 sedute di consiglio. Le linee guida non era una griglia strumentale ma condivisa e pubblicata prima del deposito delle osservazioni, esamina-te in modo anonimo. Un percorso trasparente, le critiche sono preconcette. Dal punto di vista politico: la parte operativa sancisce la separazione tra aree residenziali e produttive, una premessa indispensabili per evitare altri casi Colorglass. Le pre-mialità perseguono l’interesse collettivo, lo normativa nazionale che sottosta al Piano del commercio ci impedisce di intervenire sulla concorrenza tra vicinato e medie, gran-di strutture. Spero che i livelli superiori si facciano carico di questa limitazione per ri-muoverla. Piazza Burri non è indefinita: spero che la scheda relativa si concretizzi quando prima insieme allo spostamento delle dinamiche urbane, che potrebbe aprire elementi di competitività e di attrattivi a vantaggio del centro storico. Ho detto he que-sto prg parlava non di prosa ma di poesia. Alla fine del percorso rimango della stessa idea. Abbiamo fatto un ottimo lavoro per i cittadini”. Nicola Morini, capogruppo di Ti-ferno Insieme, ha detto: “il mio intervento sarà meno ottimista di quello appena termi-nato. In realtà il prg sembra un’occasione persa. I punti deboli sono quelli che avrebbe-ro dovuto essere i punti di forza del documento programmatico su cui ci astenemmo. Allora insieme a Gianluigi Nigro (urbanista scomparso nel 2012, padre di Francesco Nigro, attuale responsabile dell’equipe del piano) augurammo che si passasse indenni sotto la scure degli interessi privati o pubblici. I punti erano: cemento zero, riqualifica-zione, no consumo di suolo, rigenerazione del centro storico, riqualificazione della zona industriale. Quello che è scritto nel p
rg invece aumenta il consumo di suolo e non rie-quilibra le situazioni. Il potenziale edificatorio che il piano autorizza prevede che la città cresca di almeno 4000 abitanti, quando invece cala di anno in anno e gene-rerà solo una bolla edilizia. I quartieri intorno al capoluogo soffocano il centro e a questo si somma la variante annunciata ieri della nuova Coop. Lo sviluppo della città è stato pensato solo come capacità di edificazione. Il quadrante di Piazza Burri è un di-segno che approviamo al buio. Per le osservazioni, sono soddisfatto del lavoro in commissione e ringrazio il presidente Tavernelli, l’assessore Cestini e gli uffici. Alcune osservazioni ci hanno imbarazzato perché il comune ha mediato lo status quo e spes-so lo ha accettato. Il nostro contributo era migliorare il quadro e spesso abbiamo votato a favore, senza pregiudizio”. Andrea Lignani Marchesani, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha fatto i complimenti a Francesco Nigro, responsabile dell’equipe del piano, e ha dichiarato: “I prg del passato erano tarati su una Città di Castello di 60mila abitanti; oggi dovremmo regolarci sulla qualità della residenza. L’otto per cento dei cittadini pro-viene da paesi fuori dalla Comunità europea ed ha avuto un ruolo nelle dinamiche e nelle trasformazioni degli insediamenti. Inoltre noi ragioniamo non sul prg precedente ma sulle varianti che sono intervenute, determinando l’attuale profilo della città. Cam-biare i connotati cambiando l’asse del centro storico altrove non è un vulnus ma deve esserci un progetto. La mancanza di un disegno per i moltissimi capannoni vuoti di una zona industriale mutata di natura colpisce a prescindere dal credo politi-co. Non scontentare nessuno siamo sicuri che è nell’interesse della città? L’annuncio di varianti nel momento in cui si vota il prg definendo uno strumento per dare certezze è contraddittorio. Se la politica ha una poesia si estrinseca nella decisione non nella dilazione. Su Piazza Burri, si è parlato di una città futuribile con un altra stazione ferroviaria ma i conti vanno fatti con le problematiche economiche. Sono situazioni su cui non vedo soluzioni di breve periodi e mi lasciano dubbio anche sul tri-onfale protocollo di intesa firmato in comune. Dubito che tra un anno e mezzo la ve-dremo. Nel prg le ombre superano le luci, dando atto del buon lavoro degli uffici. Il pec-cato originale sta nelle varianti che l’hanno condizionato a priori e reso quasi pleonasti-co”. Luciano Tavernelli, consigliere del PD e presidente della commissione Assetto del territorio, ha definito “un risultato eccezionale il nuovo prg in cui c’è una visione non più legata ad interessi personali ma all’interesse generale. Se il piano regolatore era all’insegna dello slogan Da paese a città, o dell’urbanistica contrattata. Le Zauni sono e restano terreno agricolo fino a quando non l’interesse particolare ma un piano attuativo, vagliato e approvato dal consiglio comunale, potrà trasformarla in un complesso utile. Ci sono cose che non ci convincono molto ma in molti casi le nuove urbanizzazioni sono forme di compensazione. Il prg operativo è figlio e conseguenza del piano strutturale, accompagnato da altri strumenti come il Piano del commercio, il PUMS e il Piano acustico che voteremo tra poco”. Cesare Sassolini, capogruppo di Forza Italia, ha sostenuto che “il prg non è funzionale alla crescita del territorio. Le zo-ne industriali non vanno smantellate da una parte, trasformandole in commerciali sen-za un equilibrio. I cambiamenti a colpi di variante hanno autorizzato grandi conte-nitori che cozzano contro le indicazioni delle politiche aziendali. Diamo il via ad un sistema già vecchio che tra pochi anni dovrà essere ripensato. Forse quella che viene decantata come una vittoria, contiene già elementi critici. Le nuove pic-cole aree industriali sono poco attrattive: alcune aziende si sono spostate altrove. Le scelte non sono state partecipate né con i cittadini né con gli industriali. Ad oggi il cen-tro storico continua a svuotarsi ed è un cimitero di negozi chiusi. Nessuno vuole più starci. C’è un esodo. I tifernati se ne vanno ed è attrattivo per persone che sono arriva-te dopo perché a basso costo ma che appena miglioreranno le condizione economica se ne andranno anche loro. Solo qualche commerciante coraggioso o partita IVA co-raggiosa rimane, poi saremo al deserto. Ci voleva qualcosa di più non basta il progetto del quadrante Burri. Quali tempi avrà la ristrutturazione: i due anni previsti dal sindaco per Piazza Burri sono passati. Mi auguro che i lavori partano e che si pensi però al blocco del centro nel periodo del cantiere così enorme. Anch’io ho chiesto spiegazioni quando alcuni terreni agricoli erano venduti a prezzi superiori perché in quella zona sa-rebbe stata costruita la nuova Coop, attingendo ad informazioni che neppure i consi-glieri conoscevano. Non è trasparente prendere decisioni fuori dalla sedi deputate. Non voglio collegate Coop ad amministrazione di centrosinistra ma ci vuole partecipazione”. Ursula Masciarri, consigliere del PSI, ha ribattuto che “la griglia della regole e delle aree è stata forse un’ingessatura ma ha permesso di applicare gli stessi criteri. Non è vero che il nodo tra residenza e industria perché abbiamo respinto le osservazioni che poteva riproporre il problema. Non credo che nel centro storico posso esserci il com-mercio delle medie e grandi strutture. Non sono i centri commerciali a depauperare il centro storico, che deve avere attività caratterizzanti. Molto cambierà Piazza Burri, la terza piazza: che romperà delle dinamiche anche di traffico e dare rispo-ste anche al di là di quello che si pensa oggi. Non si può non tener conto che Burri è ammirato a livello mondiale e la sua piazza sarà un volano internazionale”. Marcello Rigucci, consigliere del Gruppo Misto, ha segnalato: “Nel centro storico ai cittadini si sono date prescrizioni dettagliatissime, ma Piazza Burri può fare come vuole. Che fine ha fatto lo sceicco di Piazza Burri, che voleva iniziare i lavori prima possibile? Non si è parlato dell’ospedale vecchio perché fa patrimonio nel bilancio regiona-le. Non possiamo fare gli interessi dell’equilibrio finanziario della Regione”. Nella replica l’assessore Cestini ha detto che “il prg è figlio del suo tempo, realizzato nel periodo della crisi economica, della trasformazione agricola, del rispetto ambienta-le. Non è il miglior prg del mondo ma in questo momento ha tenuto conto della pianifi-cazione dei uno dei comuni più estesi di Italia. Abbiamo discusso a lungo sulla città pubblica delle frazioni. Il prg pianifica ad un centro livello e non può entrare nello speci-fico del centro storico, che è in crisi in tutto il Paese. C’è bisogno di uno studio appro-fondito su residenza, servizi, mobilità. L’ospedale vecchio è dentro il prg con tutte le sue potenzialità di destinazione. C’è un progetto, la Casa della Salute, con un finan-ziamento di 9milioni di euro, che ha incontrato l’ostilità delle opposizioni ed è cambiata la guida in Regione. Dobbiamo ritessere la tela. Le zone industriali sono state colpite più di altre zone del territorio e anche in questo Città di Castello è incorsa in un destino non diverso. Invece il comune ha lavorato sulla pianificazione, con PUMS, Piano del Commercio ma si deve considerare la rivoluzione delle modalità di acquisto. La que-stione della sismicità esula dal piano regolatore. Su Piazza Burri, c’è un gruppo di lavo-ro che sta lavorando ad un piano attuativo pubblico privato e venerdì 24 gennaio alle 10.00 tornerà a riunirsi. Non posso dirvi quando si farà, ma pubblico e privato stanno lavorando. Sul prg c’è attenzione all’edilizia scolastica e la nuova Dante nasce dai nu-meri della popolazione scolastica in quel bacino e da valutazioni tecniche legate anche alla sismicità. Ringrazio tutti, consiglieri e tecnici, per il lavoro compiuto”. Nella dichia-razione di voto, Bucci ha detto che non sono stati “dati chiarimenti chiesti. Ringrazio gli uffici che hanno lavorato sulla base
degli indirizzi dei politici”.
Approvato a maggioranza il Prg parte operativa di Citta’ di Castello, il secondo con la nuova legge sul territorio, il primo dei grandi comuni umbri
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