Coronavirus: “sanità privata al servizio della salute pubblica” – Bori e Bettarelli (Pd): “non solo le cliniche, anche laboratori e diagnostica lavorino per l’emergenza”

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I consiglieri Tommaso Bori e Michele Bettarelli (Partito democratico)
ritengono che la Giunta regionale si sia “dimenticata di affrontare il tema
della diagnostica e dei laboratori di analisi privati, da mettere al servizio
del sistema pubblico”. Per Bori e Bettarelli “la Giunta sceglie di non
esercitare le proprie prerogative e lasciar regolare tutto alla legge del
mercato, per cui chi ha di più può permettersi di meglio”.

(Acs) Perugia, 3 aprile 2020 – “Oggi, a più di mese dal primo caso di
Coronavirus in Umbria, dopo che per assurdo gli operatori sanitari del
comparto privato, circa 400, stavano per essere messi in cassa integrazione
nonostante la pandemia in corso, la Regione Umbria ha finalmente annunciato
l’accordo con cliniche private, che prevede l’utilizzo di spazi della
sanità privata ai fini dell’accoglienza di pazienti Covid in via di
guarigione e pazienti no-covid, liberando così posti negli ospedali
pubblici”. Lo sottolineano i consiglieri regionali Tommaso Bori e Michele
Bettarelli (Pd), secondo i quali però “la Giunta si è dimenticata di
affrontare un tema non da poco, ovvero quello della diagnostica e dei
laboratori di analisi privati da mettere al servizio del sistema
pubblico”.

“Conosciamo ormai tutti bene – aggiungono i consiglieri di minoranza – il
ruolo chiave dei tamponi per la diagnosi relativa al Covid-19 e quello dei
test anticorpali nell’ambito del solo orientamento diagnostico, in attesa
del miglioramento della loro sensibilità e della validazione ufficiale.
Dalla presidente Tesei e dall’assessore Coletto, nel corso dell’ultima
conferenza stampa, abbiamo sentito annunci sul tema e promesse sui numeri
mirabolanti di test che sarebbero stati effettuati; ma sempre e solo annunci
e promesse sono rimasti, traditi nei fatti e nelle cifre ancora troppo basse.
Pertanto ci lascia fortemente perplessi scoprire che ad oggi né la parte
diagnostica né quella laboristica sono oggetto di un accordo tra la Regione
e la sanità privata: quando il pubblico abdica al suo ruolo di governo si
generano storture a danno della salute collettiva”.

Secondo Bori e Bettarelli “ne è un esempio il cortocircuito prodotto
dall’assessorato alla Sanità, per cui in Umbria il sistema sanitario
regionale non è messo nelle condizioni di poter effettuare tamponi e test
alle categorie più esposte, anche se era stato garantito un percorso
prioritario mai realizzato. Allo stesso tempo un cittadino, fuori da ogni
protocollo, ha la possibilità di rivolgersi direttamente e in maniera
autonoma a tutti i laboratori privati ed eseguire test Covid-19 a pagamento,
senza sospetto diagnostico o link epidemiologico. In questo momento i
soggetti più a rischio, come gli operatori sanitari e i lavoratori dei
servizi essenziali, o i soggetti più fragili, come gli anziani e le persone
con più patologie, dovrebbero essere i primi ad essere tutelati dalla
Regione. In Umbria la Giunta sceglie di non esercitare le proprie prerogative
e lasciar regolare tutto alla legge del mercato per cui chi ha di più può
permettersi di meglio”.

“Noi – rimarcano i consiglieri Pd – la pensiamo diversamente: sia gli
ambulatori di diagnostica che i laboratori analisi del comparto privato
dovrebbero pertanto partecipare e sostenere, a seconda delle competenze e
delle strumentazioni, gli sforzi della sanità pubblica. Andando a svolgere
il ruolo di valvola di sfogo per il sistema sanitario regionale, messo sotto
pressione dal Coronavirus. Le scelte o, peggio, la mancanza di scelte della
Giunta Tesei sono un qualcosa di molto lontano dalla nostra storia e dai
nostri valori, su cui è fondato il sistema sanitario regionale pubblico ed
universalistico. Stupisce pure il fatto che è anche l’esatto opposto di
quello che sta accadendo nella Regione d’origine dell’assessore alla Sanità
Coletto, il Veneto, in cui lo sforzo sanitario per contenere l’epidemia è
massimo proprio nell’effettuare quanti più test e tamponi possibile, anche
chiedendo al privato di fare la propria parte per la salute pubblica”.

Tommaso Bori e Michele Bettarelli ricordano poi che “il ministro della
Salute, Roberto Speranza, ha recentemente riferito alle Camere riunite in
seduta comune, considerando la discussione non come un appuntamento rituale o
una formalità da adempiere per dovere d’ufficio, ma un momento di
ragionamento condiviso da cui trarre spunti e scelte utili per un’azione
comune di contrasto alla pandemia. Ciò ribadisce la bontà di quello che noi
stiamo cercando di fare fin dall’inizio ovvero una limpida dialettica che
favorisca un clima politico positivo ed unitario, al fine di superare questo
passaggio difficilissimo della nostra storia regionale. Unità e coesione
sociale sono la sfida che ci poniamo e riteniamo indispensabili in queste
condizioni”.

“Avremmo apprezzato – concludono – da parte dell’assessore alla Sanità,
Luca Coletto la stessa visione del ministro Speranza, ma così non è stato:
animati dallo spirito di collaborazione nell’affrontare l’emergenza sanitaria
abbiamo più volte sollecitato la Regione Umbria attraverso atti e proposte
sulla necessità di mettere la sanità privata al servizio della salute
pubblica. Lo ribadiamo anche in questa occasione”.

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