La riduzione del numero di tamponi
prelevati e la mancata introduzione dei test sierologici di affiancamento ci
preoccupa e va in direzione contraria a quanto promesso, serve una
regolamentazione chiara e una presa in carico delle criticità emerse fino a
questo momento”. Lo dichiarano i consiglieri Tommaso Bori e Michele
Bettarelli (Partito democratico) che, “animati dal consueto spirito
costruttivo e propositivo, in attesa di avere riscontri sul tavolo di
confronto con la Giunta regionale proposto da settimane”, intendono
“essere utili alla nostra comunità sottolineando, ancora una volta, che
sul tema delle diagnosi non si sta facendo abbastanza”.
Per i due esponenti regionali del Pd “è impensabile immaginare un doppio
canale di accesso alla diagnosi del Covid, uno pubblico e uno privato: ciò
alimenterebbe un’evidente disparità di trattamento tra chi può
permettersi di affrontare questa spesa e chi no, tradendo la missione
universalistica che spetta alla funzione pubblica di prevenzione e diagnosi,
così come l’emergenza ci imporrebbe. Serve, come già detto, ricondurre
all’interno del governo pubblico della sanità sia la laboratoristica che
la diagnostica del comparto privato, già attrezzata per effettuare i test
Covid, così come ci lascia perplessi la mancanza di un accordo con le
cliniche private”.
Per Bori e Bettarelli “al di là dell’auspicabile cambio di passo,
annunciato in conferenza stampa dall’assessore regionale alla Sanità Luca
Coletto quasi due settimane fa e mai arrivato, i numeri sui tamponi rimangono ancora troppo bassi e, paradossalmente, anche in sensibile calo, come dimostrano i 215 tamponi realizzati nella giornata di ieri. Nonostante lo sforzo impagabile degli operatori e delle strutture mediche impegnate a tale scopo, a cui va la nostra gratitudine e i nostri ringraziamenti, il sistema
continua a evidenziare criticità e ritardi. Ugualmente rivolgiamo un appello a tutti i privati che dispongono di Kit Covid a renderli disponibili e
fruibili nell’ambito di un programma di salute pubblica concordato con la
Regione, senza escludere il ricorso a processi di approvvigionamento della
Protezione Civile”.
“Crediamo dunque necessario e non più rinviabile – aggiungono – applicare
i test sierologici alle categorie più esposte, a partire da tutti gli
operatori sanitari, compresi i medici di medicina generale e i pediatri di
libera scelta, insieme a chi opera nell’ambito delle forze dell’ordine,
nelle carceri, nelle farmacie e sui volontari impegnati nell’emergenza,
oltre che a quanti assistono gli anziani e le persone più fragili nelle case
di cura o nelle residenze protette”.
Tommaso Bori e Michele Bettarelli concludono rilevando che “per il resto
della popolazione è bene condizionare i test alla richiesta dei pediatri
(nel caso dei bambini) e medici di famiglia. In presenta di risultati
positivi sarebbe così possibile attivare le misure restrittive di quarantena
in attesa della conferma tramite tampone. Ci auguriamo pertanto che,
nell’ambito dell’imminente riunione regionale in cui verrà affrontato il
tema del coinvolgimento del comparto sanitario privato ai fini
dell’emergenza Codiv-19, si arrivi a definire puntualmente anche un nuovo
rapporto con i laboratori d’analisi attrezzati e con i centri di
diagnostica, attraverso nuove regole e nuove procedure convenzionali”.