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Don Antonio Rossi, Parroco di san Domenico tra passato, presente e futuro

La chiesa monumentale di San Domenico di pestilenze, nella sua storia secolare, ne ha viste tante ma, rimane ancora là, maestosa e imponente. Orma di una fede antica, abbellita da forme d’arte che, sparse per il mondo, la onorano; custodisce da sempre il corpo di Beata Margherita che fece della “disgrazia” una risorsa per sé e per gli altri. Il 2020 è l’anno del 7° centenario della Beata.

Con le Chiese lambite dal fiume Metauro, che conservano con orgoglio il Castello della Metola, luogo natale di Margherita, da tempo ci stiamo preparando ai festeggiamenti nella varietà delle ricchezze che il cuore e la mente ci suggerivano. Ma tutto è rimasto come sospeso; increduli e sbigottiti noi stessi per primi. È come quell’attimo in cui un pugno nello stomaco ti lascia piegato, braccia e bocca aperta, col respiro sospeso. Ma Margherita non si è arresa. 

In modo discreto ma reale, anche se il centenario ha posticipato sine die le sue date, si prosegue nella preparazione pensando al futuro. Abbiamo iniziato dalle porte d’ingresso: la principale sulla facciata e quella laterale antistante San Giovanni in Campo, dai tratti gotici. Sopra l’architrave, la lunetta affrescata nel 1942 dal nostro concittadino Aldo Riguccini, raffigura un severo San Domenico, incunabolo di una storia che narra sette secoli di vita di questa chiesa. La pittura è stata restaurata in tempo record, grazie ad un lavoro di squadra che ha visto alcune persone collaborare alla riuscita dell’iniziativa, e con il contributo pieno del Rotary Club di Città di Castello sotto la guida del dinamico presidente Giorgio Ceccarelli. La nostra riconoscente gratitudine va a chi ha cooperato ed al Rotary.   La data del 29 aprile, memoria di Santa Caterina, l’inaugurazione prevista è stata sospesa aspettando tempi migliori. 

Due ingressi, simboli e auspicio dell’entrare in un futuro desiderato e atteso con pazienza, rinnovati nello splendore, accoglieranno i devoti e i pellegrini che entrando non potranno più dire: «Che buio». 
Infatti la Diocesi, nell’impegno primario del proprio Vescovo, oltre ai portali, ha sostenuto e realizzato una rinnovata illuminazione della chiesa, facendo risplendere le possenti capriate e la grande navata che, conducono lo sguardo di chi contempla verso l’urna, anch’essa rinnovata nella illuminazione, della Beata che, ci auguriamo presto Santa, fa di San Domenico un monumento ricco di arte e di fede. 

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