Si è chiuso in pochi giorni il mistero del furto perpetrato lo scorso 20 aprile, presso la chiesa della Madonna delle Grazie di Città di Castello.
Quel mattino, infatti, una donna con il volto coperto da una mascherina, era entrata nel luogo di culto dirigendosi verso una teca contenente ex voto donati dai fedeli, asportando con estrema facilità e spregiudicatezza tre collane in oro con pendagli ed una fede.
Il grave fatto aveva subito scosso la comunità tifernate, anche in relazione alla circostanza che tutta la scena del furto, era stata ripresa da una telecamera interna alla Chiesa, che aveva permesso di cristallizzare la freddezza e la calma mostrati dall’autrice del furto, nonostante la mascherina chirurgica indossata. Il video del furto, finito rapidamente sui social, è diventato subito virale, fomentando la rabbia e l’incredulità delle persone rispetto ad un gesto valutato con fortissimo biasimo. Sul posto erano immediatamente intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Città di Castello che, dopo i rilievi tecnici di rito, avevano acquisito il video cominciando ad analizzarlo fotogramma per fotogramma, alla ricerca di qualunque indizio utile all’identificazione della donna. Attività assolutamente necessaria poiché, sebbene tutta la scena fosse stata ripresa dalla telecamera, la distanza dal punto in cui si trovava la teca unita al fatto che il volto della donna fosse quasi completamente coperto dalla mascherina indossata, non fornivano agli investigatori molti elementi utili. Ne è scaturita quindi una indagine intensa, quasi vecchio stile, passata dall’esaminare le altre telecamere presenti in zona ed utili a comprendere il percorso seguito dalla donna, ad una meticolosa attività informativa, tra le strade del centro storico e tra quei personaggi noti alle forze dell’ordine per la loro particolare indole a commettere furti. Proprio nel corso di tali attività, i Militari dell’Aliquota Operativa del NORM della Compagnia di Città di Castello, hanno concentrato le loro attenzione su una 33enne del posto, con un curriculum giudiziario contraddistinto da stupefacenti e furti. La donna, peraltro, nel corso del pedinamento, sin da subito era parsa indossare un abbigliamento molto simile a quello indossato dall’autrice del furto, un giubbotto nero e pantaloni stile militare multicolore a sfondo verde. I Militari hanno quindi deciso di intervenire bloccando la donna che dopo qualche titubanza, ed alla prospettiva di una perquisizione domiciliare, ma soprattutto all’esame del telefono cellullare, ha cominciato a fare le prime ammissioni in ordine alle sue responsabilità nel furto. Responsabilità sulle quali, il colpo decisivo è stato appunto fornito dall’esame della cronologia del cellulare, dal quale i Carabinieri dell’Aliquota Operativa, collaborati nella fase esecutiva da quelli della Stazione di Città di Castello, sono risaliti ad una telefonata fatta dalla donna ad un compro oro, solo poche decine di minuti dopo il furto. Da quel punto in avanti, il lavoro degli investigatori è proseguito senza sosta, al fine di tentare di recuperare i gioielli trafugati, prima che finissero in altre mani inconsapevoli. Rintracciato quindi il titolare del compro oro, fuori città in quei giorni, i Carabinieri di sono accertati che quanto venduto dalla donna per poco più di 250 euro, si trovasse ancora nella disponibilità del commerciante.
Dopo qualche giorno, quindi, il lieto epilogo della vicenda, con la restituzione del maltolto al Parroco don Andrea, il quale ha ringraziato di cuore i Carabinieri per l’impegno e la professionalità dimostrata, ma soprattutto per aver preso a cuore un furto molto simbolico che aveva scosso profondamente la comunità. Sul conto delle 33enne intanto, deferita per l’ipotesi di furto aggravato, reato che prevede fino ad un massimo di 7 anni di reclusione, sono in corso ulteriori accertamenti in relazione ad altri furti consumati nelle scorse settimane.
Citta’ di Castello: furto in Chiesa i Carabinieri risolvono il caso
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