“Spesso abbiamo rimproverato a questa Giunta mancanza di visione, di prospettiva, di strategia e anche nell’ultima sessione di Bilancio abbiamo di nuovo assistito ad un esercizio di equilibrio finanziario più che di programmazione politica. Quello che però più ha stupito è stata la mancanza di un’analisi della situazione economica del nostro territorio, condizione necessaria se si vuole tentare una buona sintesi. Una priorità sulla quale avevamo insistito durante i lavori della Commissione economica e oltremodo necessaria in conseguenza della pandemia che potrebbe accelerare le tendenze negative del sistema tifernate e rallentarne quelle positive.
Abbiamo quindi lavorato per mettere a disposizione del dibattito politico una serie di dati che, a nostro parere, rivelano una contrazione economica del nostro territorio in controtendenza rispetto alla storica capacità produttiva che ci ha sa sempre distinto nei confronti di altri territori umbri.
Dai dati della Camera di Commercio si evince che le imprese attive passano dalle 4052 del 2015 alle 3907 del 2019, una tendenza che si è evidenziata soprattutto negli ultimi tre anni con un saldo negativo fra imprese censite e cancellate di -40 nel 2017, -32 nel 2018 e -40 nel 2019.
Anche il reddito frena: dai dati del Ministero Economico e delle Finanze del 2016 sulle dichiarazioni del 2015 quello complessivo ammonta a € 548.546.997, i contribuenti sono stati 29.529 per un reddito medio di € 18.141 (fonte Documento Unico di Programmazione 2018); i dati MEF del 2017 sulle dichiarazioni del 2016 ci mostrano un reddito complessivo che ammonta a € 527.516.819, i contribuenti sono stati 29.396 per un reddito medio di € 17.945 (fonte DUP 2020).
I dati sulla disoccupazione, nonostante l’evidente capacità di reazione all’ultimo decennio di crisi, si assestano nel 2018 al 9,1% (2400 disoccupati) ben lontani dal 5,8 del 2001. In positivo Città di Castello assieme a Perugia è l’unico distretto in Umbria in cui il numero degli occupati (24.200) supera ancora il numero degli inoccupati (21.300) (fonte IRES-CGIL 2019 su dati Istat 2018). Un sistema socio-economico quello di Città di Castello che fa fatica a ritornare agli “antichi splendori”, le statistiche sul potenziale economico espresso nel 2017 ci danno ancora sotto del -2% rispetto ai valori del periodo pre-crisi (2009). Tutto questo è aggravato dal fatto che negli ultimi anni è venuto meno il rapporto proficuo tra mondo economico e credito, uno degli attori che ha maggior influenza sugli andamenti economici di medio periodo, determinando l’esito di molti processi aziendali. Così che, mancando una banca locale di riferimento, la forte propensione al risparmio prende facilmente altre vie.
Di converso la pressione fiscale è in aumento con entrate tributarie, tasse e imposte che, ad eccezione del bilancio 2020 “anno del Covid” in cui si assestano a 25.297.619,34, mostrano un trend che parte da 26.086.414,54 nel 2017, 26.662.124,20 nel 2018, 27.368.978,19 nel 2019 e prevede di rimanere su questi valori per il 2021 e 2022 (dati DUP 2020).
Nessuno ovviamente vuole cantare il “de profundis” di un sistema economico e sociale di cui tutti conosciamo valori, capacità e forza. Non possiamo però non notare che si restringe sempre più la forbice economica fra una situazione locale che finora si era distinta per dinamismo e le deboli prospettive di crescita nazionale. Da qui necessariamente dobbiamo ripartire per essere capaci di improntare e favorire politiche di sviluppo anche con il Bilancio comunale, consci che l’istituzione municipale non possa e non debba sostituirsi al sistema sociale ed economico locale ma che abbia il dovere di accompagnare e favorire la ripresa, non limitandosi a spartire una torta che è sempre più piccola ma proponendo ricette per crearne una nuova”.