“La decisione di Monterchi di uscire dalla Fondazione di Piero della Francesca è particolarmente grave se si considera che quel comune, nel 1990, fu tra i soci fondatori dell’Ente e che ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione e valorizzazione culturale di Piero. Inoltre dal punto di vista politico -amministrativo evidenzia una mancanza di unità tra i sindaci valtiberini che dovrebbero, invece, operare insieme all’interno e fuori dell’Unione dei Comuni della Valtiberina Toscana. La decisione preoccupa, certo, ma non stupisce: le attività svolte, sia come “Casa di Piero” che come Fondazione, non hanno conseguito risultati rilevanti, né sotto il profilo scientifico culturale, né sotto quello turistico-promozionale. Tutti lo sanno, il sindaco Romanelli, pragmaticamente, ne ha tratto le conseguenze.
Dagli anni ‘90 in poi all’ente pierfrancescano sono mancati investimenti ed eventi di rilievo, soprattutto per l’assenza di figure dedicate, con impegno, al suo rilancio. Le cause dell’attuale situazione, non sono, quindi, da attribuire esclusivamente agli attuali amministratori, anzi, per quanto riguarda Sansepolcro, uno dei primi atti del sindaco Cornioli fu quello di riaprire la Casa di Piero, dopo averne effettuato una veloce e provvisoria risistemazione con l’aiuto di cittadini volontari e di generosi “sponsor”. Dall’iniziale entusiasmo, però, si è tornati a quell’immobilismo che per anni aveva avvolto la Casa di un alone di mistero, prima, e di indifferenza, poi, da parte di cittadini e turisti, lasciando tutti con interrogativi senza risposta: è aperta? Si può visitare? Chi la gestisce?
Dove è finita la promessa di rinnovamento e sviluppo del Sindaco di Sansepolcro?Si aspettava un’inversione di rotta decisiva, anche sulla scia di quella verificatasi al Museo Civico, che poteva fare da volano. Invece, se l’apertura della Casa è ancora possibile è grazie al volontariato, dei cittadini e delle associazioni per il servizio della sorveglianza, di giovani preparati per quello dell’accoglienza, di esperti distoria locale per il lavoro delle guide, e infine delle aziende locali come sponsor.
Viene da tirare un sospiro di sollievo se si pensa che per fortuna la Casa di Piero ha sede nel nostro Comune e, come per la Resurrezione, realizzata su una parete inamovibile, nessuno potrà portacela via. E’ una magra consolazione, che però non deve far crogiolare amministrazione e borghesi nell’attesa di un futuro migliore.
Bisogna, invece, pretendere che chi amministra abbia prima di tutto l’obiettivo di dare dignità e lustro a questo luogo e di ripristinare gli scopi per cui la Fondazione nasce: “promuovere studi e ricerche sull’opera di Piero della Francesca e sulla cultura del Rinascimento, sviluppando intorno ad esse un’attività di ricerca, documentazione, tutela e promozione culturale”. Chi amministra, infine, dovrà agire con una visione di vallata più costruttiva e collaborativa ed agire in fretta, prima che altri facciano come Monterchi”.