In attesa del pronunciamento del TAR, previsto nella mattina di oggi, martedì 23 febbraio 2021, chiesto dal centro commerciale Il Castello sul regime di aperture e chiusure delle attività commerciali durante il periodo natalizio, la commissione Programmazione del comune tifernate, presieduta da Massimo Minciotti, consigliere PD, si è riunita, ieri lunedì 22 febbraio 2021, per analizzare la materia a partire dai DPCM di novembre e dicembre, che hanno disposto per contrastare l’Emergenza sanitaria una serie di misure restrittive alle attività commerciali.
L’assessore al Turismo e Commercio Riccardo Carletti ha premesso: “Politicamente questa Amministrazione non ha fatto nulla di proprio per incrementare l’efficacia delle misure governative e regionali, abbiamo ricevuto alcune chiamate da alcuni operatori commerciali, abbiamo sollecitato il Comandante per verificare se ci fossero problematiche nell’esecuzione del DPCM in città e successivamente è arrivata la comunicazione per rivederne l’applicazione. Abbiamo inviato una istanza alla Prefettura per avere chiarimenti soprattutto relativi alla zona Nord di Città di Castello. Come amministratori non possiamo né correggere né implementare i DPCM, anche Comuni limitrofi hanno avuto problemi per dare seguito ai decreti, la posizione dell’Amministrazione mi è sembrata molto lineare. Possiamo capire lo stato d’animo dei commercianti che hanno visto il proprio negozio chiuso mentre altri erano aperti ma non potevamo fare altro”.
Il comandante Joselito Orlando ha illustrato i fatti: “Ci siamo trovati a gestire una serie di provvedimenti di natura emergenziale che al di là del periodo iniziale, da novembre del 2020 si sono fatti sempre più stringenti per le attività commerciali. Le difficoltà maggiori sono insorte tra i DPCM di novembre e dicembre. In quello dell’inizio di dicembre il legislatore oltre a mantenere la chiusura delle giornate festive e prefestive ha inteso estendere questa prescrizione anche ad altre strutture assimilabili a centri commerciali o parti commerciali. A questa si è aggiunta una circolare che ha integrato le aggregazioni commerciali. Dal 4 dicembre in poi il Comando ha intensificato i controlli ed ha proceduto a verbalizzazioni anche nell’area del Satellite. Sabato 12 dicembre, su indicazione del sindaco, ho preso contatti con il Prefetto di Perugia per definire la situazione. Il Prefetto, al quale ho rappresentato la situazione con la differenza tra centro commerciale e più esercizi commerciali contigui ma disgiunti, ha detto che a suo avviso la situazione non era equiparabile a centro commerciale o assimilati. Diverso il caso de Il Castello che aveva ingressi e servizi in comune. Il Prefetto mi autorizzò a pubblicare a mia firma una comunicazione con questa interpretazione. Da allora ad oggi la situazione è rimasta tale. E’ prevista nella giornata di domani (oggi, ndr) l’udienza davanti al Tar dell’Umbria per il ricorso presentato dal Centro commerciale Il Castello, secondo il quale anche il Satellite avrebbe dovuto rientrare nelle restrizioni”.
Mirco Pescari, capogruppo del PD, ha ricapitolato la situazione, dicendo: “Il 12 dicembre è la giornata fatidica in cui la Prefettura parla con il sindaco e con il comandante dei Vigili Urbani ma rimette anche un parere al comune di Magione, che non mi sembra coerente con la comunicazione di cui ci ha dato conto il Comandante e sulla base della quale ha emesso la nota. A Magione la Prefettura dice che l’interpretazione del DPCM preclude nelle giornata festive e prefestive la compresenza dentro un’area omogenea con servizi comuni per scongiurare assembramenti dentro i centri commerciali. Al nostro Comune dà un’interpretazione diversa tanto che modifichiamo il nostro atteggiamento e circoscriviamo le restrizioni ai centri commerciali in senso stretto. Ma il 25 dicembre la Prefettura trasmette il parere dato al comune di Magione anche a Regione dell’Umbria e Comune di Città di Castello. Perché non abbiamo ripreso l’interlocuzione visto che dopo ci sono stati i saldi e quindi un periodo strategico per le attività commerciali? Perché il Prefetto interviene su Città di Castello senza alcuna segnalazione? Perché non è stato fatto un quesito scritto? Se fino al 24 dicembre posso capire, perché dopo non abbiamo riapprofondito almeno le procedure? Queste misure hanno coperto Natale e i saldi, praticamente il 50% del movimento economico per le attività interessate; se avessimo sbagliato, se ci fossero stati dei margini di apertura non considerati, avremmo prodotto danni ingenti. Anche per fugare un certo stato d’animo dei commercianti che si sono sentiti per così dire abbandonati. Nessuno ha fatto battaglia per far chiudere gli altri ma per capire se il comune ha attuato il comportamento del buon padre di famiglia”.
Marcello Rigucci, consigliere del Gruppo Misto, ha detto: “Domani potremmo ricadere sugli stessi errori, per questo va approfondita la questione. I negozi che hanno un’entrata ed un’uscita hanno meno possibilità di assembramento ma il problema è la ragione sociale”.
Emanuela Arcaleni, consigliere di Castello Cambia, ha chiesto “perché non si è accennato alle ordinanze restrittive emanate dalla Regione Umbria, perché non si è mandata una lettera alla Prefettura, per avere un responso ufficiale, come quello inviato al comune di Magione? L’interlocuzione tra Prefetto e Comandante quale è stata? La Prefettura può dare interpretazioni diverse? Nel momento in cui ci sono diciture riferibili ai centri commerciali, i codici Ateco e di registrazione degli altri sono uguali o diversi a quelli del Castello?”.
Marco Gasperi, capogruppo del Gruppo Misto, ha detto: “Se c’è stato un errore è stato in buona fede, una leggerezza; stante ciò, meglio metà aperti che tutti chiusi. Dal punto di vista politico chiedo all’assessore se non sarebbero da prendere in considerazione degli aiuti in più per chi è rimasto chiuso. Facciamo un punto di forza della differenziazione di regime. Potremmo di nuovo trovarci in una situazione in cui qualche abbia una sorta di monopolio. Sfruttando una politica di social responsability o altri canali, se da un lato c’è un monopolio, dall’altro si potrebbe trovare il modo di sopperire”.
Andrea Lignani Marchesani, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha detto: “Bisogna mettersi nei panni di chi si è sentito danneggiato da questa situazione. Non bisogna sperare nel mal comune mezzo gaudio però osserviamo operatori commerciali di alcune categorie che si scagliano contro altre. I colleghi del PD devono prima far pace con il governo che hanno sostenuto e quindi il primo problema è quello. L’altro: quando si deve interpretare, si può errare. Manca a questa narrazione la corrispondenza biunivoca nella comunicazione. La Prefettura ha detto informalmente che avrebbe risposto se le situazioni fossero meritevoli. Noi avremmo avuto il dovere di chiedere una risposta scritta. Se dà due interpretazioni divergenti, ne risponderà la Prefettura. Ma la mancanza di note ufficiali ha ingenerato tensioni. Infine i ristori sono sempre soldi pubblici”. A latere Lignani ha anche introdotto “l’ipotesi di denunciare alcuni cittadini per post pubblicati sui social: apprendo di un potenziale contenzioso con il Corpo della Polizia. Ricordatevi che viviamo in una situazione straordinaria, oggi il solco tra istituzioni e cittadini si sta ampliando e non possono contribuire ad ampliarlo utilizzando soldi pubblici per andare contro cittadini, comunque esasperati non è opportuno”.
Nella replica Orlando ha detto: “Nel DPCM di novembre si parlava solo di esercizi commerciali dentro centri commerciali. La Regione Umbria restrinse a tutti gli esercizi, alimentare e non alimentare. Dal DPCM di dicembre però la Regione Umbria si adegua alle misure nazionali. Non ci sono differenze di regime tra Magione e noi a parte la tipologia delle strutture commerciali nel DPCM di dicembre, che prevede la chiusura solo dei centri commerciali unitari. Il concetto è il medesimo. Il comune non ha ricevuto indicazioni perché le ha recepito nella nota emessa. C’è la tempistica: il comando dà indicazioni di una maggiore restrizione dal 4 dicembre ma il 12 c’è l’interlocuzione con il Prefetto. Evidentemente il quesito espresso non c’è stato perché il Prefetto mi ha dato questa indicazione, facendomi intendere che era il suo indirizzo ed era consapevole di quali tipo di attività commerciali si stava parlando. A suo avviso non erano equiparabili a centri commerciali. Il Prefetto ha ribadito più volte che quello che conta ai fini giuridici è l’aspetto unitario dell’attività commerciale. L’interpretazione del comando è basata sulle norme e sulla Circolare del Ministero dell’Interno. La Prefettura ha sollecitato un mutamento di interpretazione a partire dal caso tifernate. ”.
Sull’articolo del quotidiano locale, Orlando ha aggiunto : “Certamente se la diffamazione è stata rivolta a singoli operatori, ciascuno potrà difendersi e denunciare il soggetto, se dovesse riguardare il Comando, sottoporrò all’attenzione dell’Amministrazione eventuali situazioni critici”.
Il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta ha ricostruito così: “Il Comandante nei primi giorni del DPCM 4 dicembre ha provveduto ad una chiusura uniforme delle attività commerciali. Io ho ricevuto una telefonata dal capo di gabinetto del Prefetto che mi invitava alla prudenza su queste attività e a fare una riflessione se fossero centri commerciali o meno; io mi sono allarmato, come farebbe qualsiasi sindaco, ho chiamato il Prefetto e l’ho messo in contatto con il Comandante. Il mio ruolo finisce qui. Forse c’è stata qualche sollecitazione, è una mia ipotesi. C’è l’autonomia dei dirigenti, non mi sarei permesso di dire cosa andava fatto. L’Amministrazione non poteva che agire in questo modo. Ora spettiamo il TAR. Non ci sono provvedimenti o atti da impugnare. Mi sembra paradossale chiedere che chiudano tutti anziché che tutti aprano. Quando il comandante Orlando attuò soluzioni draconiane, ci fu una sollevazione. Capisco umanamente il Centro commerciale Il Castello però in tutta serenità in questa materia ci vuole un’interpretazione autentica. Se c’è il Cross è anche per una scelta politica mia. Se domani il Tar dice che dovevamo tenerle chiuse tutte, avrò un sospiro di sollievo, perché quelle attività potevano fare causa. E’ materia spinosa e non può essere cavalcata in maniera politica, c’è solo una situazione drammatica che riguarda tutti gli operatori commerciali. Mi è stato riferito di un intervento di solidarietà del consigliere Schiattelli verso i Vigili urbani, approfondirò se è un problema che riguarda il Corpo o singole persone”.
L’assessore Carletti ha aggiunto: “Sulla decisione del Tar io penso che per l’importanza che ha rivestito questo argomento e per una sorta di chiarezza, potrebbe dedicare un punto all’ordine del giorno. Sui ristori: è chiaro che sono decisioni collegiali della Giunta ma in questa Amministrazione il sindaco utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione del comune per andare incontro a queste categorie penalizzate. Nel 2020 le agevolazioni sulla Tari e sull’occupazione die suolo pubblico, nel 2021 valuteremo. Non possiamo essere contro chi è potuto stare aperto da decreto. Conosco molti di quelli che erano chiusi ma non possiamo dare la colpa a chi è rimasto aperto. Potevamo auspicare un DPCM che sulla base delle autorizzazioni facesse riferimento alla capienza della struttura in modo da usare uno stesso metodo verso le grandi e medie strutture”.