Città di Castello: sostegni economici per l’ASP Muzi Betti. ODG a firma dei consiglieri Rigucci e Gasperi (Misto)

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“L’amministrazione comunale consideri l’ASP Muzi Betti patrimonio di Città di Castello”. E’ l’istanza che i consiglieri del Gruppo Misto Marcello Rigucci e Marco Gasperi hanno affidato a un ordine del giorno con il quale invitano la massima assise cittadina a impegnare il sindaco Luciano Bacchetta e la giunta comunale a “mettere a bilancio una somma congrua annua, prevedendo anche l’utilizzo dei dividendi delle partecipate”; destinare alla struttura “una parte dei fondi statali per 2.200.000 euro ricevuti dal Comune per il Covid, anche se piccola”; “accedere tramite la Regione al lascito Mariani per una somma di 500.000 euro a fronte delle spese sostenute a garanzia bancaria”. Nel ricordare come la Muzi Betti ospiti anziani dal 1852 grazie all’iniziativa di monsignor Giovanni Muzi, vescovo di Città di Castello, e di don Ferdinando Betti e che dal 2017 sia divenuta un’Azienda di Servizi alla Persona, i firmatari dell’ordine del giorno evidenziano che “l’istituto è un vero patrimonio del nostro comprensorio, che tanto ha fatto e tanto può dare negli anni futuri”. “La struttura ospita pazienti che hanno diversi livelli di complessità assistenziale, problemi cognitivi anche di grave entità con disturbi comportamentali e di alimentazione, e alcuni di loro non hanno più parenti, ritrovandosi con risorse economiche con cui non sempre riescono a pagare la retta, creando un altro problema di tipo economico”, fanno presente i consiglieri del Gruppo Misto, nel rilevare che “oggi ci troviamo di fronte ad una condizione di precaria situazione sanitaria dovuta a questa pandemia che non risparmia nessuno ed in particolare quelli più fragili, gli anziani”. In questo contesto Rigucci e Gasperi richiamano l’attenzione sui principali problemi della Muzi Betti che sono relativi al personale, “perché gli addetti che operavano nella struttura nel partecipare ai concorsi in sanità si sono trasferiti ad altra unità sanitaria, sguarnendo inconsapevolmente l’istituto, il quale si è ritrovato con nuovo personale da gestire e formare”; alla situazione economica, “perché l’istituto non ha più quelle risorse di un tempo per migliorare una serie di cose, dai corsi per la formazione del personale, agli acquisti di dispositivi di sicurezza, dalla riorganizzazione della struttura (benché tanto è stato fatto per creare un reparto Covid) alle suppellettili moderne, fino alla ristrutturazione dell’immobile stesso”; al fatto che “diversi anziani senza più una famiglia rimangono lo stesso ospiti, anche se la retta non è congrua”.

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