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Transizione digitale, una sfida che non possiamo perdere Cariulo: “Occasione strategica per modernizzare il sistema delle piccole imprese”

E’ stato chiamato Ministero della transizione digitale ed è una delle novità più rilevanti e per nulla scontate, almeno fino alla vigilia, del Governo varato da Mario Draghi. Una novità che Confartigianato accoglie con soddisfazione augurandosi che sia l’occasione per cogliere e vincere una sfida che considera davvero strategica per il mondo imprenditoriale.
A parlare è Giacomo Cariulo presidente provinciale federazione comunicazione di Confartigianato Arezzo.
“Nei giorni precedenti alla formazione del Governo Draghi – ricorda Cariulo – se ne parlava solo in certi ambienti “digitali” con una sensibile preoccupazione.
Poi, con una certa soddisfazione, ci siamo scoperti con un Ministero, quello della transizione digitale, strategicamente indispensabile e affidato nelle mani di un tecnico come Vittorio Colao che gode di grandi credenziali.
Una scelta che non può lasciarci indifferenti e che incontra senza dubbio il nostro consenso.
E c’è da sottolineare il fatto che i due Ministeri chiave, in questo periodo storico, ovvero transizione ambientale e transizione digitale siano stati tenuti in mani terze e di elevata professionalità”.
Ma c’è un aaltro aspetto da non sottovalutare, ovvero che proprio in questi due Ministeri confluiranno la maggior parte dei fondi destinati all’Italia, sia quelli del Next Generation EU che quelli del Quadro finanziario pluriennale, e i cui pilastri cardine sono proprio il Green Deal e l’Agenda digitale.
“L’augurio – sottolinea Cariulo – è che questo Paese inizi a guardare seriamente a una svolta in questa direzione.
Una svolta che, mio avviso, passa attraverso tre grandi aspetti:

  1. La digitalizzazione delle imprese, che è indispensabile per aumentare la competitività ottimizzando processi interni. E mi riferisco soprattutto alle PMI, perché le imprese più strutturate hanno spesso già introdotto processi di digitalizzazione, o quantomeno ne hanno una maggiore consapevolezza.
  2. Percorsi formativi professionalizzanti. In un mercato del lavoro che evidenzia ancora delle importanti difficoltà occupazionali- spiega Cariulo – il settore digitale registra il problema opposto: ovvero una domanda di professionisti che non trova adeguata risposta nell’offerta. Per questo sono da considerarsi importanti le indiscrezioni sull’intenzione di puntare sugli ITS. Tuttavia è doveroso sottolineare l’importanza di un adeguato corpo docente – opportunamente formato – e dell’aggiornamento dei programmi formativi ai quali ci auspichiamo possa partecipare anche il mondo dell’impresa.
  3. L’educazione. Come abbiamo avuto modo di intuire in questi mesi, l’avvento del digitale e del suo utilizzo è una cosa che influenza sempre più aspetti della nostra vita. Basti pensare alle imprese, allo smart working, alla didattica a distanza, ai servizi della PA, alla sanità. Occorre una diffusione sempre più capillare sul digitale. Su cosa è e su come utilizzarne gli strumenti.
    L’impatto del digitale è cosi dirompente, che oggi sono spesso i figli ad insegnare ai genitori l’utilizzo di alcuni strumenti. Venendo così a mancare proprio quella capacità di svolgere il ruolo genitoriale necessario nei processi educativi. Per questo l’educazione digitale deve essere capillare e diffusa – ribadisce il presidente della federazione comunicazione di Confartigianato – perché tutti possano comprenderne l’importanza e il valore”.
    Già perché parlare oggi di rivoluzione digitale significa comprendere che si tratta di un approccio che pervade tutti gli aspetti della società contemporanea.
    “Il digitale – fa notare il presidente della federazione comunicazione di Confartigianato – è ben altro rispetto a un bonus per l’acquisto di un tablet o di un computer. La digitalizzazione è nella ricerca, nella sanità, nei processi produttivi, nella pubblica amministrazione, nella scuola, nell’informazione e in mille altri aspetti, con i suoi vantaggi e i suoi pericoli. Ed è ancora più importante se ne osserviamo la ricaduta su tutte le fasce della popolazione: maggiore educazione nell’utilizzo degli strumenti, accesso a un maggior numero di informazioni, formazione più qualificata. In questo contesto – conclude Cariulo – i fondi per la transizione sono una benedizione di cui PMI e micro imprese hanno bisogno per restare competitive.
    Non possiamo fare altro che prenderne coscienza e coglierne l’opportunità chiedendo a questo nuovo Ministero la necessaria attenzione verso il tessuto delle PMI, e facendo ognuno la propria parte con responsabilità”.
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