Tutto riparte, ma ciò accade con una nuova profondità di sguardo e con una
forza simbolica accresciuta rispetto alle esperienze precedenti.
In questo senso il lungo isolamento causato dalla pandemia ha indotto
nell’autrice ulteriori spunti di riflessione.
Apre sabato 26 giugno prossimo alle 18:30 a Sansepolcro nella sala
espositiva di Palazzo Pretorio la mostra “ECO – quando l’arte si innamora
della vita” dell’artista fotografa italo-argentina Alejandra Basso. Resterà
visibile fino a domenica 11 luglio.
La personale era stata prevista in un primo tempo (nella primavera scorsa) al
Talozzi Bistrot della Fonte ad Anghiari, lo stesso luogo che ospitò con grandi
consensi nel 2017 la prima uscita pubblica di Alejandra, ma l’emergenza
sopravvenuta bloccò quel progetto.
All’inaugurazione biturgense è presente anche in questa occasione una
scultura dell’artista anghiarese Gianfranco Giorni, raro e riconosciuto
testimone di una sintesi fra armonia antica e grande innovazione creativa.
Alejandra Basso a sua volta conferma in questa occasione alcune delle sue
linee espressive portanti: lavora cioè su una base prettamente fotografica,
inserendo però in ciascuna opera ulteriori elementi, che arricchiscono questi
lavori di senso e di suggestione. E sono vari i piani di lettura possibili: c’è
senz’altro la contemplazione della meraviglia della natura ma vi si innesta poi
una nervatura sottilmente inquietante.
È una sorta di monito rivolto a chi guarda, motivato dal continuo e
apparentemente inarrestabile degrado dell’ambiente, indicato qui da toni
cromatici generalmente scuri di questi lavori, oltre che dall’inserzione
nell’impianto paesaggistico di elementi che potrebbero sembrare anche
incongrui.
Proprio questi interventi però, con i loro rimandi e le loro ombre, stimolano
l’osservatore a una riflessione meno epidermica, seducono fra l’altro con
alcuni riferimenti d’ispirazione schiettamente orientale e invitano ad accogliere
queste immagini di fantasia nella propria interiorità, a farle proprie e a
trasformare l’anelito a un mondo migliore e più vivibile e sereno in una
operosità consapevole, volta alla trasformazione positiva di una realtà in
rischioso bilico e assieme a questo a un riscatto del rapporto sempre
problematico fra uomo e creato.
Un’esposizione intensa, dunque, una linea poetica sottile ma densa, una
raccomandazione esplicita ma non priva di speranza. E dunque
assolutamente da non perdere.