“E’ indispensabile traferire la memoria contro ogni dittatura alle nuove generazioni ed è dovere delle istituzioni diffondere i valori della democrazia e della libertà”. Con queste parole, pronunciate da Erika Borghesi, Consigliera provinciale delegata alle Pari Opportunità si è aperto l’incontro nell’ambito de “# Le donne fanno la storia – Le Antifasciste” e il focus sul tema: “Le antifasciste detenute nel carcere di Perugia (dal 26 al 44)”. Argomento che vede la Provincia di Perugia impegnata da tempo, come dimostra il ripristino Lapide da parte dell’ente con una cerimonia in occasione dello scorso 8 marzo 2021). La targa riporta i nomi delle 22 donne, recluse nel carcere di Perugia, che furono condannate dal tribunale tra il 1928 e il 43 per aver svolto attività antifascista.
A partecipare all’incontro sono stati Alberto Piccioni, Presidente ANPPIA Terni, Giuseppe Longo figlio di Teresa Noce (antifascista, partigiana e Madre Costituente), Mari Franceschini, Presidente ANPI provinciale Perugia, Tommaso Rossi Cultore della Materia (Storia contemporanea) Dipartimento di Lettere dell’Università degli Studi di Perugia e Sara Pasquino e Aurora Caporali (UDI Perugia) che hanno presenteranno il progetto di ricerca: “In direzione ostinata e contraria. Le antifasciste nel carcere di Perugia (1926-1944)” e la prof.ssa Francesca Candori.
L’incontro si è soffermato sulle Madri della Repubblica tra cui Teresa Noce, di lei ha parlato il figlio Giuseppe Longo Giuseppericordando come la madre costretta ad espatriare in Francia lavorò clandestinamente come antifascista per costruire la Repubblica Italiana. Lei fu tra le 21 donne che fecero parte dell’Assemblea Costituente Italiana.
“La fine della guerra – ha detto Giuseppe Longo – porta la data del di 25 aprile invece ci sono state altre circa due settimane di guerra, con vittime, che portarono alla liberazione di altri campi di lavoro dei nazisti. Mia madre fu liberata da uno di questi campi il 5 maggio. In famiglia questa data si festeggiava come una seconda data di nascita, come una seconda vita”.
“Il contributo delle donne nella resistenza non è stato sempre riconosciuto dalla storia – ha sottolineato Maria Franceschini – c’è voluto del tempo e ora si sta andando avanti nella ricerca dei contributi all’antifascismo e alla Resistenza dato dalle donne. Stiamo attraversando un periodo non molto felice nella conquista dei diritti per le donne che sono fermi agli anni ‘70, oggi si tende ad andare indietro nel diritto di famiglia e negli altri diritti al femminile”.
“La partecipazione alla resistenza delle donna è stata importantissima – ha detto Aurora Caporali – ed ha inciso nella storia. I numeri parlano di 35.000 donne combattenti mentre sono solo 19 le donne insignite della Medaglia d’Oro al valore militare. Di fatto le partigiane hanno corso gli stessi rischi degli uomini, spesso giudicate dalla memoria maschilista che non ha permesso loro di usare le armi proprio per allargare il divario della lotta”.
Sara Pasquino ha presentato il progetto di ricerca “In direzione ostinata e contraria. Le antifasciste nel carcere di Perugia (1926-1944)”
“L’antifascista è stata una donna eroica per noi, ma dai documenti ritrovati negli archivi, in gergo clinico, le partigiane venivano definite sguaiata, nevrotica, incapace di stare al proprio posto, mantenuta ecc. Le donne hanno dovuto lottare, cambiare, due volte: una per togliersi l’idea di donna fascista “angelo del focolare” e poi, una seconda, accantonando la loro sensibilità, caratteristiche femminile, a favore di una crudezza guerriera per assomigliare agli uomini. Il progetto che presento nasce da una ricerca su tanti registri e schedature di detenute antifasciste, è un “progetto militante” che diffonderemo nelle scuole e che prevede una mostra e alcuni incontri rivolti alla cittadinanza”.
In chiusura la prof.ssa Francesca Candori ha letto il contributo inviato da Mirella Alloisio che non ha potuto partecipare all’iniziativa per motivi di salute.