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A Città di Castello un tifernate su tre ha dato il proprio consenso alla donazione degli organi negli ultimi quattro anni: presentato stamattina il nuovo consiglio direttivo dell’Aido presieduto da Benedetta Calagreti

A Città di Castello, dove negli ultimi quattro anni un tifernate su tre ha dato il proprio consenso alla donazione degli organi dopo la morte in occasione della richiesta o del rinnovo della carta di identità elettronica presso i Servizi Demografici Comunali, l’Aido rilancia il proprio messaggio di vita con un nuovo consiglio direttivo, giovane e composto per la quasi totalità da donne, presieduto da Benedetta Calagreti. L’obiettivo è di aumentare la consapevolezza della collettività sull’importanza della scelta di donare gli organi, anche grazie a esempi di sensibilità e altruismo come quelli di Kadija e Jaafer Fekkak, i due cittadini di origine maghrebina che nel maggio scorso diedero insieme ai familiari il consenso a un espianto multiorgano all’ospedale tifernate sulla propria congiunta di 46 anni, presenti stamattina alla conferenza stampa in Comune per il debutto dei nuovi vertici dell’associazione tifernate.

“L’Aido è un’associazione di grande rilievo, che svolge un ruolo importante nella nostra comunità e che va per questo messa nelle condizioni di operare nel modo migliore possibile per il raggiungimento delle proprie finalità, per cui il fatto che si sia riorganizzata con un nuovo consiglio direttivo, giovane e motivato, è un bel segnale, che arricchisce il vasto panorama del volontariato nel nostro territorio”, hanno dichiarato il sindaco Luciano Bacchetta e l’assessore alle Politiche Sociali Luciana Bassini, salutando insieme al proprio consiglio direttivo la nuova presidente Calagreti, “sempre sensibile e impegnata nell’ambito della solidarietà e della tematica della donazione degli organi”, e ringraziando la presidente uscente Nivea Lucaccioni per “il prezioso impegno mostrato e per il lavoro condotto insieme al proprio direttivo in questi anni”.

“Questa giornata segna l’avvio di un percorso che, mi auguro, potrà dare risultati significativi ed essere di supporto a tutte quelle persone e a quelle famiglie che si trovano ad affrontare la complessa realtà della donazione”, ha detto la presidente Calagreti, nel presentare il nuovo consiglio direttivo dell’Aido di Città di Castello, del quale fanno parte Benedetto Paolucci (vice presidente), Eva Picchi (tesoriere), Francesca Massi (segretario), Margherita Petri (responsabile dei rapporti con l’Usl Umbria 1) e Alice Gianfranceschi (responsabile della comunicazione e dei social media).

“Già durante la prima assemblea – ha sottolineato Calagreti – sono uscite idee interessanti che spero potremo concretizzare a breve con l’obiettivo di rendere i cittadini maggiormente consapevoli dell’importanza della donazione degli organi e della scelta di acconsentire all’espianto post-mortem, coinvolgendo quanto più possibile le altre associazioni di volontariato tifernati per poter unire le forze e diventare un vero sostegno per tutti coloro che ne avranno necessità”. Durante la conferenza stampa, alla quale sono intervenuti anche al vice sindaco Luca Secondi e l’assessore ai Servizi Demografici Michela Botteghi, è stato il presidente regionale dell’AIDO dell’Umbria Vittorio Pulcinelli a dare la misura dell’importanza di “unire nuove forze, soprattutto giovani, alla causa della donazione degli organi”. “Nel 2020, a causa del Covid, i dati statistici della donazione a livello nazionale sono scesi di circa il 10 per cento, per cui è necessario incrementare sempre più la sensibilizzazione e la collaborazione con le istituzioni, così da consolidare il costante lavoro che la nostra associazione fa ormai da molti anni”, ha dichiarato Pulcinelli, nell’augurare “buon lavoro alla nuova presidente e a tutto il consiglio direttivo dell’Aido di Città di Castello, che con i tanti giovani e le donne coinvolti dà un significativo esempio nella nostra regione”. L’Aido in Umbria è costituita da 12 gruppi comunali, con 11.471 iscritti al 31 dicembre 2020, mentre nelle Usl sono iscritti 4.542 persone e presso i comuni 91.366 persone, per un totale complessivo di 107.379 unità. Tra le iniziative recenti dell’Aido, la più importante è stata quella del progetto “Una scelta in comune – la donazione di organi come tratto identitario”, iniziativa partita proprio dall’Umbria come regione pilota, che prevede al momento della richiesta o del rinnovo della carta d’identità elettronica l’espressione di una scelta in merito alla donazione degli organi. “A Città di Castello il progetto è partito a gennaio del 2017 e i dati ci dicono che un tifernate su tre finora ha dato il proprio consenso alla donazione degli organi post-mortem”, ha spiegato la responsabile dei Servizi Demografici Daniela Salacchi, nel segnalare come “oltre il 70 per cento dei cittadini che ha espresso una scelta all’atto della richiesta la carta di identità elettronica abbia dato la propria adesione al prelievo”. Dal 2017 sono stati in totale 3.687 i tifernati che hanno dichiarato il proprio consenso alla donazione degli organi e 1.127 coloro che hanno espresso un diniego. Salacchi ha quindi evidenziato come sia ancora attorno al 50 la quota di coloro che preferiscono non esprimere né un consenso né un diniego alla donazione degli organi, senza manifestare però particolare consapevolezza. Tra coloro che si presenteranno già nei prossimi giorni ai Servizi Demografici per la richiesta della carta di identità elettronica con l’intenzione di dare il proprio consenso alla donazione degli organi ci sarà Kadija Fekkak, che grazie al consenso dato con il fratello e il marito Jaafer all’espianto degli organi sulla propria congiunta ha consentito di aiutare persone in tutta Italia che erano in attesa del trapianto. “Un gesto di amore e di grande senso civico, molto bello, di cui li vogliamo ringraziare, perché è avvenuto nella massima discrezione, come sempre dovrebbe accadere in questi casi, ed è stato fatto da nuovi tifernati che vengono da lontano e hanno dimostrato di avere un cuore grande e di essere un esempio per tutti noi”, ha sottolineato il sindaco Bacchetta nell’omaggiare pubblicamente i familiari della paziente maghrebina protagonista della vicenda. “Mia cognata era una persona veramente di cuore e disponibile, se fosse stata viva avrebbe deciso di fare come abbiamo scelto, quindi per noi è stato un onore donare i suoi organi e poter aiutare tante persone”, ha detto Kadija Fekkak anche a nome del fratello. Alla donna di 46 anni vennero prelevati all’ospedale di Città di Castello fegato (da parte del Policlinico di Milano), un rene (da un’equipe dell’Ospedale di Ancona) e delle cornee (dall’unità operativa di oculistica dell’ospedale di Città di Castello, poi inviate alla

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