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Città di Castello: Arcaleni (Castello Cambia) “cartelle tari, non possono pagare i cittadini per le inadempienze di Sogepu. Serve ripristinare le scadenze mensili per ogni rata”

L’arrivo delle cartelle TARI a Città di Castello sta generando il primo grave problema per la “nuova” amministrazione, in realtà perfetta continuazione di quella precedente, dove l’unica cosa che è cambiata sono le poltrone ricoperte dagli attori principali. Gli avvisi di riscossione di ogni rata riportano praticamente le stesse scadenze degli anni scorsi quando però le cartelle arrivavano entro agosto/settembre: ormai quelle scadenze sono ampiamente superate dal calendario, addirittura da oltre un mese e mezzo.

Non si comprende il motivo per cui le scadenze siano sempre le stesse, mentre l’invio è slittato così tanto. Quali problemi tecnici, addotti dalla società partecipata, possono durare tre mesi e giustificare un simile ritardo? Intendiamo avere risposte sia dagli amministratori rieletti in Comune, che hanno il dovere di controllo della partecipata, sia dai diretti responsabili della conduzione del servizio, chiedendo che i vertici Sogepu vengano convocati in Commissione consiliare Controllo e Garanzia.

 Si stanno infatti configurando vari disagi dovuti a questo disservizio: i contribuenti si trovano a dover sostenere in pochi giorni l’intero importo, poiché i venti giorni di proroga “gentilmente concessi” dal gestore scadono in pratica negli stessi giorni del termine della terza rata. Sempre che si possa risalire esattamente alla data di ricezione dell’avviso: a rigor di legge, infatti, sarebbe servita una raccomandata e in eventuali contenziosi, peraltro prevedibili, il Comune potrebbe essere soccombente, con grave danno ai conti pubblici. Sindaco e assessore si prendano la responsabilità di indicare al gestore nuove scadenze prorogate, e, se danno ci sarà, che siano i responsabili a pagare.

Ci auguriamo che le spiegazioni ci siano e siano convincenti, altrimenti dovremmo dare ragione a chi sta imputando una gestione così inefficiente alla “necessità” di dover superare gli appuntamenti elettorali, prima di far bere l’amaro calice agli elettori.

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