La famiglia di Carlo Rossi, deportato, medaglia d’onore alla memoria ricevuta in comune dal sindaco Luca Secondi

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“Una storia simbolo come purtroppo tante altre delle atrocità della guerra, delle deportazioni che però in questo caso fortunatamente ha avuto un lieto fine rocambolesco con la fuga in bici verso la libertà e la famiglia. La bici che il tifernate Carlo Rossi, deportato nei lager in Polonia, Olanda e Germania, medaglia d’onore alla memoria, ha utilizzato per fuggire dall’incubo in cui è stato costretto a vivere per più di un anno, rimarrà prima di tutto per la famiglia e poi per la comunità locale, per le giovani generazioni un simbolo su cui riflettere e ricordare per non dimenticare. Attraverso la sua famiglia cercheremo sempre di tenere viva la luce dei valori di libertà, democrazia e dignità umana.” E’ quanto dichiarato dal sindaco Luca Secondi, al termine dell’incontro in comune con i familiari di Carlo Rossi, (nato a Città di Castello il 29 Aprile 1916), figlio di contadini che nel maggio del ’44 fu deportato dai nazisti prima in Polonia poi in Olanda ed in Germania ad Amburgo, insignito alla memoria dal Prefetto di Perugia Armando Gradone della medaglia d’onore concesse dal Presidente della Repubblica a cittadini deportati ed internati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il figlio, Paolo Rossi, accompagnato dalla moglie Marinella, dalla figlia Rosita, il genero Alessandro e cagnolino “Charlie” ha mostrato al sindaco la medaglia, i documenti e numerosi scritti che testimoniano gli orrori e stenti subiti dal padre e poi la libertà in sella alla bici che ha utilizzato fino agli ultimi giorni di vita ( è deceduto nel 2002 all’età di 86 anni) per andare alla messa la domenica alla chiesa di Badiali dove risiede la famiglia. Il sindaco Secondi è rimasto particolarmente colpito dal racconto del figlio di Carlo Rossi e prima di consegnare in segno di vicinanza alla famiglia un volume sulla storia della citta’ ha definito quella odierna una “bella pagina di vita quotidiana nel ricordo di chi come tanti tifernati di allora ha scritto fino al sacrificio estremo la storia dell’Italia repubblicana e della democrazia. “Dopo la Prefettura oggi qui in comune – ha detto commosso Paolo Rossi – la memoria di mio padre è stata onorata con tanto affetto e vicinanza grazie al sindaco e all’istituzione locale”. Carlo Rossi (nato a Città di Castello il 29 Aprile 1916), figlio di contadini, nel maggio del ’44 fu deportato dai nazisti prima in Polonia poi in Olanda ed in Germania ad Amburgo attraverso un doloroso peregrinare fra i fili spinati dei campi di concentramento con la morte sempre davanti agli occhi. La storia di Carlo Rossi, comune purtroppo a quelle di milioni di persone sterminate dalla Shoah, dall’olocausto o sopravvissute per miracolo, è racchiusa in diverse memorie scritte ovunque, in fogli di fortuna, scatole di medicinali, pacchetti di sigarette, che il figlio Paolo e la nipote Rosita, custodiscono nella propria abitazione di Userna, all’immediata periferia di Città di Castello dove il padre-nonno è vissuto in serenità accanto alla sua amata bicicletta, nera con alcuni ritocchi di colore rosso, tuttora in piena efficienza. Era il Maggio 1945 e non sapendo che la guerra fosse finita fece ritorno da Amsterdam ad Agosto del 1945 tramite mezzi di fortuna, per piccoli tratti in treno, finché a Bolzano ebbe la fortuna di recuperare una bicicletta. Così, con i suoi miseri 45 chili di peso a fine Agosto 1945 tornò dalla sua famiglia.

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