Come capigruppo di maggioranza – assieme a La Sinistra per Castello – abbiamo deciso di presentare un Ordine del Giorno sulla crisi ucraina, per ribadire la nostra contrarietà ad ogni conflitto armato e per trovare soluzioni concrete contro l’aumento dei costi energetici.
Ancora una volta venti di guerra soffiano nel cuore dell’Europa e sui confini ucraini si accumulano soldati e mezzi militari. La vita, il benessere e la sicurezza di milioni di persone sono concretamente messe a rischio da questa escalation.
Il silenzio delle Nazioni Unite e l’incapacità oggi dell’Ue di svolgere il ruolo di mediatore affidabile e autorevole, nonostante si tratti di una crisi alle porte dell’Europa, sono segnali preoccupanti. Occorre un intervento deciso delle istituzioni europee affinché si definisca un quadro negoziale che consenta di giungere a un’intesa globale sulla sicurezza in Europa, applicando gli accordi di Minsk e nel rispetto degli accordi di Helsinki, ribadendo il principio dell’inviolabilità delle frontiere.
Le istituzioni italiane ad ogni livello di governo, quale espressione democratica del popolo sovrano, devono ribadire con fermezza i principi di pace e libertà contenuti nella nostra Costituzione, impegnandosi a difendere il diritto all’autodeterminazione dei popoli in tutte le sedi istituzionali locali, nazionali, europee ed internazionali.
Stando agli ultimi dati Eurostat, nel 2019 l’Unione europea ha importato il 41,1% del suo gas naturale dalla Russia. E anche per l’Italia la dipendenza è marcata, con il 43,3% del gas importato da Mosca nel 2020 (dati del ministero della Transizione ecologica). Secondo l‘Oxford Institute for Energy Studies, nel 2021, il 22% del gas consegnato dalla Russia all‘Europa, è passato attraverso l‘Ucraina. La Russia di fatto ha già tagliato le forniture all’Italia questo inverno, come a gran parte dell’Europa. Il calo delle spedizioni di Gazprom, che ha conciso con le tensioni sull’Ucraina, è risultato la causa fondamentale dell’impennata dei prezzi dell’energia che stanno piegando la produzione industriale in Italia e rincarano le bollette per le famiglie. Il mix di motivazioni geopolitiche e la forte inflazione, in parte dipendente dalle prime, stanno seriamente mettendo a rischio gli accenni di ripresa economica registrati nel 2021.
La crisi ucraina rischia inoltre di aumentare anche i prezzi di cibo. Ucraina e Russia rappresentano insieme circa 1/3 dell’esportazioni mondiali di grano, ma sono anche importanti esportatori di olio di girasole e mais, indispensabili per gli allevamenti animali. Con il conflitto alle porte i prezzi di questi prodotti potrebbero essere rivisti in aumento, come recentemente rilevato dal presidente di Confagricoltura.
L’aumento dei costi energetici derivante dalla crisi ucraina, oltre a mettere a rischio la stabilità economica delle aziende presenti nel nostro territorio, colpisce prevalentemente le famiglie e le fasce più deboli della popolazione. Anche gli enti locali, nell’erogare servizi al cittadino, potrebbero andare incontro a difficoltà di natura economico ed amministrativa a fronte di un significativo aumento dei costi energetici per lo svolgimento degli stessi. Le istituzioni locali, quale presidio di democrazia più vicino ai cittadini, non possono tacere su una crisi le cui conseguenze inevitabilmente ricadranno su tutti.
Per questo motivo abbiamo deciso di presentare un ordine del giorno in Consiglio Comunale, per impegnare il sindaco e la giunta a trasmettere alle autorità governative l’ordine del giorno ribadendo la nostra contrarietà a qualsiasi guerra e conflitto, e chiedendo al governo italiano, agli Stati membri e alle istituzioni dell’Ue di impegnarsi in un’iniziativa di neutralità attiva per ridurre la tensione e promuovere un accordo politico tra tutte le parti. Oltre a questo chiediamo di promuovere un tavolo di confronto presso ANCI e le istituzioni regionali e nazionali, affinché venga attivato un progetto di abbattimento dei costi energetici per tutelare le nostre aziende, le famiglie e le fasce più deboli della popolazione, nonché per andare incontro alle esigenze degli enti locali che, nell’erogare servizi al cittadino, potrebbero andare incontro a difficoltà economico ed amministrative a fronte di un significativo aumento dei costi energetici.