Arte come cura”, inedita mostra sulla malattia e il tumore al seno

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Dalla sala operatoria alla tela di un quadro: “Arte come cura”, un progetto inedito che diventa un modo di vita, un esempio per gli altri. A Città di Castello di Castello nelle suggestive sale del “gusto” al Centro di Istruzione e Formazione Professionale “G.O. Bufalini” è ospitata fino a domenica 3 Aprile una mostra di arte contemporanea originale che tratta il tema della malattia, il tumore al seno che ha segnato la vita di Barbara Amadori, 39 anni, artista ed insegnante di sostegno all’istituto comprensivo “Storelli” di Gualdo Tadino, sottoposta ad interventi chirurgici in ospedale dove ha toccato con mano preoccupazione, dolore ma anche amicizia, amore e poi speranza.

Sua, del dottor Luciano Carli che l’ha seguita, dei curatori, Nello Teodori e Roberto Vecchiarelli l’idea, davvero unica di trasportare nei quadri e nelle opere, le sensazioni, i sentimenti che ha provato in questi ultimi anni di “calvario” comune a tante donne, coinvolgendo nella interessante rassegna alcune artiste che hanno realizzato opere inedite sul tema: Catia Ceccacci, Chiara De Megni, Martina Donnini, Giulia Filippi, Wilma Lok, Ilaria Margutti, Donatella Marinucci, Lidia Nizzo, Barbara Novelli, Elisa Pietrelli, Viginia Ryan, Isabella Sannipoli, Meri Tancredi, Maddalena Vantaggi e Rita Vitali Rosati. “Non è stato semplice realizzare una mostra di arte contemporanea che tratta il tema della malattia, il tumore al seno – ha precisato Barbara Amadori – la chiave è stata l’AACC, Associazione Alto Tevere contro il cancro, una realtà di Città di Castello impegnata da oltre trenta anni in prima linea, grazie al suo Presidente, Italo Cesarotti e ai soci e consiglieri, proprio nella prevenzione e sensibilizzazione nei confronti di questa patologia.

Oltre due anni fa alla fine del 2019 e l’inizio del 2020 – inizia il suo racconto – mi sono trovata a dover affrontare la patologia. Dopo una prima visita decido che il mio percorso di cura sarebbe stato all’Ospedale di Città di Castello. A ottobre, comunico alla Dirigente della scuola dove insegnavo Arte e Immagine, come supplente annuale, che mi sarei assentata per un po’. Alla fine del 2019 faccio il mio primo intervento chirurgico, non era ancora scoppiata l’epidemia e con me in ospedale c’era mia madre. Durante le visite e la degenza conosco donne di diverse generazioni, la mia compagna di stanza è una signora di una certa età, di Costacciaro, parliamo, mi racconta della sua attività all’interno dell’associazione del paese, della festa in estate che organizzano e di lei alle prese con la cucina durante la sagra; le racconto che anche io faccio parte di un’associazione di Gualdo Tadino, che fin dagli anni ’50 si occupa di cultura e di ceramica”.

“La mattina della prima operazione, in camera non parlo con nessuno – prosegue nel racconto – sono molto tesa, ma ad un certo punto entra un amico di famiglia, il Dottor Farabi che smorza la tensione; parla, fa battute, un’ironia sottile e acuta, la sua, che riesce ad alleviare il mio stato di preoccupazione. Dopo la preanestesia, mi ritrovo nell’ambiente che precede la sala operatoria, sono in un lettino accanto ad una parete verde con segni bianchi e neri. Osservo. Mi viene in mente il mio camminare per la città di Urbino ai tempi dell’Accademia di Belle Arti, a quando fotografavo muri, vie, incrostazioni di intonaci per poi rielaborare le immagini attraverso la pittura. Penso che dopo tempo vorrei tornare a dipingere. Nasce così Donna distesa davanti a una parete, un’opera pittorica realizzata nel 2020.

Arriva il Dottor Luciano Carli, con un pennarello segna la zona interessata per l’intervento, gli chiedo se posso tenere il camice, mi sorride e annuisce. E’ il momento dell’anestesia, vedo il mio braccio destro tendersi con forza e una mano che mi prende, mi distendo. Il mio percorso non termina con il primo intervento, devo fare il secondo e successivamente il terzo. La forza per affrontare l’iter di cure si alterna a crolli emotivi importanti. Momenti, giorni, periodi di grande difficoltà, in cui ci si sente soli, troppo. Ma in realtà io, come le tante donne che hanno incontrato o che stanno vivendo ora questa patologia non vengono mai lasciate sole. La gentilezza, l’attenzione e la cura del personale sanitario che ho incontrato all’ospedale di Città di Castello è stata fondamentale. L’incontro con il Dottor Luciano Carli mi ha sostenuta, lui c’era ad ogni mia “caduta”. Fin da subito ho avuto fiducia in lui, una fiducia che mi ha permesso di aprirmi e condividere sì il dolore, ma anche uno stimolo creativo che si andava accendendo.

Ci siamo ritrovati a parlare di arte, disegno, pittura; la sua sensibilità artistica e il suo ascolto profondo hanno dato il via a un personale flusso creativo, per me vitale. Sono nate una serie di opere diverse per mezzo espressivo, ma fortemente legate tra loro. Il primo lavoro è stato scrivere in una striscia di carta tutti i ricordi di frasi, discorsi, parole, come una sorta di appunti acustici, ricordi di voci che affollavano la mia mente i giorni successivi all’ospedalizzazione; un flusso di coscienza riversato in metri e metri di carta, contenuto in una piccola scatola di cartone. “Il video Taccuino” (arte come cura) è semplicemente il mio sfogliare le pagine disegnate di un taccuino iniziato nel 2019: stanze, interni e esterni degli ospedali, frammenti di vissuto.

“A chi si ferma e ascolta” rappresenta un ringraziamento a tutte le persone che hanno tempo di fermarsi, anche solo per poco, e ascoltare una persona sconosciuta, in difficoltà. “Punti di sospensione (persone come stelle)” è invece una pausa, uno smarrimento come quando si osserva il cielo in età adolescenziale e ci si pongono grandi interrogativi, è pensare che le “cose” più importanti sono le persone, è sentire intensamente il valore dei rapporti umani. “Tra i miei scritti” è un piccolo autoritratto fotografico circondato da scrittura. L’opera si basa sulla frammentazione, la figura umana è divisa in due, il testo è frazionato in parti. Fotografia e fogli sono posti su telai fasciati da garze”. “Fondamentale per la realizzazione del progetto – conclude Barbara Amadori – l’incontro e l’empatia che si è da subito instaurata fra paziente medico, in corsia, negli ambulatori, nelle attese che hanno preceduto e nei momenti successivi agli interventi chirurgici.

“Quando ho incontrato Barbara Amadori le ho proposto di usare le sue capacità artistiche per raccontare la sua esperienza – ha dichiarato il dottor Luciano Carli, medico di Chirurgia Senologica e Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso la ASL 1 dell’Umbria (Città di Castello, Umbertide e Branca) – da lì si è concretizzata quell’idea di molti anni fa, e sono state coinvolte anche numerose altre artiste, stimolate a realizzare delle opere a tema, “Arte come cura”, appunto, da esporre in una mostra. Lo scopo di questa iniziativa è proprio questo: comunicare attraverso l’arte l’essenza di una esperienza, e creare un segno tangibile e permanente che lasci nel tempo aperto e percorribile il ponte fra l’artista e l’osservatore. Cura per l’artista, certo, per cui l’opera diventa liberante, ma cura anche per chi osserva – conclude Carli – che può toccare con mano, con un realismo difficilmente realizzabile altrimenti, la sofferenza di chi affronta determinati percorso di malattia e guarigione”.

Per l’assessore alle Politiche Sociali, Benedetta Calagreti, “arte, amore e speranza sono racchiusi in una mostra che rappresenta un vanto per la nostra comunità. Barbara e tutte le altre artiste, i curatori della rassegna, il dottor Carli, l’Aacc e gli soggetti coinvolti hanno scritto una pagina di vita quotidiana davvero memorabile, esempio per ognuno di noi”. Definisce “esaltante la solidarietà del gruppo di artiste affermati ed emergenti che hanno realizzato opere a tema sul tumore al seno”, Italo Cesarotti, Presidente dell’A.A.C.C. che tiene a precisare come “questa bellissima ed unica mostra fa da apripista al mese di Aprile dedicato proprio alla prevenzione, venerdi 1 e sabato 2 aprile dei tumori della mammella (con visite senologiche con valutazione del rischio personale età 25-39 anni) e martedi 5 e giovedi 7 aprile alla prevenzione dei tumori della cervice uterina (informazione e screening a partire da 15 anni di età) con prenotazione obbligatoria, dal lunedi al venerdi dalle ore 10 alle ore 12, al 075-8510230.

“Arte come cura” è anche un pregevole catalogo pubblicato dalla casa editrice Magonza, che inizia così: “Perché dolore, è più dolor se tace” (G. Pascoli). Info, mostra. Patrocinio Comuni di Città di Castello, San Giustino, Citerna e Msm Tiberina. – Orari di apertura al pubblico: 27 marzo, 1, 2 e 3 Aprile, ore 10,30 -13; 15,30-18,00. Scuola Bufalini, Centro di Formazione, Via San Bartolomeo 1, Città di Castello – Tel 075-8554245.

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