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Unificazione Diocesi Città di Castello Gubbio: Lignani Marchesani “un’ulteriore perdita di ruolo, compito del nuovo Vescovo ridare fiducia a una Comunità smarrita”

“Confermo quanto affermato in precedenza riguardo l’unificazione in capo a un solo Pastore delle Diocesi di Città di Castello e Gubbio; in sintesi, vista l’ineludibilità dell’unificazione, l’opportunità migliore o, se si preferisce, il male minore. Se c’è un gap di comunicazione storico sotto ogni punto di vista tra l’Alto Tevere e l’Alto Chiascio questa è una nuova occasione per provare a colmarlo viste le sfide dei prossimi anni che non possono prescindere dai confini regionali.

Ma è indubbio che i tempi e i modi, senza avere la presunzione di confutare scelte legittime e compiute da chi ha Autorità e diritto all’obbedienza da parte di coloro che si riconoscono facenti parte della Chiesa cattolica, suscitano, esclusivamente dal punto di vista temporale, qualche interrogativo. Vista la giovane età del Vescovo Paolucci Bedini (chi scrive constata non senza allarme anagrafico personale che per la prima volta ha un Vescovo più giovane di lui) e le scadenze imminenti all’interno della CEI si poteva pensare ad auspicati più importanti incarichi per Lui e ad una soluzione terza che non desse a noi tifernati l’idea di una annessione o di luogo secondario rispetto a Gubbio, cosa che la nomina del Vescovo Cancian, cui va un sincero ringraziamento per il dono dei Suoi quindici anni con noi, ad Amministratore apostolico della sede tifernate evidentemente rafforza. E’ un’idea sbagliata? Mi auguro di si ma è una sensazione non solo mia che si respira sia a Città di Castello che a Gubbio, evidentemente con sentimenti opposti. E’ in sostanza un primo passo che non va nella direzione di una migliore positiva interazione tra i due comprensori.

Ma questo è quello che abbiamo e su questo dobbiamo operare. Sono certo che il mio, il nostro Vescovo Luciano saprà operare nella giusta direzione e abbiamo il dovere di metterci tutti a Sua disposizione.

Resta però l’ennesimo tassello di impoverimento di Città di Castello. Non serve individuare colpe e responsabilità, le abbiamo tutti, a seconda e nella misura dei nostri ruoli pro tempore”.

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