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San Giustino 2024: lo strano presenzialismo di Stefano Veschi, il centro di gravita’ permanente che cresce, una destra che, al momento, fatica a ritrovarsi

Nella sinistra  sangiustinese c’è fermento e non potrebbe essere altrimenti viste le frizioni, mai troppo sopite, tra le varie correnti del Pd. Le tre anime dem San Giustino, Selci e Lama, si stanno interrogando sui risultati ottenuti in otto anni di Governo dal Sindaco Fratini, e pare che l’indice di gradimento non sia così alto, ma vi è di più. Anche se non pubblicamente qualche Assessore, con e senza portafoglio, ha mostrato insofferenza su come affrontare l’ultimo miglio. Il 2024, data delle amministrative si avvicina, servono idee e strategie su come spiegare, a cittadini ed imprese, i motivi per i quali alcuni obbiettivi dichiarati non sono stati raggiunti, primo fra tutti il nuovo piano regolatore. Tra le varie interviste rilasciate ai media locali da esponenti della maggioranza si cerca di spiegare come, la pandemia, ha di fatto reso impossibile qualsiasi discussione sul piano regolatore.

Ci si dimentica però, che il sistema Italia ha continuato a produrre, rispettando le scadenze fiscali, al fine di dare un futuro al nostro paese. Le tecnologie, in questo senso aiutano, le riunioni si possono fare da remoto, non serve vedersi in presenza per cercare di tracciare le linee guida di un documento, necessario per l’intero territorio, ma andiamo oltre. Frizioni esistono anche su come è stata gestita la macchina comunale negli ultimi otto anni. Che ci siano problemi è evidente, manca personale, alcune figure apicali sono uscite causa raggiungimento dell’età pensionabile e al momento non sono state sostituite, con il conseguente deficit di servizi nel rapporto cittadini e imprese, ma vi e di piu. Il Pd, come del resto accade da decenni, ha tre visioni differenti circa la scelta del candidato. San Giustino, pare non aver gradito la decisione imposta dall’alto e su Elisa Mancini, attuale vice di Fratini ha detto no, almeno per ora. A Lama, a quanto ci risulta, si lavora ad una figura differente, che unisca e non divida. Non è passata inosservata, in questo senso, la presenza di Stefano Veschi nei luoghi che contano. Veschi già vice sindaco, dopo un periodo di assenza prolungata, è tornato a presenziare ad incontri, dibatti, eventi, questo serve per testare il suo incide di gradimento in vista di una sua discesa in campo? o vi è dell’altro? a noi ci risulta che, viste le sue capacità di mediazione, di ascolto, di analisi, sia il “prescelto” l’uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto, in grado di sopperire alla “vacatio” politica che ha contraddistinto il centro sinistra e il PD negli ultimi anni.

Selci fa storia a se. Il candidato esiste, ha indubbie capacità e lo ha dimostrato in questi anni, ma ci risulta che non abbia interesse nel correre, almeno per ora, alla poltrona di primo cittadino. Parliamo di Simone Selvaggi, assessore al bilancio, uomo concreto, capace e stimato, ma sarebbe una scelta troppo semplice, e si sa, al Pd non è che piacciano poi così tanto le scelte semplici. La base dem, se ancora esiste, statene certi che presenterà il conto su quanto prodotto negli ultimi anni e sarà un conto “salato”. Gli storici alleati di Rifondazione, come da tradizione, sono riusciti anche se in parte, nell’opera di cambio generazionale atteso da tempo. Andrea Guerrieri ha lavorato bene, nel solco tracciato prima da Flamini e successivamente da Manfroni. Gode di stima e credito, ma da qui a candidarsi al ruolo di primo cittadino ce ne corre.

Rifondazione, alleato leale su cui i Dem possono contare, rimarrà in attesa di sapere con chi lavorare, diranno la loro, ma sottovoce. Ci sarà da capire, infine, il ruolo che giocheranno nella partita del candidato i socialisti e se gli stessi, numeri alla mano, potranno avere voce in capitolo. Su questo fronte pesa, indiscutibilmente, la volontà o meno del sindaco uscente, socialista da sempre, ma di fatto personalità di spicco del Pd dell’Altotevere, nel dare il proprio contributo alla causa del Psi, ma attenzione, perchè la sorpresa è dietro l’angolo. Potrebbe, il condizionale è d’obbligo in questo caso, uscire un terzo incomodo. La voglia di centro cresce, inutile negarlo, in tanti si auspicano che il 2024 determini la fine “dell’obbligo” di scelta tra destra e sinistra pertanto, San Giustino, potrebbe fungere da Laboratorio Politico per l’intero territorio, sia esso Umbro o Toscano, che veda la nascita di un’area moderata, un terzo polo, in grado di attrare gli elettori che non si riconoscono nell’una e nell’altra parte, potrebbe risultare appetibile. La nascita di un soggetto terzo, in grado di esprimere una propria lista, un proprio candidato, abbasserebbe notevolmente il quorum per eleggere la nuova maggioranza, con conseguenze ad oggi di difficile lettura. Per quanto riguarda la destra, al momento l’encefalogramma risulta essere piatto. Le divisioni, le sconfitte, gli scontri interni, sono difficili da superare. San Giustino prima, Citta di Castello poi, dimostrano che il centro destra, nonostante possa contare tra i propri “ranghi” una classe dirigente di qualità e competente, non riesce a fare gioco di squadra, un vero e proprio peccato perchè la democrazia dell’alternanza, serve per testare il grado di capacità nell’amministrare dell’una e dell’altra parte. Forse sarebbe opportuno studiare l’esempio di Comuni vicini quali Sansepolcro, Citerna, Anghiari, Pieve Santo Stefano dove, di fatto, il centro destra Governa e lo fa raggiungendo risultati indubbiamente positivi.

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