“L’articolo riporta una serie di falsità e di colpevoli inesattezze. Si parla di ‘accertamento’ ma non è chiaro il potere dell’accertatore né la sua competenza. Il rifugio è attualmente – e da mesi, visto che è molto grande – in fase di ristrutturazione. Ed è quindi normale che sia temporaneamente chiuso al pubblico (è tecnicamente un’area di cantiere) e che sia giustamente limitata (ma non esclusa del tutto, al contrario di quanto viene riportato nell’articolo) la presenza dei volontari. Di tanto sono ben informati i Comuni. Le adozioni sono sempre state fatte e continuano ad essere fatte grazie alla rete nazionale di Enpa e le terapie vengono regolarmente svolte da una veterinaria. Gravissime anche le affermazioni sulla dottoressa Paola Tintori, tesoriere nazionale dell’Enpa, la quale viene rappresentata come responsabile del rifugio ‘da moltissimi anni’.
In realtà la dottoressa Tintori sta operando all’interno del rifugio solo da pochi mesi e a lei si devono i lavori di ristrutturazione, lo spostamento dei gatti a Perugia e altri progetti. E’ possibile – ma ciò non rappresenta una attenuante né è indice di buona fede – che la situazione descritta nell’articolo, sia pure in maniera decisamente esagerata, possa riferirsi a diversi mesi fa, in particolare ai giorni antecedenti all’avvio dei lavori; giorni in cui inevitabilmente si accumulano e si concentrano materiali da smaltire (‘le pedane accatastate nel prato’) prima dell’inzio delle lavorazioni.
Relativamente alla citata signora Rita, nessuno le ha vietato di fare volontariato: si è dimessa volontariamente e non è più nemmeno socia. Non esistono quindi le descritte (e fantasiose) ‘realtà anomale’ se non nella mente e nelle intenzioni di chi vuole – da una posizione di relativo anonimato – diffamare Enpa e infangare il buon nome della Protezione Animali”.