Insieme Possiamo: “Sansepolcro, un disastro scendere sotto i 15.000 abitanti. Che fare?”. Una città che muore anno dopo anno

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Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di leggere il comunicato del Comune di Sansepolcro relativo ai dati demografici 2022. In sintesi 84 nuovi nati, 220 morti, 415 emigrati e 428 immigrati. Saldo complessivo nell’arco di un anno -123. In 365 giorni si dovrebbe essere passati da 15.343 a 15.220 abitanti o almeno questo si deduce con un semplice procedimento aritmetico, seppure il dato divulgato sia diverso dai dati Istat che circolano e che dipingono una situazione ancora peggiore, dove la popolazione residente sarebbe ulteriormente più bassa. Per comodità utilizzeremo i dati diramati dall’ufficio stampa del Comune di Sansepolcro, pur consapevoli che i veri residenti siano probabilmente un numero forse ancora più basso rispetto a quello dichiarato. Ne sono un esempio una parte dei trasferiti e ritrasferiti all’estero non iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, e altre persone già da tempo domiciliate in altre città che per comodità o vantaggi personali non hanno eliminato la residenza ufficiale da Sansepolcro. Esiste sicuramente anche una situazione inversa, ovvero di persone presenti a Sansepolcro ma non ufficialmente residenti.

Il dato rilevante non è il decremento demografico in atto da tempo, fenomeno non solo locale, ma la diminuzione complessiva dei residenti. Quella del saldo negativo della natalità è una tendenza in corso da molto tempo, responsabile dell’invecchiamento della popolazione e del logico innalzamento dell’età media. Tra l’altro il dato di 84 nuovi nati, se la memoria non ci inganna, è il più basso di sempre dal dopoguerra rapportando nascite con abitanti.

Fino a non molto tempo fa l’immigrazione nazionale ed estera aiutava nel compensare la natalità permettendo al paese di rimanere sempre al di sopra, anche con margine di sicurezza, di quota 15.000.

La soglia dei 15.000 abitanti

Non si tratta di una soglia psicologica ma di un numero di abitanti sotto il quale sono molte le cose che cambiano. Quella più nota è la legge elettorale. Se Sansepolcro si ritrovasse con il nuovo sistema subirebbe un impoverimento politico ancora più preoccupante di quello già in atto. Con la legge elettorale in vigore nei comuni sotto i 15.000 abitanti non c’è solo l’aspetto di una elezione del Sindaco senza ballottaggio, ma anche l’obbligo ad una sola lista di sostegno, l’eliminazione del voto disgiunto e un rafforzamento del maggioritario che impoverirebbe ulteriormente la rappresentanza ed in particolare modo le minoranze chiamate a vigilare su chi guida la città. Tradotto in numeri potrebbe non bastare ad avere rappresentanza consiliare neppure il 15% dei consensi. Sansepolcro sarebbe costretta a riscrivere il proprio Statuto, dato che non sarebbe più obbligatoria la figura del Presidente del Consiglio comunale, l’eventuale dotazione dei gruppi consiliari e la maggior parte degli assessori non sarebbe più esterna ma scelta solo tra gli eletti in Consiglio, e quindi con un ulteriore impoverimento delle professionalità messe a disposizione del Sindaco. Probabili ulteriori modifiche andrebbero fatte al numero delle commissioni e ad altri aspetti minori della vita democratica delle istituzioni cittadine, poiché l’intero Statuto fu concepito con le norme che regolano la vita politica dei comuni sopra i 15.000 abitanti.

Un altro elemento ancora più significativo dell’aspetto elettorale è il probabile cambio di fascia di classificazione del comune e la successiva perdita di prestigio che si potrebbe trasformare in diminuzione di personale e risorse economiche.

Che fare?

È una domanda alla quale la politica cittadina cerca una risposta sempre in ritardo. Sono ormai molti anni che il fenomeno della perdita di popolazione è in atto e le varie amministrazioni susseguitesi hanno principalmente pensato a gestire il presente difettando di programmazione. Le risposte su come fermare questo declino posso essere su due livelli, sempre ricordandosi che alcune dinamiche non rientrano di certo nella possibilità di intervento di un comune.

La prima possibile risposta, ovvero quella immediata per non scendere sotto la soglia di 15.000 già nei prossimi due anni, è farsi aiutare dai propri cittadini con una richiesta diretta di non spostare residenze in altri comuni e chiedere a coloro che al momento non vivono a Sansepolcro di riprendere una residenza temporanea. Questi banali sistemi hanno funzionato in alcuni comuni italiani per evitare simili declassamenti, anche se è necessaria la consapevolezza che si tratterebbe di misure tampone che non risolvono in alcun modo il problema sul lungo termine. Una prospettiva, al momento lontana, come l’eventuale comune unico della Valtiberina non fornirebbe una soluzione immediata per un aumento, meramente aritmetico, della popolazione.

Il secondo livello di intervento, quello di lungo periodo, deve partire dall’analisi dei motivi sul perché il comune si spopola ed individuare con quali soluzioni un comune può realmente intervenire. Capire il problema significherebbe avere maggiore consapevolezza del periodo che stiamo vivendo e il lavoro degli uffici demografici della nostra città, in cui andrebbe potenziato e incentivato l’uso statistico dei dati raccolti, fornirebbe sicuramente qualche importante indicazione.

Capire il problema

Sul tema andrebbero costruiti confronti ed eventi pubblici, coinvolgendo non solo la politica, ma anche i sindacati, realtà imprenditoriali oltre a tutti quei cittadini che potrebbero aiutare ad individuare soluzioni. Non mancano indizi percepibili da chiunque abbia vissuto a Sansepolcro negli ultimi decenni. Certamente la mancanza di opportunità di lavoro per laureati e specialisti porta parte delle giovani generazioni ad allontanarsi verso lidi più interessanti. Allo stesso tempo c’è la qualità del salario, che nel nostro territorio non è più quella del passato e in alcuni casi non regge il confronto neppure con altre realtà italiane. I costi della casa, dei terreni produttivi e delle utenze sono superiori a tanti altri comuni italiani ed in particolar modo a quelli limitrofi. Stesso problema per gli affitti di appartamenti e attività commerciali sui quali ci sarebbe margine per trovare incentivi destinati a calmierare i prezzi. Mancano quasi del tutto sostegni alle giovani coppie destinate a diventare giovani famiglie, alle giovani imprese, ai liberi professionisti e a coloro che creano posti di lavoro di qualità. Con quest’ultimo termine non intendiamo solo un aspetto economico, ma soprattutto un livello accettabile di stabilità lavorativa. Nel nostro territorio è alto il numero di persone che cambiano spesso lavoro, come è interessante notare quanti cittadini stranieri si stabiliscano per brevi o lunghi periodi a Sansepolcro per poi andare in altri luoghi o ritornare nel paese d’origine. Questo fenomeno è particolarmente frequente nelle seconde generazioni, ovvero bambini arrivati assieme ai genitori o nati dopo, che hanno studiato qui, ma poi lasciano il nostro territorio. Ulteriore elemento è quello relativo all’abbandono della montagna e in parte della campagna, luoghi ormai sempre più destinati a seconde case di famiglie non residenti.

Infine un altro punto di partenza sarebbe quello di investire in formazione cercando di coinvolgere università e scuole nel trovare nel patrimonio immobiliare di Sansepolcro luoghi di crescita culturale. In ultimo è utile ricordare che Sansepolcro per oltre cinquanta anni ha mantenuto una popolazione stabile tra 15.000 e poco sopra i 16.000 abitanti, ma nello stesso periodo l’impoverimento di servizi, dalla sanità-sociale alla gestione dei beni comuni e quindi anche all’allontanamento della gestione di parte di essi, ha sicuramente contribuito a rendere la città sempre più povera di sicurezze e opportunità.

Tentare di invertire una complessa tendenza e ridare vita al nostro Borgo? Insieme, Possiamo!

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