Nella città di Alberto Burri, una tesi sul Cretto di Gibellina. La ricerca, di grande valore, tanto da essere pubblicata dalla Florence University Press, è il lavoro compiuto per la tesi di Laurea Magistrale in Architettura all’Università di Firenze di una tifernate Rachele Domenichini, con relatrice la professoressa Emanuela Ferretti e correlatori il professore Giovanni Minutoli e l’architetto Marco Di Salvo: la ricerca si è concentrata sulla scorta di documenti inediti sulle fasi realizzative della grande opera di Burri. La tesi dal titolo “Architettura e arte ambientale: il caso del Cretto di Gibellina nelle sue componenti progettuali, realizzative e conservative” è stata presentata nella Sala Paolo Rossi Monti della Biblioteca comunale Carducci di Città di Castello, alla presenza dei rappresentanti dei due comuni coinvolti in uno dei maggiori esempi di arte ambientale ideata da Alberto Burri, con il significativo contributo nella fase realizzativa dell’architetto Alberto Zanmatti (1932-).
La tesi ripercorre anche le recenti operazioni di restauro (2015). Sono interventi sindaco di Città di Castello Luca Secondi, che ha portato il saluto del Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Musei Burri, Prof. Bruno Corà, il sindaco di Gibellina, Salvatore Sutera, Daniele Nastasi – responsabile dei Servizi Culturali, sport e spettacolo del Comune di Gibellina e responsabile amministrativo del MAC Gibellina, Michela Botteghi, assessore alla Cultura del Comune di Città di Castello, Marco Petrini Elce, presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della provincia di Perugia, di Patrizia Montani, coordinatrice della Biblioteca comunale Carducci, dei docenti dell’università di Firenze e di altri protagonisti del cantiere 1985-2015 ed il Professor, Giacomo Pirazzoli. Nell’occasione Gisella Zanmatti ha portato un saluto del padre Alberto.
Abstract
L’oggetto della tesi è il Grande Cretto di Gibellina e la sua esemplarità nell’arte contemporanea, specialmente per quanto riguarda il rapporto tra il ruolo dell’artista e quello dell’architetto, come pure fra l’ideazione e l’opera realizzata. La ricerca mira, inoltre, ad approfondire la conoscenza della figura dell’architetto Alberto Zanmatti, del suo rapporto con l’artista Alberto Burri e la loro collaborazione che si dipanerà per tutta la vita e prosegue attraverso la disamina di documenti d’archivio relativi alla costruzione, in gran parte inediti o solo parzialmente studiati, per poi concentrarsi sulla costruzione sul Cretto.
Si tratta infatti di un’opera simbolo della collaborazione tra Burri e Zanmatti. Lo studio parte dal terremoto del 1968 e approfondisce tutta la cantierizzazione, tema rimasto del tutto ai margini della storiografia: la costruzione dei primi tre blocchi come modello ”al vero” che non vengono approvati dall’artista perché troppo “rigorosi”; il primo cantiere (1985-1989) che vede l’utilizzo di casseforme particolari. Il progetto viene concluso soltanto nel 2015, in occasione del centenario dalla nascita di Burri, circostanza in cui si effettua anche un primo restauro della parte realizzata negli anni Ottanta, che però, se da un lato ristabilisce l’immagine dell’opera togliendo la vegetazione e restaurando le parti che risultavano rovinate, dall’altro lascia aperti molti interrogativi sulla scelta dei materiali e sulle tecniche utilizzate, nonché sulla “filosofia” generale dell’intervento.