La salvaguardia di SOGEPU come società pubblica per la gestione dei rifiuti, è ed è sempre stata al centro della nostra azione politica come risorsa fondamentale per le politiche ambientali e come fattore di sviluppo e occupazione.
I fatti riportati dalle ultime cronache gettano invece una pesante ombra sulla sua gestione e sull’operato di un Amministratore Unico che, lo ricordiamo, è stato riconfermato per ben tre mandati, nove anni complessivi, più altri due anni oltre il limite massimo consentito dallo stesso Regolamento che oggi il Sindaco Secondi richiama nell’annunciare la sua sostituzione: strano modo di rispettare le regole, con due anni di ritardo, e proprio subito dopo un’indagine che sta verificando ipotesi di reato molto gravi per un amministratore pubblico, come corruzione e abuso d’ufficio. Quello che ha impedito al sindaco di sostituirlo alla sua scadenza non è mai stato chiarito, malgrado le reiterate domande da parte nostra: è invece chiaro che quando un amministratore operasse al di fuori delle linee di politica aziendale assegnate, verrebbe mandato a casa molto prima, e, sicuramente, alla scadenza naturale.
Val la pena ricordare che un consiglio di amministrazione a tre esisteva già 10 anni fa, ma fu l’allora maggioranza a guida Bacchetta a deliberare una modifica statutaria che permise di nominare un Amministratore Unico, con amplissimi poteri discrezionali sulla gestione degli importi, delle consulenze e dei contributi, nel limite di centomila euro a volta. Da allora la gestione della società pubblica è stata più volte oggetto di azione politica di controllo da parte di consiglieri comunali con reiterate richieste di trasparenza: peccato che due di essi siano stati citati in giudizio per danno di immagine, generando addirittura un vulnus di democrazia che solo la sentenza emessa il 13 aprile ha sanato, dichiarando inesistente il reato di diffamazione e condannando Sogepu alle spese legali.
Chi altri doveva controllare la corretta gestione della cosa pubblica affidata ad una partecipata, posseduta al 91% dal Comune di Città di Castello, se non il socio di maggioranza?! Chi pensa oggi di potersi nascondere dietro l’annunciata sostituzione dell’amministratore, eludendo le responsabilità politiche di chi ha governato questo Comune in perfetta continuità nell’ultimo decennio, si illude.
A due anni di distanza i cittadini si chiedono ancora perché l’attuale Sindaco e il PD, allora a guida Mariangeli, dopo averne chiesto nell’aprile 2021 la rimozione specificando che “non si sarebbero capite le ragioni che avessero spinto l’amministrazione a tenere un comportamento diverso” , si apprestano a sostituirlo solo ora.
Nell’attesa delle risultanze dell’indagine e delle scontate quanto dovute dimissioni di Goracci, resta inappellabile il giudizio politico sulle amministrazioni comunali che si sono succedute, incapaci di garantire la gestione pubblica della raccolta rifiuti e di salvaguardare l’immagine e l’operato della principale partecipata. Ma neppure un CDA a tre potrà garantire una corretta governance, se non verranno nominate figure di inconfutabile competenza, onestà e autonomia, capaci di cambiare le logiche di gestione e di resistere agli interessi del privato.In SOGECO, società a maggioranza privata che si è aggiudicata la gestione rifiuti per i prossimi 15 anni, SOGEPU rischia infatti di avere un ruolo subalterno come mero braccio operativo, possedendo il 49% della società costituita con Ecocave(Ece).
Consigliera Comunale Emanuela Arcaleni
Castello Cambia, M5S, Sinistra Civica Progressista, Alleanza Verdi Sinistra
(Coordinamento del Cambiamento)