So.ge.pu: Castello Cambia “i vertici dell’azienda decidono di non ricorrere in appello contro la sentenza, ristabilita piena agibilità politica di chi ha portato legittimamente avanti il ruolo di consigliere comunale”

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Per la prima volta  una mozione presentata dall’opposizione sortisce il suo effetto per il solo fatto di essere stata messa all’ordine del giorno senza essere discussa né approvata. E’ quanto successo nel Consiglio comunale dell’11 maggio, quando Il Sindaco nelle comunicazioni ha reso ufficialmente  noto che i vertici di Sogepu hanno deciso di non ricorrere in appello contro la sentenza che li ha visti perdere la causa per diffamazione intentata anni fa contro due allora consiglieri comunali (Bucci e Morini). Accettando così la sentenza che la condanna anche alle spese legali, Sogepu intende chiudere una pessima pagina della politica tifernate, che non avrebbe mai dovuto essere scritta, e che ha visto un ente controllato citare in giudizio un soggetto controllore e porlo di fatto in una situazione di conflitto di interessi, tale da inficiare le possibilità dei due consiglieri di continuare ad agire controlli e deliberazioni nei confronti della principale partecipata comunale. Un unicum nella storia politica tifernate, che ha diminuito fortemente le prerogative del ruolo dei consiglieri comunali, creando un vulnus di democrazia che solo la sentenza del 13 aprile ha sanato. 

Da oggi è  ristabilita la piena agibilità politica non solo di chi è stato assolto, su cui si dissolve l’ ombra di aver agito per altri fini che non fossero quelli della tutela del bene comune e degli interessi della città, ma anche di tutti coloro che intendono la politica come dibattito franco e leale, confronto anche aspro ma nelle sedi istituzionali, non in quelle giudiziarie. Intentare cause che comportano consistenti esborsi di soldi pubblici, fin da subito era parso un azzardo a chi come noi conosceva le carte e le intenzioni corrette dei Consiglieri, ingiustamente accusati di aver recato danno di immagine a Sogepu e querelati con richiesta di 200.000euro.

Prospettare un ricorso in appello era ancor più assurdo, data la chiarezza della sentenza e l’ulteriore esborso di soldi pubblici che dovrebbero essere amministrati per tutt’altri scopi e necessità.

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