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75 anni fa, il terremoto al borgo

“Dal tredici giugno la popolazione di Sansepolcro vive nelle strade, accampata come meglio le è stato possibile sotto le grandi tende bianche della Croce Rossa, fra la polvere fina della pianura e l’odore intenso dei tigli”. Comincia così l’ampio articolo che il periodico “Tempo” del 26 giugno 1948 dedicò al terremoto che appunto il 13 giugno di quello stesso anno, era domenica, colpì il Borgo. Erano all’incirca le 8 del mattino, la scossa durò otto interminabili secondi e sfiorò il IX grado della Scala Mercalli, seguita da altre di più lieve entità che andarono avanti per l’intera settimana seguente ma pur sempre capaci di infondere paura nella popolazione che si era già riversata gridando nelle strade. Il 90% delle abitazioni risultò inabitabile e si provvide a organizzare in fretta gli aiuti e l’accampamento della gente.

Anche grazie al supporto del ministro Amintore Fanfani, presente in quei giorni a Sansepolcro perché colpito da un grave lutto familiare, che con sindaco, Prefetto e il Questore di Arezzo, guidava le operazioni di soccorso. “I danni sono veramente gravi” testimoniò l’articolo del Tempo “A chi entra oggi in Sansepolcro non è concesso di vederli perché le pareti esterne degli edifici hanno retto alle scosse. Ma gli interni sono più o meno tutti danneggiati. Così la città ha bisogno di urgenti aiuti, perché ora la stagione è buona ma poi verrà l’autunno con le piogge e l’inverno con le nevi.

Il Pier della Francesca è salvo, un po’ toccato il Leon Battista Alberti”. Circa 2500 gli sfollati, particolarmente colpiti l’ospedale, la Cattedrale e la chiesa di San Francesco dove il crollo di una volta causò una vittima. La ricca documentazione fotografica del periodico testimonia le condizioni di quei giorni, con una istantanea che ritrae l’avvocato Amelio Fanfani, la mamma e il figlioletto nell’alloggiamento di fortuna in cui la famiglia si era rifugiata dopo il disastro. Son trascorsi esattamente 75 anni da quel tragico giorno, ma la memoria è ancora viva per una comunità che nel corso della sua storia ha convissuto periodicamente con la paura del sisma.

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