Per molti anni l’hanno potuta vedere solo le ‘pinzochere’ di San Giacomo, ovvero le monache francescane che a inizio Cinquecento avevano chiesto a Luca Signorelli un dipinto con tutti i santi che ispiravano la loro vita di clausura; tre secoli dopo se ne innamorò il primo direttore del Louvre, ma le imponenti dimensioni (due metri per tre con sei tavolette laterali e predella) ne impedirono la requisizione; è la cosiddetta Pala di Santa Cecilia, gioiello ‘nascosto’ della pinacoteca di Città di Castello, che potrà presto tornare allo splendore originario grazie ad un restauro integrale di pellicola e supporto. Il progetto verrà illustrato in occasione dei centoundici anni del museo tifernate, giovedì 29 giugno alle 18:30, alla presenza del Sindaco e Assessore alla cultura, con il Professor Tom Henry, massimo esperto signorelliano, assieme al promotore del restauro, Giuseppe Sterparelli, già curatore della monografia Luca Signorelli a Città di Castello (Petruzzi, 2013).
L’operazione, salutata con grande favore dall’amministrazione comunale, sfrutterà l’Art Bonus, strumento per il sostegno del patrimonio artistico nazionale, ed ha già raccolto la candidatura dell’Università eCampus come mecenate dell’iniziativa. Il restauro sarà infatti determinate non solo per la valorizzazione dell’opera, che sarà visitabile nelle varie fasi del restauro direttamente nelle sale di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, ma anche per chiarire i dubbi che nel tempo hanno riguardato l’attribuzione del dipinto. Le forti ridipinture e l’annerimento della superficie, dovuto a secoli di illuminazione a candela, ne hanno infatti oscurato le caratteristiche, rendendo ormai difficoltoso riconoscere la mano del Maestro da quella degli allievi.
Oggi, a distanza di oltre cinquecento anni e in occasione delle celebrazioni dell’artista cortonese (ma cittadino di adozione di Città di Castello dal 1488), sarà possibile restituire l’opera alla sua forma originaria grazie alle più moderne tecnologie di indagine, presentando dal vivo e “in progress” i risultati: in definitiva l’ingresso di un “nuovo” Signorelli nel panorama artistico italiano. I visitatori della Pinacoteca tifernate, ovvero il secondo museo dell’Umbria, potranno visitare il cantiere del restauro per tutto l’anno delle celebrazioni signorelliane, in perfetta sinergia con il percorso museale itinerante “La Valle del Signorelli”, che prevede il coinvolgimento di otto comuni dell’Altotevere con opere del pittore e della sua bottega. Intanto giovedì si accenderanno le luci sull’opera; dopo una presentazione della ricca storia della Pala di Santa Cecilia, sono previste visite al dipinto illuminato ad hoc con letture delle attrici tifernati Irene e Marta Bistarelli e la possibilità di ascoltare il suono dell’organo raffigurato nell’opera (nelle mani di Santa Cecilia, protagonista del dipinto e patrona della musica), grazie all’interpretazione del Maestro Simone Marcelli.