Le ondate di calore che stiamo vivendo sono una delle manifestazioni della crisi climatica. Ignorare o negare quello che è comprovato a livello scientifico equivale a un atto di grave irresponsabilità politica. Mentre illustri esponenti del negazionismo climatico dicono che in fondo d’estate fa sempre caldo e non c’è alcun motivo di creare allarmismo, la verità è che ignorare questi fenomeni vuol dire mettere a rischio la salute pubblica e in particolar modo le persone più fragili.
L’Umbria, in tal senso, è una regione totalmente impreparata. Abbiamo ancora oggi strutture sanitarie, come l’ospedale di Terni, dotate di sistemi di raffrescamento estremamente obsoleti che rendono disagevole la vita dei pazienti e degli operatori sanitari. Come se non bastasse, il Piano nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute del 2019 è totalmente disatteso. Non solo non esiste alcuna facilitazione delle prestazioni e della continuità dei servizi territoriali, ma nel caso del Primo soccorso di Amelia chiuso per i weekend abbiamo assistito addirittura ad una vera e propria contrazione della continuità assistenziale. Nel frattempo, però, assistiamo anche alla campagna di propaganda sull’abbattimento delle liste d’attesa che è la diretta negazione della realtà.
Fino a due giorni fa sulla mappa presente nel sito del Ministero della Salute relativa ai numeri utili erano presenti solo i contatti del Comune e dei Vigili urbani di Perugia. Il piano prevede un prolungamento e un potenziamento dei centri anziani climatizzati, ma ad oggi questo compito è completamente delegato ai centri commerciali. La circolare Ministeriale del 17 luglio prevede l’istituzione di un codice calore nei Pronti soccorso, la riattivazione delle USCAR, il potenziamento delle guardie mediche e l’attivazione degli ambulatori 7 giorni su 7. Nell’interrogazione che stiamo depositando in queste ore vogliamo capire che cosa sta facendo la Regione Umbria e quando pensa di attivare queste misure. Ricordiamo che da poche settimane l’Umbria ha inserito, prima regione in Europa, nel proprio Statuto un articolo specificamente dedicato alla crisi climatica e alla necessità di adottare precise azioni di contrasto e di adattamento in ogni settore, compreso quello della sanità. Nel 2022 abbiamo avuto 18.000 morti in Italia causate dal caldo. Questa situazione può essere definita in ogni modo fuorché un’emergenza.