Arcaleni (Castello cambia) “Affrontare il randagismo felino, in grande aumento, e supportare i volontari che si stanno attivando è una questione di civiltà”

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La situazione del randagismo felino a Città di Castello, e non solo, sta assumendo contorni preoccupanti e su questo la mia interrogazione al Comune intende avere risposte e fare alcune proposte.

Numerose sono le segnalazioni dei cittadini, sia pubblicamente che in privato, che evidenziano una situazione pressochè ingestibile, malgrado la buona volontà di tanti, a causa di un consistente aumento dei gatti in ogni quartiere e frazione. La fine che rischiano di fare i gatti randagi è sotto gli occhi di tutti, specie lungo i cigli delle strade. Una strage annunciata. Ma non solo. I randagi interi favoriscono, tramite accoppiamenti e lotte territoriali, la diffusione di malattie feline, e inevitabilmente anche i gatti di proprietà che vengono a contatto con tali esemplari, possono esserne contagiati.

La soluzione, ad alto grado di inciviltà, al momento è quella dell’avvelenamento

 di massa, sempre più frequente ove sono i covi senza controllo delle nascite.

C’è assoluto bisogno che gli organi competenti, ASL e Comune, si attivino maggiormente per affrontare il problema:  è necessaria una campagna di sensibilizzazione e di sterilizzazione gratuita, e contro l’abbandono, come avviene in tanti altri Comuni con accordi tra Ente e associazioni, come ENPA, che ha da poco riconquistato appalto di gestione di canile e gattile di Lerchi, con un consistente introito. Forse è anche necessario agevolare le sterilizzazione dei covi e aumentare i giorni dediti alla sterilizzazione tramite Asl ed evitare la prenotazione anticipata che implica lo stallo del gatto randagio in locali privati.

Ricordiamo che i gatti randagi sterilizzati tramite Asl vengono forniti di Microchip e questo sarebbe opportuno anche per  gatti di proprietà onde evitarne l’accidentale cattura. È necessario nella nostra zona potere avere un punto di assistenza pubblico per i volontari alle prese con emergenze, perchè doversi rivolgere ai privati , più celeri e vicini, comporta costi inammissibili.

Di certo, il problema è reale: forse potrebbe aiutare anche la creazione di punti di riferimento e riparo idonei, per colonie censite, funzionali ed esteticamente non invasive per il territorio, dove sia il  volontario che il privato possano apportare il proprio aiuto per monitorare, curare e nutrire le colonie. Anche questa è civiltà.

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