Carceri e riabilitazione – Presentato in Provincia il volume “Quando il pianto è un canto”

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Raccolta di poesie di reclusi degli istituti penitenziari di Perugia e Spoleto. Iniziativa destinata ad essere estesa a tutti i detenuti in Italia

“Quando il pianto è un canto” è destinata a non rimanere un’esperienza isolata. La raccolta poetica, frutto di un eccezionale lavoro introspettivo effettuato da recluse e reclusi degli istituti penitenziari di Perugia e Spoleto, visto il suo alto valore sociale, farà da apripista per la creazione di una nuova sezione speciale del Premio letterario Città di Castello, riservata a tutti i penitenziari italiani (dal titolo “Destinazione altrove – La scrittura come esplorazione di mondi senza tempo”).
La notizia è stata data giovedì pomeriggio in occasione della presentazione, nella Sala del Consiglio della Provincia di Perugia, del volumetto pubblicato su iniziativa dell’Associazione culturale Tracciati Virtuali e della casa editrice LuoghInteriori.
“Quando il pianto è un canto” è il risultato del fortunato progetto promosso dalla curatrice Francesca Gosti, che ha ideato un Corso di Scrittura Creativa nei due penitenziari umbri, affiancata dall’Associazione “Nel Nome del Rispetto”.
La silloge, che è stata premiata dalla giuria del Premio Letterario Città di Castello, è stata finanziata da “Tracciati Virtuali” e dalla casa editrice tifernate LuoghInteriori, ed i proventi della vendita verranno utilizzati per arricchire e integrare il fondo dei volumi all’interno delle due case di reclusione.
A credere fermamente nel progetto, che si sposa con gli obiettivi di reinserimento e rieducazione dei detenuti, è stato tra gli altri il senatore, Walter Verini, segretario della 2a Commissione permanente sulla Giustizia del Senato presente alla presentazione di giovedì scorso. “D’accordo con l’editore Antonio Vella – ha riferito lo stesso Verini – abbiamo pensato di strutturare questo progetto, istituendo una sezione del Premio letterario Città di Castello dedicata a tutti i detenuti d’Italia. L’idea è già stata accolta favorevolmente dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Mi auguro poi che prima possibile – ha aggiunto – vengano prese decisioni sul Provveditorato per le carceri: è necessario e urgente che si ripristini il Provveditorato regionale in Umbria, come nelle altre regioni, per avere una struttura vicina agli istituti, in grado di rispondere al meglio, ogni giorno, alle esigenze di Capanne, Terni, Spoleto e Orvieto. Confidiamo che questa esigenza possa venire accolta”.
Tornando a “Quando il pianto è un canto”, la consigliera delegata della Provincia di Perugia Erika Borghesi, lo ha definito un “progetto nel progetto”. Borghesi nel suo saluto ha colto l’occasione per rivolgere parole di gratitudine verso tutti i soggetti che “in maniera instancabile e con grande passione hanno condotto questa attività presso i due penitenziari”. “Un progetto – ha sostenuto – che ha portato ad una grande produzione letteraria con risultati di notevole spessore. La scrittura creativa riesce a scavare interiormente e dà modo ai reclusi di riacquisire consapevolezza e l’auspicio di poter riprendere il proprio percorso di vita. Va seminato il seme del rispetto – ha poi aggiunto, rivolgendo un pensiero particolare all’omonima associazione -. Le istituzioni hanno il dovere di agire affinché la dignità delle persone non venga umiliata in alcuna situazione”.
Pensiero quest’ultimo condiviso anche dall’assessora alla Cultura del Comune di Città di Castello, Michela Botteghi secondo la quale “la riabilitazione di un condannato deve partire da un lavoro sulla sua stessa dignità”. Da parte del vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Michele Bettarelli è stato invece assicurato l’impegno a sollecitare la Giunta regionale a sostenere questa lodevole iniziativa.
Alla presentazione del volume hanno preso parte anche la direttrice del Penitenziario di Perugia Capanne, Antonella Grella, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Perugia Carlo Orlando, insieme all’avvocato del Foro di Perugia Alessandro Ricci, la presidente dell’Associazione “Nel nome del rispetto”, Maria Cristina Zenobi, e la curatrice della stessa pubblicazione, Francesca Gosti.

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