Un gesto, simbolico quanto si vuole ma indicativo di una posizione chiara, di una scelta di campo che non dia adito ad equivoci, senza se e senza ma. Un’immagine, perché siamo nella civiltà delle immagini ed a volte un’immagine è un modo efficace per veicolare un messaggio senza interpretazioni fuorvianti.
Alcune parole è però comunque doveroso aggiungerle, perché non si può restare in silenzio di fronte ad una violenza che non ha nulla di umano, che si accanisce contro le donne ma che ferisce (o, meglio, dovrebbe ferire) tutti, senza alcuna distinzione.
Perché la violenza sulle donne non è una tragedia che riguarda solo l’universo femminile ma un dramma che investe l’intera società, se tale società pretende che l’aggettivo civile possa legittimamente essere associato al suo nome.
Nella consapevolezza che sono necessarie azioni concrete (sul piano legislativo come su quello della reale attuazione delle norme) ma che le stesse non saranno mai sufficienti senza una presa di coscienza collettiva.
I numeri stanno ad indicare che siamo di fronte ad una tragedia che ha da tempo assunto i caratteri dell’emergenza sociale.
Se “Il silenzio della ragione genera mostri”, anche il semplice silenzio finisce per ingenerare, lo si voglia o no, una sorta di oggettiva complicità, fosse pure inconsapevole.
Non si può tacere e non si può nemmeno ignorare, fingere di non vedere, addirittura girare lo sguardo altrove.
Occorre metterci la faccia. E il Cesvol Umbria Ets il 25 novembre ci metterà la faccia, cambiando per un giorno il proprio logo.
L’immagine che lo contraddistinguerà tornerà poi quella consueta, ma tale scelta ne connoterà in maniera inequivocabile la posizione, chiara e non ambigua, palese e non nascosta, esplicita e non reticente.
Perché se il logo dedicato alla “Giornata” è correlato ad una data simbolica, l’adozione temporanea dello stesso implica comunque un’assunzione di responsabilità. E quella non può esaurirsi in 24 ore. Proprio per questo il Cesvol Umbria Ets coglie l’occasione per ribadire la propria assoluta disponibilità a collaborare con tutti i soggetti pubblici o privati disponibili ad impegnarsi concretamente (sul fronte dell’informazione, della sensibilizzazione, della raccolta fondi ecc.) sul tema del contrasto alla violenza contro le donne.
L’iniziativa del Centro Servizi Volontariato umbro era stata decisa da tempo e non è stata pensata all’indomani del barbaro omicidio che riempie le cronache nazionali in questi giorni, che è solo la punta di un iceberg del quale, come sempre accade, è difficile percepire le esatte dimensioni.
E se gli iceberg si sciolgono come effetto del cambiamento climatico, solo il cambiamento del “clima” sociale, solo un lavoro collettivo teso alla costruzione di una comune coscienza, solo uno sforzo corale al quale nessuno può sottrarsi possono rappresentare una possibile via d’uscita.
Senza farsi illusioni, ma senza alzare bandiera bianca. Che bianca non sarebbe, perché impregnata di troppo sangue innocente.