Imelda Starnini, la “maestra” d’Italia se ne è andata ieri sera. Ci lascia un simbolo ed un esempio di vita per tutti ed in particolare per le giovani generazioni. Novanta anni, era nata a Selci il 3 Febbraio 1933, residente a Citta’ di Castello con la famiglia e la scorsa estate con il suo bellissimo desiderio di prendere il diploma di maturità e diventare maestra (il sogno di una vita), ha conquistato le cronache nazionali e non solo diventando un punto di riferimento del mondo della scuola e non solo – I sindaci di Città di Castello, San Giustino ed il Preside del “Sales”: “una grande donna, la ricorderemo”.
Imelda Starnini, la “maestra” d’Italia se ne è andata ieri sera: ci lascia un simbolo ed un esempio di vita per tutti ed in particolare per le giovani generazioni. Novanta anni, era nata a Selci il 3 Febbraio 1933, residente a Citta’ di Castello con la famiglia e la scorsa estate con il suo bellissimo desiderio di prendere il diploma di maturità e diventare maestra (il sogno di una vita), ha conquistato le cronache nazionali diventando un punto di riferimento del mondo della scuola e non solo tanto da meritarsi riconoscimenti ufficiali da parte dei due comuni di appartenenza, San Giustino e Citta’ di Castello, dell’’Istituto San Francesco di Sales, dove a Luglio si è diplomata presso il “Liceo delle Scienze Umane”, del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che in una lettera definì “lodevole l’impegno che ha profuso nello studio per il conseguimento del diploma, ma, soprattutto, la sua determinazione nel non abbandonare il suo sogno”. Sempre sorridente e positiva, la signora Imelda, seguita con amore e dolcezza dai figli, Luca e Sara Mercatelli, subito dopo aver conseguito il diploma, ha avuto l’onore ed il piacere di esaudire un altro sogno, quello di stare seppur in maniera simbolica qualche minuto dietro una cattedra davanti agli alunni di una classe della rinnovata scuola primaria di Userna, grazie all’invito del sindaco Luca Secondi rivolto nel corso della consegna ufficiale di una targa ricordo in consiglio comunale. “La mamma è volata in cielo, grazie di tutto”, con un breve ma eloquente messaggio i figli Luca e Sara hanno comunicato la triste notizia, attenuata se mai può esserlo per la scomparsa, dalla bellissima storia di vita vera che proprio negli ultimi mesi della sua esistenza ha vissuto la mamma coronando il sogno del diploma e poi di una giornata in classe con i bambini e i giovani che ha sempre amato. Appresa la notizia il sindaco Luca Secondi ed il “collega” di San Giustino, Paolo Fratini, assieme alle rispettive giunte comunali, unitamente al dirigente scolastico dell’Istituto “San Francesco di Sales”, Simone Polchi, hanno espresso alla famiglia “le più sentite condoglianze e vicinanza di due comunità locali e della scuola che si stringono con affetto e ammirazione in un abbraccio nel ricordo di una grande donna, di grandi valori ed esempi per le giovani generazioni. Troveremo modi adeguati ed iniziative concrete per ricordare nel tempo la nostra “maestra” Imelda che ci lascia in eredità un sogno coronato, un sorriso ed un esempio di amore e rettitudine da seguire per sempre”. I funerali si svolgeranno domani, mercoledi 20 dicembre alle ore 14,30 presso la chiesa di Cerbara.
LA STORIA
Figlia di mamma, Veronica e papa’ Giulio, “fabbro”, nata a Selci Umbro nel comune di Sangiustino, seconda di quattro fratelli (Laura, Cecilia e Pietro) Imelda ha vissuto un’infanzia serena sia pur contraddistinta dalle difficoltà economiche del periodo. Ha frequentato la scuola elementare a Selci: racconta che furono anni difficili legati alla guerra dove le lezioni erano spesse interrotte dalla sirena delle Officine meccaniche “Nardi” (simbolo del comparto metalmeccanico) che segnalava i possibili bombardamenti. “Si correva a casa e spesso si doveva sfollare in campagna”. Molto legata alla figura dello zio Eligio Starnini, uomo colto e altruista, che si occupo’, tra l’altro, della demolizione e ricostruzione dell’aereoporto San Egidio di Perugia, sindaco di San Giustino in un periodo dove c’era la miseria e la “tessera annonaria” che definiva quanta farina e generi alimentari si potevano avere al mese per ogni famiglia. Imelda racconta che Eligio spesso cedeva la propria parte alle mamme con tanti bambini. Lo zio, sposato con Rosina, non poteva avere figli e aveva preso a cuore la nipote, ragazzina educata e volenterosa, promettendole che appena la guerra fosse finita “ci avrebbe tirato fuori una maestra”: purtroppo lo zio morì improvvisamente all’età di 40 anni, infrangendo i sogni di Imelda. La zia Rosina, rimasta vedova, chiese alla mamma di Imelda di lasciare che la bambina andasse a vivere con lei. Imelda soffrì molto il distacco dai propri genitori e dai fratelli, ma per le situazioni economiche dell’epoca sembrava essere una buona soluzione anche per poterle offrire la possibilità di studiare. La zia Rosina, donna benestante, ma molto severa, non portò avanti i desideri dello zio Eligio, non la fece studiare per diventare maestra elementare, ma la iscrisse ad una scuola di taglio e cucito. Gli anni passavano, Imelda è sempre stata una ragazza curiosa e impegnata riuscendo a prendere la patente di guida tra le primissime donne di Italia e a Selci con la sua “Giardinetta Belvedere” era un supporto per tantissime persone, accompagnava spesso tutti quelli che avevano bisogno di muoversi fuori dal paese. Anche nel periodo della tubercolosi portava i figli a vedere i genitori nel sanatorio di Città di Castello, tanto che, fortunatamente in maniera non grave, anche lei contrasse la malattia. La casa della zia Rosina, che si occupava di amministrazione dei campi, era frequentata da gente di Selci, tra i quali il parroco, Don Marcello Mercatelli, che veniva spesso a richiedere lavoro per le persone più povere e bisognose. Don Marcello era un bel ragazzo, primo di 5 fratelli tutti maschi, che per le usanze dell’epoca dovette studiare in seminario e si consacro’ sacerdote; colto e illuminato si occupò tra l’altro, della costruzione dell’asilo della banca del paese ed era amato da tutti. Imelda e Marcello si conoscono meglio e si innamorano, situazione sicuramente “non facile” da gestire per quell’epoca, non vista certo di buon occhio: ma non volendo rimanere “nascosti”, Don Marcello chiede al Papa Paolo VI la dispensa dei voti Sacerdotali e pur rimanendo profondamente religioso, riesce a sposare Imelda, dalla quale unione nascono due figli Luca e Sara e successivamente 3 nipoti ( Chiara, Samuele, Leonardo e un bisnipote Lorenzo). Nel 2010 il marito viene a mancare e Imelda, affranta dal dolore riesce a trovare conforto e amore nella bella famiglia che ha cresciuto. Il resto è storia dei giorni nostri, anche la sua “passione” per lo sport, la boxe ed il calcio in particolare: è stata tifosa del Milan e della Nazionale, da sempre “innamorata” di Gianni Rivera, simbolo rossonero.