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Scoperta e benedetta lapide in ricordo di Monsignor Pompeo Ghezzi

Lo scorso 27 dicembre, a conclusione del solenne pontificale nella solennità di san Giovanni Evangelista, patrono di Sansepolcro e della diocesi di Arezzo – Cortona – Sansepolcro, il vescovo diocesano, mons. Andrea Migliavacca, ha scoperto e benedetto una lapide a ricordo del suo predecessore mons. Pompeo Ghezzi, vescovo di Sansepolcro dal 1912 al 1953.

Mons. Ghezzi è tra i protagonisti della storia altotiberina della prima metà del XX secolo. Giunto dalla Lombardia (era a nato a Gorgonzola il 4 giugno 1869) in riva al Tevere su designazione di papa san Pio X, portò con sé l’esperienza del cattolicesimo sociale maturata a Treviglio insieme a mons. Ambrogio Portaluppi e con l’incoraggiamento dell’arcivescovo di Milano, il beato card. Andrea Carlo Ferrari.

Nella diocesi tosco-romagnola seppe inserirsi a fondo nelle dinamiche della vita locale, portando avanti un’intensa attività di promozione umana attraverso la presidenza di numeri istituti a carattere sociale e sanitario (orfanotrofi maschile e femminile, ospedale civico, conservatorio San Bartolomeo, Confraternita di Misericordia). Sul piano religioso favorì l’Azione Cattolica come strumento di promozione del laicato, riorganizzò il seminario diocesano, operò per il restauro della cattedrale e la ricostruzione delle chiese lesionate dai terremoti del 1917 in Toscana e del 1918/1919 in Romagna, accolse in diocesi numerose congregazioni religiose femminile (in particolare le Suore della Carità dette di Maria Bambina). Soprattutto, seppe condividere i bisogni e le necessità della gente, attraverso l’esercizio di una carità quotidiana fatta di prossimità, ascolto e condivisione. Nell’ultima fase della vita conobbe il dramma della seconda guerra mondiale, che nell’estate del 1944 interessò tutta la diocesi, attraversata dalla Linea Gotica, con stragi e devastazioni che, tra l’altro, videro morire tre preti diocesani uccisi dai nazifascisti. In questo frangente, mons. Ghezzi rimase in mezzo al suo popolo, prodigandosi per difenderlo e proteggerlo; molte famiglie che abbandonavano la città per sfollare in campagna gli consegnarono la chiave di casa, certi di lasciarla in buone mani. Nel dopoguerra avviò la ricostruzione morale e materiale costituendo, già alla fine del 1944, la Pontificia Commissione Assistenza. Ormai anziano, nel 1953 fu promosso arcivescovo titolare di Gabula e lasciò Sansepolcro per ritirarsi nella natia Lombardia dove morì, mantenendo fino all’ultimo contatti epistolari con i suoi antichi diocesani, il 17 aprile 1957.

Già in passato a suo nome era stata intitolata una via nel quartiere Le Forche, alla periferia ovest di Sansepolcro. Nel 1982 sulla sua tomba, nella cappella  del Volto Santo in Cattedrale, venne collocata una artistica lastra marmorea. Ora, il suo nome è ricordato nella nuova lapide esposta nel chiostro di quel Palazzo Vescovile che per 42 anni fu la sua casa, una casa con la porta aperta per tutti. La lapide è stata promossa dal gruppo dei volontari dell’Archivio Storico Diocesano e da un gruppo di associazioni cittadine (Vivere a Borgo Sansepolcro, Cavalieri del trebbio, Società Rionale Porta Romana, Pro Loco di Cisa, Gragnano, Gricignano, Santa Fiora e Tebbio). Una volta terminato il restauro del loggiato di Palazzo delle Laudi si prevede di collocare la lapide in quella sede, vero e proprio “pantheon” della memoria cittadina.

Questo il testo dell’epigrafe:

A

POMPEO GHEZZI

Vescovo di Sansepolcro dal 1912 al 1953

Attento di bisogno del popolo a lui affidato

dispiegò con generosità e abnegazione

la sua azione pastorale

anche nelle associazioni caritative

e nelle pubbliche istituzioni.

Promosse la rinascita dell’ospedale civico

difese con fermezza la toscanità di Sansepolcro

restituì alla cattedrale sua antica bellezza.

Nei tempi della guerra

testimoniò la sua grande fede

prodigandosi con coraggio

per alleviare le sofferenze della popolazione

e difendere la città dalle distruzioni.

Sansepolcro grata ne fa memoria

MMXXIII

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