Cultura della Pace, il discorso di fine anno del Presidente Mattarella fa eco nella città di Sansepolcro

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“Le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, in occasione del discorso di fine anno, relativamente ai conflitti che interessano il nostro pianeta, pur tristi e di grande ammonimento, hanno suscitato in noi anche uno scatto di orgoglio, nell’esatto istante in cui Mattarella ha fatto un chiaro richiamo, non semplicemente alla PACE, ma alla Cultura della Pace.”

A parlare sono il presidente del consiglio comunale Antonello Antonelli in concerto con Leonardo Magnani dell’associazione Cultura della Pace.

“A Sansepolcro, dove l’Associazione per la Cultura della Pace opera ormai da tanti anni, con lo scopo principale di formare il cittadino al dialogo, base imprescindibile per qualsivoglia ricerca di soluzione alle controversie, l’appello è stato accolto con grande gioia, come riconoscimento dell’attività sinora svolta.

Una azione che sprona il cittadino ad opporsi alle sopraffazioni della guerra che genera odio che non si ferma con la fine dei conflitti, ma vive come fuoco sotto la cenere, per tornare ad incendiare gli animi alla prima occasione.

Azione che attraverso il rispetto delle culture, delle tradizioni, della fede possa creare comprensione, condivisione, compassione.

Educare alla pace, tramite la costruzione della coscienza collettiva, crea la cultura della pace, ed è l’unico mezzo a nostra disposizione per sperare in un futuro migliore, fondato sul riconoscimento reciproco delle differenze come ricchezza, e ad intraprendere politiche che siano più possibile lontane da interessi strategici.

Coltivare la parte migliore di noi e dei nostri figli, significa creare le premesse di un domani migliore sotto tutti i profili.

Quindi grazie al Presidente della Repubblica, che ci ha ricordato come la nostra comunità, nel suo piccolo, stia dando un grande contributo alla diffusione della Cultura della Pace, e grazie ai fondatori e componenti l’Associazione Cultura della Pace di Sansepolcro che, con iniziative divulgative e con testimonianza personale quotidiana, ci rendono orgogliosi di quanto sia stato espresso sino ad oggi.”

Di seguito un estratto del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica:

Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana.

La guerra – ogni guerra – genera odio.

E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti.

La guerra è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali. Dotati di pari dignità. Per affermare, invece, con il pretesto del proprio interesse nazionale, un principio di diseguaglianza.

E si pretende di asservire, di sfruttare. Si cerca di giustificare questi comportamenti perché sempre avvenuti nella storia.  Rifiutando il progresso della civiltà umana.

Il rischio, concreto, è di abituarsi a questo orrore. Alle morti di civili, donne, bambini. Come – sempre più spesso – accade nelle guerre.

…..

La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Sempre più letali. Fonte di enormi guadagni.

Nasce da quel che c’è nell’animo degli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano.

È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità della pace.

Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità.

Sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace.

Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti.

Ma impegnarsi per la pace significa considerare queste guerre una eccezione da rimuovere; e non la regola per il prossimo futuro.

Volere la pace non è neutralità; o, peggio, indifferenza, rispetto a ciò che accade: sarebbe ingiusto, e anche piuttosto spregevole.

Perseguire la pace vuol dire respingere la logica di una competizione permanente tra gli Stati. Che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli. E mina alle basi una società fondata sul rispetto delle persone.

Per conseguire pace non è sufficiente far tacere le armi.

Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera.

Dipende, anche, da ciascuno di noi.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana

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