Città di Castello punto di riferimento per gestione associata servizi con Comuni dell’Alta Valle del Tevere: consiglio comunale approva convenzioni per centrale di committenza e i servizi socio-assistenziali della Zona Sociale 1

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Città di Castello punto di riferimento per la gestione associata dei servizi con i Comuni dell’Alta Valle del Tevere grazie all’approvazione da parte del consiglio comunale delle convenzioni che vedranno l’ente mettere ancora a disposizione delle altre amministrazioni del comprensorio la propria centrale di committenza e i propri uffici per le funzioni e i servizi socio-assistenziali integrati della Zona Sociale n. 1. Con 22 voti favorevoli di PD, PSI, Lista Civica Luca Secondi Sindaco, FDI, Castello Civica, Lega, Fi, Lista Civica Marinelli Sindaco, Unione Civica Tiferno e l’astensione di Castello Cambia, l’assemblea ha stabilito che fino al 31 dicembre 2026 il Comune di Città di Castello gestirà con la propria centrale di committenza le procedure di gara per l’acquisizione di servizi, la fornitura di beni, l’esecuzione di lavori e opere, la concessione di lavori e servizi per conto dei Comuni di Citerna e Monte Santa Maria Tiberina. Come ha sottolineato il sindaco Luca Secondi, con la convenzione approvata dal consiglio comunale è stato rinnovato per il prossimo triennio un rapporto di collaborazione avviato nel 2015. I Comuni coinvolti hanno valutato positivamente l’attività svolta nel corso di questi otto anni dalla centrale di committenza, “che ha assicurato una maggiore professionalità e, quindi, un’azione amministrativa più snella e tempestiva, producendo una progressiva semplificazione degli adempimenti e delle procedure, nonché una riduzione del contenzioso in materia di affidamenti di appalti pubblici, in linea con i principi comunitari e nazionali di legalità, economicità ed efficienza”. Con i 18 voti favorevoli di PD, PSI, Lista Civica Luca Secondi Sindaco, Castello Cambia, Lega e le astensioni di FDI, Castello Civica, Fi, Lista Civica Marinelli Sindaco e Unione Civica Tiferno, il consiglio comunale ha deliberato di rinnovare fino al 31 dicembre 2029 anche la convenzione per la gestione associata delle funzioni e dei servizi socio-assistenziali integrati della Zona Sociale 1 con i Comuni di Citerna, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, San Giustino e Umbertide. Attraverso la deliberazione, il Comune di Città di Castello, indicato dalle altre municipalità quale capofila della zona Sociale 1, continuerà ad avere la responsabilità di guida e di coordinamento del processo di programmazione sociale territoriale (Piano Sociale di Zona) e ad essere l’ente delegato dalle altre amministrazioni del comprensorio per l’esercizio associato delle funzioni in materia di servizi sociali, come avvenuto a partire dal 2017. Richiamando i riferimenti normativi in materia e il pronunciamento all’unanimità dei Comuni aderenti al rinnovo della collaborazione, l’assessore alle Politiche Sociali Benedetta Calagreti ha inquadrato l’atto evidenziando come per effetto della convenzione “il Comune di Città di Castello gestisce in forma associata il 90 per cento dei servizi socioassistenziali non solo per i cittadini tifernati, ma per tutte le circa 80 mila persone che risiedono in Alta Valle del Tevere”. “Un carico di lavoro importante per il nostro Comune, che però è assolutamente necessario”, ha osservato l’assessore, evidenziando come “questa modalità di gestione in forma associata sia l’unica possibile per consentire un’ottimizzazione delle risorse assegnate al nostro territorio e garantire un’omogeneità di servizi per i cittadini dell’Alta Valle del Tevere”. Calagreti ha quindi evidenziato come nella convenzione siano stati inseriti tutti i nuovi progetti e i nuovi servizi non attivati al momento della sottoscrizione della precedente, citando il PUA (Punto Unico di Accesso) “sul quale – ha detto – riponiamo tutti i grandi aspettative, perché prevede la gestione associata di tutto ciò che saranno i servizi socioassistenziali legati alla non autosufficienza e una gestione integrata fra Servizi Sociali dei Comuni e l’Usl Umbria 1”; i progetti del PNRR; il Centro Anti Violenza;  il Centro per la Famiglia. “Punteremo molto sulla coprogrammazione e la coprogettazione – ha rimarcato l’assessore – che abbiamo già iniziato ad utilizzare e che abbiamo intenzione di utilizzare molto di più da qui al futuro, perché persegue la logica stessa della Zona Sociale di un’ottimizzazione delle risorse del territorio, consentendo anche al privato sociale di intervenire”. “Rimane fuori dalla convenzione l’erogazione di contributi economici a carattere straordinario e temporaneo, che sono prerogativa dei singoli Comuni”, ha concluso Calagreti.  Il consigliere Andrea Lignani Marchesani (Castello Civica) ha auspicato che il Comune di Città di Castello “eserciti una effettiva leadership di comprensorio nei confronti delle altre amministrazioni comunali, alcuni dei cui sindaci non sempre hanno saputo guardare al di là del proprio naso”, riferendosi alla “mancata applicazione del criterio di proporzionalità nella ripartizione delle risorse per gli interventi che – ha detto – auspicavo e che non è stato inserito in convenzione, motivando la mia astensione”. “Sarebbe invece importante che i piccoli Comuni garantissero una compartecipazione quando ci sono da prendere in carico minori o anziani”, ha puntualizzato Lignani Marchesani, esprimendo l’aspettativa che la Regione legiferi in materia. Manifestando il proprio parere favorevole, la consigliera Emanuela Arcaleni (Castello Cambia) ha sottolineato con soddisfazione l’introduzione di nuovi elementi come “la coprogettazione dal basso insieme ai soggetti del terzo settore, che sono iscritti al RUNTS e hanno una personalità giuridica che permette loro di accedere a finanziamenti importanti”. Arcaleni ha quindi sollevato la questione del “grande carico di lavoro che si trovano a dover affrontare gli uffici dei Servizi Sociali del Comune di Città di Castello”. “C’è assoluta necessità di personale e, anche se sono stati fatti degli adeguamenti rispetto alle assunzioni sugli assistenti sociali, il lavoro amministrativo che comporta il ruolo di capofila di zona per seguire i progetti del PNRR e la progettazione europea, ma anche  il monitoraggio di tutto ciò che concerne la convenzione, credo meriti un’attenzione maggiore”, ha sostenuto la rappresentante di Castello Cambia. “Bisogna capire se ci possa essere un’implementazione, un aumento appunto di personale, perché credo che andremo sempre più verso una esigenza maggiore di intervento nei confronti dei soggetti a rischio di povertà e con problematiche da seguire a livello sociale”, ha precisato Arcaleni, aggiungendo: “chiedo che questo Comune abbia un occhio di riguardo su questo aspetto”. L’assessore Calagreti ha replicato al consigliere Lignani Marchesani ribadendo che “i Comuni hanno votato all’unanimità lo schema di convenzione e che la correttezza della modalità seguita dalla zona sociale sul riparto delle spese è stata confermata da due gradi di giudizio”. “Abbiamo riconfermato un criterio assolutamente solidaristico – ha chiarito l’assessore – che è quello di destinare 100 mila euro del fondo nazionale proprio per il pagamento delle rette, una decisione importante che hanno preso soprattutto i Comuni piccoli, perché comunque sono cifre che avrebbero potuto utilizzare in altre modalità”. Calagreti ha ricordato che “è attesa una decisione della Regione in merito alla destinazione di una parte del fondo nazionale che dovrebbe teoricamente essere vincolata proprio al pagamento delle spese delle rette dei minori in struttura” e ha fatto presente che “per volontà unanime di tutti i Comuni sono state inserite in convenzione le rette dei minori, ma non le rette degli anziani e dei disabili, che devono seguire la stessa modalità di riparto”. Rispondendo alla consigliera Arcaleni, l’assessore ha ribadito che “l’amministrazione comunale è consapevole del carico di lavoro importantissimo che ricade sul personale dei nostri Servizi Sociali”. “Per questo – ha detto – abbiamo stabilizzato due assistenti sociali proprio negli scorsi mesi e abbiamo destinato una parte del fondo per la povertà all’assunzione di personale a tempo determinato”. “Il problema è che questi fondi strutturali, purtroppo, vengono ridefiniti anno per anno, oppure ogni biennio, per cui non ci consentono di fare una programmazione di assunzioni a tempo indeterminato”, ha concluso Calagreti.  

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