Si terrà giovedì 23 maggio a partire dalle ore 16.30 presso la Biblioteca Carducci sala Rossi Monti la proiezione del film di Pierparide Tedeschi “Lucrezia e Joseph Beuys”

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Il film sarà preceduto dall’intervento di Giorgio D’Orazio, Lorenzo Fiorucci, Giuliano Serafini, Pierparide Tedeschi e dall’assessorato alla Cultura.
Sarà presente Lucrezia De Domizio Durini che interverrà in un dibattito con il pubblico.

Il film di Pierparide Tedeschi, finalista al NY City Independent Film Festival 2022, documenta con rigore filologico e fluidità narrativa il sodalizio di lavoro e amicizia di Lucrezia De Domizio – massimo interprete dell’opera di Beuys – e il grande artista tedesco (1921-1986) nei suoi ultimi prodigiosi quindici anni di attività soprattutto italiana. Da questo incontro nascerà, tra l’altro, la più rivoluzionaria opera ambientale in progress della seconda metà del XX secolo intitolata “Difesa della Natura”, dove per la prima volta l’arte si apre a significati, valori e problematiche che coinvolgono natura, filosofia, ecologia, antropologia, società, economia, politica: nel senso che per Beuys ogni uomo è “artista” in quanto capace, nel proprio contesto, di potenzialità creativa. Una linea ideologica già consolidata dall’artista intorno agli anni Sessanta in Germania, dove avrebbe fondato il movimento dei “Verdi” e la FIU (Free International University). Il grande progetto di “Difesa della Natura”, Beuys può realizzarlo nella proprietà terriera abruzzese di Bolognano che Lucrezia De Domizio e il marito Buby Durini gli mettono a disposizione e che lui ne farà una sorta di residenza italiana, con abitazione e studio. È a Bolognano che Beuys metterà a dimora la prima quercia italiana, in ricordo delle 7000 Eichen di Kassel. Mecenate, scrittrice, collezionista (soprattutto di rapporti umani, come da dichiarazione autografa), Lucrezia De Domizio assiste e collabora fattivamente alla straordinaria idea del maestro di Krefeld basata in sostanza sulla cooperazione e comunicazione più allargate, indicendo incontri internazionali, tra Bolognano e Kassel, con artisti, critici, storici e intellettuali; così come dopo la morte di Beuys si farà promotrice appassionata del suo pensiero attraverso libri, conferenze, mostre e donazioni non solo in Europa. E tutto sempre nella più assoluta autonomia, senza alcun sostegno morale e materiale dalle istituzioni. Nasce la Piantagione Paradise, dove insieme alla piantumazione di alberi e arbusti a rischio di estinzione, importanti artisti contemporanei hanno voluto rendere omaggio al grande innovatore con loro opere, fino a creare installazioni permanenti tra le strade del borgo. È poi la volta dell’Ipogeo (2005), grandiosa struttura sotterranea, trasformata per il Centenario di Beuys (2021) in un museo monografico unico al mondo intitolato Il Non luogo, dove i simboli e i rarissimi documenti evocano il pensiero di Joseph Beuys e la sua arte totale, là dove Arte si fa equivalente di Vita. Se l’impronta filosofica di Beuys è di matrice romantica (Novalis, Goethe) e risente dell’antroposofia di Steiner, la sua vera grande lezione si rifà piuttosto al potere primario e rivelatore del simbolo. Il cappello di feltro, la coda di lepre, il bastone del wanderer, il giubbetto da pescatore che connotano la sua figura messianica, valgono in quanto emblemi, nell’artista, di una ritrovata natura da profeta-sciamano. Di chi è in grado di annunciare che nella sua essenza l’uomo è una “scultura sociale”, che ogni utopia potrà concretizzarsi, che l’unica rivoluzione possibile sta nell’energia creativa umana, che il vero capitale, quando si ignori qualsiasi riferimento mercantile, è l’Arte.

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