L’orologio a due quadranti sulla facciata del palazzo del Podestà tornerà a scandire le ore dei tifernati grazie all’associazione “Gli Amici del Cuore”

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L’orologio a due quadranti sulla facciata del palazzo del Podestà tornerà a scandire le ore dei tifernati grazie all’associazione “Gli Amici del Cuore” che si è fatta portatrice di una bella iniziativa dichiarandosi disponibile a compartecipare alle spese di intervento assieme al comune

L’orologio a due quadranti sulla facciata del palazzo del Podestà tornerà a scandire a pieno ritmo le ore dei tifernati grazie all’associazione “Gli Amici del Cuore” che si è fatta portatrice di una bella iniziativa dichiarandosi disponibile a compartecipare alle spese di intervento assieme al comune. Il presidente del sodalizio, Francesco Grilli, ha inoltrato al sindaco, Luca Secondi e all’assessore al Patrimonio, Michela Botteghi, una formale proposta di sostituzione dell’orologio elettronico del palazzo che si affaccia su piazza Matteotti, uno dei simboli della città tanto caro a tifernati e turisti. “L’orologio a due quadranti della facciata del Palazzo del Podestà – precisa Grilli nella lettera inviata anche ai funzionari e dirigenti del settore – è molto caro alla popolazione, sia per l’originalità dell’impianto che lo caratterizza, sia per l’imponente partizione del tempo incombente sui frequentatori, abituali od occasionali, del più importante luogo d’incontro della vallata. L’orologio, non per niente, è un patrimonio della collettività – prosegue Grilli – tanto da essere presente nella coscienza civica di ciascuno di noi.” L’Associazione “Gli Amici del Cuore – Cardiopatici Alla Valle del Tevere”, perseguendo le finalità di ordine culturale e sociale previste all’articolo 4 dello statuto in vigore ha proposto al Comune di Città di Castello di ripristinare il funzionamento del monumentale orologio, occupandosene direttamente e partecipando alle spese occorrenti. “La nostra benefica associazione di volontariato, intanto, ha cercato di reperire nel nostro territorio gli esperti in materia per una definitiva riparazione dell’orologio o per la radicale sostituzione del meccanismo elettronico esistente. Un’azienda specializzata in questo genere di interventi ha già effettuato il sopralluogo e fornito una regolare e dettagliata relazione. Siamo, dunque, a buon punto e, fra non molto – conclude Francesco Grilli – se l’amministrazione ci concederà fiducia e assenso, l’orologio di piazza tornerà a scandire le ore con piena soddisfazione di tutti i tifernati.”

LA SCHEDA

Nella facciata del Palazzo del Podestà sono presenti due quadranti: quello di sinistra è diviso in dodici settori mentre quello di destra è diviso in sei. In alto, al centro dei due trova posto un piccolo quadrante, che, regolato da una banderuola, segna la direzione del vento. Tutti i tre quadranti sono dotati di un’unica freccia indicatrice.
“Attualmente – come ricorda con dovizia di particolari l’architetto Francesco Rosi – i due orologi sono mossi ciascuno da un motore elettrico; quello diviso in dodici segna le ore mentre quello a sei segna i minuti ma non è sempre stato così; in epoca passata il quadrante di sinistra segnava la cosi detta ora francese, ancor oggi in uso e adottata, nello Stato Pontificio, nel 1846; il quadrante di destra indicava invece l’ora romana in analogia con altri quadranti presenti in città quali quello dell’Ospedale Vecchio, quello del Monte di Pietà in via Marconi, il quadrante del seminario vescovile e quello, ormai perso, sulla facciata della chiesa di Sant’Antonio in piazza Gioberti.
“Nel corso degli anni – conclude Rosi – la configurazione degli orologi su questo palazzo ha subito numerose modifiche rilevabili da stampe e foto d’epoca. In una stampa del 1892 la situazione è identica a quella attuale; in una foto del 1920 dell’archivio Storico Tacchini il quadrante a sinistra è a dodici ore mentre quello a destra è a ventiquattro (ore italiche); negli anni 30 era presente un solo quadrante centrale con due lancette per le ore e i minuti e si è ritornati all’attuale configurazione solo negli anni settanta.”

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