“No” del consiglio comunale ai tagli del Governo: la massima assise cittadina approva a maggioranza l’ordine del giorno firmato dai componenti del gruppo consiliare del PD

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Con i 14 voti favorevoli di PD, PSI, Lista Civica Luca Secondi Sindaco e i due voti contrari di Lega e Castello Civica, il consiglio comunale di Città di Castello ha approvato l’ordine del giorno per la cancellazione del piano governativo di tagli alle risorse comunali firmato dai componenti del gruppo consiliare del PD Gionata Gatticchi, Federico Bevignani, Roberto Brunelli, Domenico Duranti, Alessandra Forini, Maria Grazia Giorgi, Massimo Minciotti e Monia Paradisi.

Con la deliberazione, l’assemblea elettiva tifernate ha espresso “grande preoccupazione per il piano quinquennale di tagli delle risorse destinate a Comuni, Province e Città Metropolitane (di cui all’art. 1, co. 533 Legge 30.12.2023 n. 213, come modificato dal Decreto Legge 30.12.2023 n. 215 convertito in Legge 23.02.2024 n. 18), che va ad incidere sulla capacità di spesa degli Enti locali, con grave pregiudizio per famiglie e imprese”.

L’assise ha manifestato, inoltre, “sconcerto per la scelta adottata dal legislatore, tanto più ingiusta e controproducente, di realizzare la metà dei tagli ripartendoli tra i singoli Enti in proporzione alle risorse ottenute nell’ambito del PNRR, con ciò di fatto colpendosi i Comuni più virtuosi, contestualmente sottraendogli risorse che a maggior ragione risulteranno indispensabili per la gestione degli interventi realizzati grazie al programma europeo Next Generation EU”.

Il consiglio comunale ha dichiarato, pertanto, di confidare “nell’azione di istituzioni locali e forze politiche, affinché la realizzazione del piano quinquennale di tagli alle risorse destinate ai Comuni venga immediatamente sospesa e quindi cancellata”, impegnando il sindaco Luca Secondi e la giunta a “farsi portatore in tutte le sedi competenti delle istanze qui rappresentate dal consiglio comunale, trasmettendo la presente delibera alla presidente del Consiglio dei Ministri, al presidente del Senato della Repubblica, al presidente della Camera dei Deputati, a tutti i gruppi parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, al presidente della Regione Umbria, al presidente della Provincia di Perugia e ai parlamentari eletti nel nostro territorio”. Il capogruppo del Pd Gionata Gatticchi ha illustrato l’ordine del giorno richiamando l’attenzione sul fatto che “i tagli alle risorse degli enti locali, come abbiamo verificato nel dibattito sulla variazione di assestamento di bilancio, incidono molto sui nostri cittadini”.

“La manovra economica del Governo centrale rivela l’essenza di questo esecutivo, che si caratterizza per un forte classismo e per l’ingiustizia, andando a tagliare l’Italia in territori e i territori a sua volta per classe, acuendo le differenze”, ha affermato l’esponente della maggioranza consiliare, che ha fatto riferimento a interventi come “il taglio del fondo per la morosità incolpevole, che rischia di mettere sulla strada le persone, e il taglio del fondo per gli asili nido, che per fortuna il nostro Comune può sopportare, perché ha la fortuna di poterci mettere dei soldi”. “Un comune virtuoso come il nostro – ha continuato – viene colpito poi ulteriormente, perché la macchina amministrativa che era stata in grado di intercettare diversi fondi del PNRR si vede tagliare le risorse per implementare questi investimenti”. “Ecco perché – ha concluso Gatticchi – è giusto che il quarto comune dell’Umbria, che viene così penalizzato da questa manovra finanziaria, un colpo lo batta, nella speranza che all’interno di organismi sovralocali come Anci si possa trovare il modo di far capire a questo Governo che sta drammaticamente sbagliando”. A parlare di “un documento politico legittimo, ma strumentale, che non coglie la realtà dei fatti”, è stato il capogruppo della Lega Valerio Mancini.

“Da autonomista direi che questo Comune potrebbe essere solo avvantaggiato dalla riforma che il Governo ha proposto, ma certo non potrei essere contento di perdere delle risorse”, ha osservato Mancini, che ha aggiunto: “il fatto però è che questo Governo ha portato alla città molti più soldi, come mai in passato, di quelli che le toglie”. L’esponente della Lega ha fatto riferimento in particolare ai “quattro milioni di euro per Villa Montesca e ai 12 per l’ex ospedale”, evidenziando: “il Governo ha voluto più bene a Città di Castello di quelli precedenti e bisognerebbe essere oggettivi nel dichiarare questo”. Il capogruppo di Castello Civica Andrea Lignani Marchesani ha evidenziato “la malafede dell’impostazione politica alla base di questo ordine del giorno, che critica i tagli del Governo in carica, mentre non è stato fatto altrettanto nel caso dei tagli di quelli precedenti”.

“Il Fondo di Sviluppo e Coesione ha portato una pioggia di milioni per Città di Castello”, ha ricordato il consigliere di minoranza, che ha parlato di “balletti volgari che si potrebbero evitare, perché ad esempio se si fosse intervenuti nel 2004-2005 sull’ex ospedale sarebbero bastati 5 milioni, mentre oggi ce ne vogliono 39”. Il sindaco Luca Secondi ha preso la parola per definire “ovviamente di parte, ma giusta, la rivendicazione contenuta nell’ordine del giorno”. “Volete sapere dove creano un vero problema questi tagli del Governo? Lo creano nell’ordinaria amministrazione, nell’erogare le risposte ai cittadini con i servizi e nel mantenere gli impegni presi, ad esempio con il PNRR”, ha puntualizzato il sindaco, che ha aggiunto: “noi abbiamo fatto una politica di investimenti legata ai cofinanziamenti per il PNRR, ma se tagli a un Comune virtuoso come il nostro che ha fatto una politica di investimento molto forte sulla propria comunità, è ovvio che lo metti in difficoltà”. Secondi ha quindi eccepito sui 12 milioni per l’ex ospedale: “bisogna capire come saranno investite questa risorse, perché si parla di un intervento che necessita di oltre 30 milioni e ce ne sono solo 12”.

“Come amministrazione – ha chiarito – siamo a disposizione per sostenere un percorso di recupero complessivo della struttura, altrimenti con 12 milioni su un investimento da 30 si rischia di fare un intervento monco”.

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