Dopo un anno dalla precedente interrogazione e relativa Commissione, ho presentato un altro atto per comprendere le motivazioni del mancato rispetto degli impegni presi dall’ Amministrazione in merito al problema del randagismo felino.
Insieme alle volontarie e ai volontari, che hanno fatto pervenire alla stampa e alla sottoscritta, ad inizio di luglio, una lettera inviata al Sindaco e all’ assessore Mariangeli, rimasta senza risposta, ci chiediamo quando si intenda dare seguito agli impegni presi in merito alla convocazione del Tavolo tecnico che individui e coordini le azioni e il supporto ai volontari che si stanno occupando di gatti randagi.
La situazione , affermano, è al collasso: il fenomeno del randagismo continua la sua crescita e moltissime sono le segnalazioni (sui social e alle volontarie) di cuccioli abbandonati negli scatoloni e gravemente feriti o malati che richiedono cure. La fine che rischiano di fare i gatti randagi è sotto gli occhi di tutti, specie lungo i cigli delle strade.
Una strage annunciata. Ma non solo.
I randagi interi favoriscono, tramite accoppiamenti e lotte territoriali, la diffusione di malattie feline, e inevitabilmente anche i gatti di proprietà che vengono a contatto con tali esemplari, possono esserne contagiati.
Vogliamo capire se il Comune di Città di Castello, come la legge gli assegna, ha intenzione di avviare una campagna di sensibilizzazione, in collaborazione con associazioni (come ENPA) che già altrove hanno promosso azioni del genere, per la promozione della necessaria sterilizzazione da parte dei privati.
Urgono interventi, perchè i volontari non riescono più a far fronte, nè in termini economici nè di spazi adeguati: quali modalità intende adottare l’ amministrazione per riconoscere un aiuto in termini di supporto materiale e di messa a disposizione di uno spazio idoneo ad alloggiare gatti di strada?
Servono risposte che supportino le tante energie gratuite che queste persone stanno spendendo, in stretta collaborazione con il servizio veterinario ASL che in questi ultimi mesi sta rispondendo in maniera molto più attiva e celere.
Un Comune, che dice giustamente di voler valorizzare il volontariato, non può lasciarli soli: cosa succederebbe infatti se queste persone , di colpo, smettessero di occuparsene? I gatti randagi resterebbero del Sindaco.
Insomma, il problema è reale: forse potrebbe aiutare anche la creazione di punti di riferimento e riparo idonei, per colonie censite, funzionali ed esteticamente non invasive per il territorio, dove sia il volontario che il privato possano apportare il proprio aiuto per monitorare, curare e nutrire le colonie. Anche questa è civiltà.