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Doppio compleanno da “primato”. Novantacinque anni di età di cui oltre settanta trascorsi dietro alla “bottega”

Doppio compleanno da “primato”. Novantacinque anni di età di cui oltre settanta trascorsi dietro alla “bottega” e poi al bar di famiglia che ha aperto i battenti un secolo fa nel 1924 a San Leo Bastia, ultimo paese del comune di Città di Castello prima del confine con la Toscana. Ieri sera una intera comunità e non solo con in testa il sindaco si è fermata per festeggiare un doppio compleanno da guinness dei primati, quello di Domenico Bucci, classe ’29 e dell’esercizio pubblico e bar che proprio ieri ha tagliato il traguardo dei cento anni di attività: due eventi di vita in uno simbolo ed orgoglio.

Novantacinque anni di età cui oltre settanta e più trascorsi dietro alla “bottega” e poi al bar di famiglia che ha aperto i battenti un secolo fa nel 1924 a San Leo Bastia, ultimo paese del comune di Città di Castello prima del confine con il comune di Cortona in Toscana.

Ieri sera una intera comunità e non solo con in testa il sindaco si è fermata per festeggiare un doppio compleanno da guinness dei primati, quello di Domenico Bucci, classe ’29 e dell’esercizio pubblico e bar che proprio ieri ha tagliato il traguardo dei cento anni di attività: due eventi di vita in uno. Da ragazzino in calzoncini corti come testimoniano le foto in bianco e nero dell’epoca fino ad oggi, Domenico, ha servito i clienti e poi in seguito preparato ottimi caffè e cappuccini a intere generazioni di clienti non solo di San Leo Bastia che si sono fermati al Bar Bucci, lungo la strada sulla sinistra. Ancora oggi è li al suo posto di lavoro e vi potrà capitare, soprattutto la mattina presto, di essere serviti da un uomo di 95 anni. E’ la “memoria” di quella attività da ieri consegnata alla storia come un monumento nazionale. Il Bar Bucci ha una storia secolare. Era stato avviato dalla mamma di Domenico, Ida Paolacci (classe 1902) che aprì l’attività nel 1924, appunto, cento anni fa. Domenico è l’ultimo dei tre figli di Ida Paolacci e Medardo Bucci. Il padre morì l’anno seguente, nel 1930 a 34 anni per tubercolosi. Ida si ritrovò da sola a mandare avanti la famiglia e l’attività commerciale, la “bottega” che lei aveva aperto nel 1924.

Ovviamente non si chiamava ancora bar ma “bottega” e sopra l’ingresso campeggiava la scritta “VINO, COMMESTIBILI E GENERI DIVERSI”. La popolazione di San Leo o delle frazioni vicine andava a fare la spesa “dalla Ida” a piedi (o i più abbienti, a cavallo). Si vendeva di tutto. Dal vino alle stoffe, dalla carne alle funi per gli animali, dalle candele alla polvere da sparo, dallo zucchero al sale, elemento fondamentale per la conservazione soprattutto della carne. Ci si riforniva a Città di Castello dove si andava una volta la settimana col cavallo e il carretto. La Ida faceva credito perchè i contadini spesso non avevano soldi e avrebbero pagato solo quando avrebbero riscosso per il raccolto del tabacco, del grano o delle castagne. Un vero e proprio servizio sociale, specialmente in tempo di guerra.

Dopo la guerra l’attività, che prima era negli scantinati per il mantenimento degli alimenti, si sposta al piano di sopra, lungo la strada dove cominciano a comparire le prime automobili. Domenico, di ritorno dal collegio, nel 1949 è il nuovo titolare e il locale diventa un punto di riferimento importante anche per tutti quelli che giornalmente vanno a Cortona da Città di Castello con la linea quotidiana della corriera di Montesi. Il nuovo locale è bivalente. Da una parte è osteria con i tavoli, dall’altra si trasforma in piccola bottega di alimentari. Viene costruito anche un pallaio per il gioco delle bocce. Il locale è comunque troppo piccolo e negli anni sessanta la famiglia decide di costruire un edificio adiacente a quello vecchio.

Ora si può chiamare Bar Bucci, coì come è oggi, perchè c’è anche la macchina per il caffè: da una parte il locale bar e dall’altra il negozio di alimentari. Negli anni ’90 poi nasce un’altra pietra miliare dell’attività della famiglia Bucci: La Taverna di San Leo, la pizzeria/ristorante che si trova esattamente sotto il Bar Bucci. Gestita dalla nuora di Domenico, Beatrice Ciaccioli, la “Taverna di San Leo” è diventata un punto di riferimento importante per la popolazione locale e per i numerosi ospiti stranieri che affollano la nostra valle in estate. Il Bar Bucci è più vivo che mai e ieri sera in tanti hanno voluto festeggiare un avvenimento da record che fa parte a pieno diritto del costume e delle tradizioni nazionali.

Una cena con le prelibatezze del luogo, una torta da tagliare e le candeline da spengere e poi la consegna della targa ufficiale da parte del sindaco Luca Secondi affiancato dal senatore Walter Verini, dalla famiglia, i figli, Stefano e Stefania (attualmente entrambi insegnanti al Liceo Classico di Cortona), i nipoti, parenti e dal paese intero, fra cui tanti clienti anche di fuori regione che non solo voluti mancare a questa bellissima festa. “Ricordo ancora i clienti che prima e dopo la seconda guerra mondiale venivano alla bottega a piedi e qualche rara volta in bici, ad acquistare generi alimentari di prima necessità e altro per la vita di ogni giorno. Automobili niente, qualche volta una moto e quello era davvero un evento. Ricordi indelebili”,- precisa con dovizia di particolari Domenico Bucci con il sorriso sulle labbra di sempre dietro il “bancone” di comando: “qui c’è tutta la mia vita ed ogni mattina sono pronto ad iniziare la giornata nel locale che i clienti in epoche diverse hanno reso davvero speciale e li voglio ringraziare tutti”.

Il sindaco Luca Secondi prima di consegnare la targa ufficiale a Domenico Bucci ha parlato di giornata speciale, “una giornata semplice di vita quotidiana che ricorda i sacrifici, il lavoro duro, i valori di una famiglia ed una comunità che contribuisce a fare la storia e trasmette alle giovani generazione una eredità da conservare e fare propria”. “Celebrare il traguardo storico di cento anni di attività della bottega prima del bar poi, il mio bar della comunità dove risiede la mia famiglia e gli affetti più cari, ed i 95 anni di Domenico Bucci – conclude Secondi – rappresentano un motivo di orgoglio e senso di appartenenza ad una comunità che persone come Domenico e la sua famiglia hanno contribuito a far crescere”. Abbiamo parlato di Domenico Bucci ma è doveroso dire che questa impresa familiare non sarebbe sopravvissuta senza l’apporto di quattro donne straordinarie e e forti che hanno contribuito al suo sviluppo (e al suo successo).

Ida Paolacci, mamma di Domenico, deceduta a 100 anni nel 2002; Giuseppa Rossi, moglie di Domenico, deceduta nel 2020 a 86 anni, Beatrice Ciaccioli, nuora di Domenico, che è l’attuale titolare dell’attività e Anna Bucci, figlia di Beatrice e nipote di Domenico. Da non sottovalutare anche l’apporto che Giacomo e Francesco, fratelli di Anna, hanno dato all’attività. Quattro generazioni che hanno contribuito allo sviluppo di questa impresa familiare che per per un secolo è stata ed è tuttora un punto di riferimento per generazioni e generazioni di clienti, sempre accolti con rispetto e simpatia. Per rendere ancora più memorabile questa duplice circostanza domani venerdi 23 agosto verrà inaugurata una mostra di foto e video storiche della gente che ha frequentato il bar Bucci negli anni: sarà una bella occasione per puntare il dito su alcune immagini e dire, “io c’ero”….. Sabato 24 Agosto, “notte bianca” con i GTO per il gran finale.

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