I riflettori di Mediaset, con il programma “Mag”, che va in onda subito dopo il Tg Studio Aperto, su Italia Uno, si sono accesi ieri sulla Festa della Battitura

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Tradizioni secolari con il marchio “doc” da preservare come il pranzo della “battitura del grano” della tradizione umbro-toscana come si faceva una volta. I riflettori di Mediaset, con il programma “Mag”, che va in onda subito dopo il Tg Studio Aperto, su Italia Uno, si sono accesi ieri sulla Festa della Battitura (e sui piatti della tradizione contadina a partire dalle celebri tagliatelle al sugo d’oca) che viene riproposta da oltre 40 anni a Piosina su iniziativa della Pro Loco

Tradizioni secolari con il marchio “doc” da preservare come il pranzo della “battitura del grano” della tradizione umbro-toscana come si faceva una volta ed ora si tramanda alle giovani generazioni. I riflettori di Mediaset, con il programma “Mag”, che va in onda subito dopo il Tg Studio Aperto, su Italia Uno, si sono accesi ieri sulla Festa della Battitura (e sui piatti della tradizione contadina a partire dalle celebri tagliatelle al sugo d’oca) che viene riproposta da oltre 40 anni a Piosina di Città di Castello, su iniziativa della Pro Loco, ogni terza settimana di luglio in particolare da qualche anno nella versione suggestiva in “notturna”. Nella grande cucina del Centro delle Tradizioni, gestito dalla Cooperativa “Il Poliedro” per conto del comune di Città di Castello, il maestro chef, Pierluigi Manfroni assieme alla moglie Santina e ad Elisa Duranti, operatrice della Cooperativa “Il Poliedro”, hanno guidato alla scoperta di queste antiche tradizioni gastronomiche che ancora oggi rivivono con tanto seguito ed entusiasmo di abitanti del luogo e numerosi turisti. Ecco il menu del pranzo della “battitura del grano” che è stato proposto alla presenza di figuranti in costume d’epoca della Festa della Battitura di Piosina con tanto di musica ed il Presidente, Luigi Perugini in testa. Si parte con i crostini di pane umbro “sciapo” di farine a chilometro zero cotto su forno a legna proposti in due varianti come ha spiegato lo chef Pierluigi Manfroni, grande esperto anche delle tradizioni gastronomiche umbro-toscane: una con olio e tartufo estivo umbro “scorzone” ed un’altra con patè d’oca allevata allo stato brado sempre a chilometro zero. Oca protagonista anche nei primi e secondi piatti a base di tagliatelle tirate a mano come una volta con “matterello” su spianatoia in legno di faggio, tagliatelle, con uova, acqua e sale, che la signora Santina ha realizzato utilizzando una farina speciale a chilometro zero macinata a pietra da un molino secolare del territorio altotiberino. Tagliatelle condite con sugo di oca in umido dopo una lunga e certosina preparazione. Oca in umido poi che veniva proposta con le patate come secondo piatto accanto ad una irresistibile variante arrosto sempre con patate questa volta al forno. Per finire i dolci della “battitura” un torcolo tradizionale ed i cantucci con le mandorle che venivano abbinati al celebre vin santo che in altotevere è prodotto in quantità limitata e rappresenta una vera e propria eccellenza. Prima del brindisi finale attorno alla tavola con vino rosso dei colli altotiberini la musica e i canti popolari degli stornellatori e figuranti della Battitura del grano di Piosina accompagnati dal suono della fisarmonica. Immagini che hanno trovato casa in un luogo unico “mozzafiato” presso Il Centro delle Tradizioni Popolari “Livio Dalla Ragione” dove ha sede nella casa colonica della cinquecentesca villa Capelletti. Il museo è stato istituito nel 1974 per volontà di Livio Dalla Ragione, studioso di cultura popolare e appassionato ricercatore di documenti della civiltà contadina. Gli ambienti originali della casa colonica rispecchiano quelli abitati una volta dalle famiglie contadine altotiberine e sono arredati con materiali e oggetti, oltre 3.000, utilizzati nella quotidianità tra il 1900 e il 1950 circa. Al piano superiore, appena entrati, ci si trova nella grande cucina, tipica della famiglia patriarcale, con il focolare in pietra, indispensabile per cucinare e riscaldare. Segue la stanza dedicata al cucito e la camera da letto con il letto in ferro battuto e il materasso riempito di foglie di granturco. Nel museo sono documentate le lavorazioni artigianali necessarie alla produzione di beni di consumo quotidiano. Negli ambienti una volta adibiti a granaio sono stati raccolti tutti gli attrezzi necessari alla cernita e alla lavorazione dei cereali, gli antichi telai e gli strumenti per la filatura e la tessitura alle quali erano dedite le donne. Inoltre un piccolo locale è allestito con i vari materiali utilizzati per la macellazione del maiale. Al piano terra, dove un tempo si trovavano le stalle, sono sistemati gli strumenti legati agli animali e al lavoro dei campi, come gioghi e trinciaforaggi. Nella cantina, oltre ai torchi, ci sono botti, fiaschi, imbuti e altri utensili per la vinificazione mentre nel locale adibito a frantoio è conservata una macina di pietra e un gigantesco torchio in legno del XVIII secolo.

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