Oltre le encomiabili mozioni, su un tema tanto complesso servono risorse: questo ho detto in Consiglio comunale e questo ripeto all’indirizzo del nuovo governo regionale.
La legge regionale esiste perché è stata approvata sul fil di lana nell’ottobre scorso, in maniera praticamente bipartisan essendo nata dall’unione di tre proposte ( De Luca, Bori, Pace). Quello che non soddisfa sono le risorse: nella legge si parla di una quantificazione di circa 100.000€ “da trovare all’interno di quelle già attribuite alle ASL. Riteniamo questo assolutamente insufficiente, sia perché non permette una reale diffusione del servizio, sia perché la sanità già soffre di enormi problemi e le risorse vanno aggiunte non tagliate ai servizi esistenti.
L’Umbria è ai primi posti per consumo di psicofarmaci. Ad esempio dal 2004 al 2019 è passata da 8 milioni a 18 milioni di dosi giornaliere l’anno. Negli antidepressivi la regione è al terzo posto, con l’8,5% di prevalenza d’uso contro una media nazionale del 6,7%.
Esiste un’emergenza riguardante generazioni di giovani sempre più alle prese con difficoltà psicologiche e sempre più schiavi dei farmaci per curarle. I ragazzi tra 15 e 19 anni sono sempre più assuntori di farmaci e psicofarmaci. «A conferma dell’urgenza di interventi nella specifica materia, si evidenzia che negli ultimi anni nel nostro territorio sono aumentati i ricoveri di minori nel reparto psichiatrico per adulti, tanto che si è passati dagli undici ricoveri del 2011 ai quarantadue del 2022» ( dati Corte d’appello).
I dati dicono che nel 2022, anno di esordio del contributo del Bonus psicologo, lo stanziamento di 25 milioni permise di accogliere solo il 10,5% delle domande. Così come in Umbria, dove circa 7.000 cittadini umbri hanno presentato domanda per l’aiuto psicologico nel corso del 2023, senza poter tutti accedere. Questo numero, pari a circa un umbro su cento, evidenzia l’entità del bisogno e la rilevanza del supporto psicologico nella regione: serve dunque un servizio strutturale e non estemporaneo.