Primo Piano Notizie

Il sindaco Secondi risponde ad Arcaleni (Castello Cambia) sul Pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello: “per la direzione sanitaria di presidio il personale in servizio soddisfa gli standard. L’amministrazione comunale continuerà a chiedere il rafforzamento della sanità pubblica nel territorio e saremo molto esigenti con la Regione”

Il sindaco Secondi risponde ad Arcaleni (Castello Cambia) sul Pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello: “per la direzione sanitaria di presidio il personale in servizio soddisfa gli standard. L’amministrazione comunale di Città di Castello continuerà a chiedere il rafforzamento della sanità pubblica nel territorio e saremo molto esigenti con la Regione”.

“La direzione sanitaria di presidio dell’ospedale di Città di Castello ci fa sapere che attualmente la dotazione infermieristica del Pronto Soccorso è di 30 unità, con sei persone in presenza la mattina, sei il pomeriggio e quattro per il turno notturno. Una dotazione che è ritenuta sufficiente a rispettare gli standard di personale previsti dalla normativa. Il turno dei medici prevede, invece, due unità H24 per il pronto soccorso e l’Unità di Osservazione Breve Intensiva (OBI) e una unità per il 118, che durante lo stazionamento in sede collabora per lo smaltimento dei codici bianchi e verdi. Questa dotazione si ottiene con il ricorso a turni aggiuntivi da parte di personale dipendente esperto afferente ad altre unità operative. Viene quindi ritenuto che non esistano rischi per la sicurezza delle cure erogate”. E’ quanto ha riferito in consiglio comunale il sindaco Luca Secondi, leggendo la comunicazione pervenuta dal direttore sanitario di presidio facente funzioni dell’ospedale di Città di Castello Silvio Pasqui per rispondere all’interrogazione della capogruppo di Castello Cambia Emanuela Arcaleni sullo stato del servizio di pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello. Il primo cittadino ha fatto presente anche che “al pronto soccorso dell’ospedale tifernate, nel frattempo, è partita una serie di lavori per l’implementazione della risonanza magnetica e quando si implementa un servizio è ovvio che venga di conseguenza un necessario implemento delle risorse umane”. “L’amministrazione comunale di Città di Castello – ha puntualizzato Secondi – continuerà a chiedere il rafforzamento della sanità pubblica nel territorio, sia sotto il profilo della dotazione di personale, sia sotto il profilo della dotazione di strumenti tecnologici. Con la passata giunta regionale non è stato facile ottenere il confronto che abbiamo sempre chiesto, per cui rispetto alla nuova guida politica della Regione, che ha posto il tema della sanità pubblica come priorità, le aspettative di ricevere risposte concrete sono molto alte. Saremo molto esigenti e come sindaco sarò un po’ rompiscatole”. A questo proposito, Secondi ha comunicato che l’incontro promosso insieme alla consigliera regionale Letizia Michelini tra i sindaci dell’Alta Umbria e i vertici dell’Usl Umbria 1 inizialmente previsto per il 10 marzo è slittato al prossimo 20 marzo, “in modo che oltre al nuovo direttore generale dell’Usl Umbria 1 Emanuele Ciotti possano partecipare il direttore regionale di Salute e Welfare Daniela Donetti e la presidente regionale Stefania Proietti”.

La consigliera Arcaleni aveva chiesto con la propria interrogazione, presentata il 30 dicembre scorso, se il sindaco non ritenesse “doveroso chiedere con forza un incontro con i vertici sanitari della ASL1 e con il direttore regionale del Servizio Sanitario al fine di affrontare con determinazione ed efficacia le carenze di personale e organizzative del Pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello”. Nel rimarcare le problematiche accumulate negli ultimi anni dal Pronto soccorso tifernate, segnalate più recentemente anche dal sindacato Nursing Up, la rappresentante della minoranza aveva parlato di “un calo del personale in servizio, addirittura fino a 22 infermieri, mentre l’organico dovrebbe essere almeno di 28 addetti, con sei figure infermieristiche che sarebbero necessarie nei turni di mattina e pomeriggio e cinque nella notte”. “Non sono io, sono gli operatori stessi a dire che il Pronto soccorso di Città di Castello ha necessità di personale adeguato, in modo tale che qualunque emergenza possa essere affrontata”, aveva sostenuto Arcaleni, evidenziando: “in questo momento qualcosa si è mosso, con la stabilizzazione dal primo gennaio 2025 della figura del coordinatore unico”. “Un cambio di passo – aveva osservato la rappresentante di Castello Cambia – anche se viene ancora rappresentata una difficoltà di organizzazione, che pure in questi ultimi mesi si è leggermente modificata in positivo”. “Il Pronto soccorso del nostro nosocomio – aveva fatto presente Arcaleni – risponde a un territorio estremamente vasto con dieci posti di OBI e deve assicurare anche il servizio di 118, il cui personale è inserito nella sommatoria dell’organico a disposizione: vuol dire che se per ogni chiamata di emergenza devono uscire contemporaneamente due infermieri, il servizio di sguarnisce. Viene, quindi, meno anche la possibilità di rispondere ai cittadini e c’è il rischio di non garantire la piena sicurezza, cosa che nessuno naturalmente desidera o vuole”.

Per completare la risposta alla consigliera, il sindaco Secondi ha letto in aula anche la relazione del direttore di Struttura Complessa di Pronto soccorso Mario Gildoni sul percorso dedicato riservato ai pazienti in codici di bassa intensità che è stato implementato da alcuni mesi nel servizio. “La novità principale apportata dall’attivazione di un percorso dedicato ai pazienti con bassa complessità assistenziale – ha riferito il primo cittadino citando la comunicazione del responsabile del servizio – è stata quella di aver istituito il cosiddetto ‘doppio canale’, ovvero due percorsi distinti anche sul piano degli spazi e degli itinerari fisici. Questo permette di ridurre i tempi di attesa e di permanenza all’interno del Pronto soccorso e di ridurre la pressione sul Triage, dove, oltre alla prima registrazione dei pazienti, deve essere effettuata, a intervalli stabiliti, anche la fase di rivalutazione dei pazienti”. Secondi ha informato che l’ambulatorio per la gestione dei pazienti in codice bianco e verde è aperto tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 22.00 e vede impegnati medico ed infermiere del Servizio di Emergenza Territoriale, quando presenti in sede. Tenendo conto della variabilità del servizio di Emergenza Territoriale, in media l’attività effettiva è di circa 8 ore al giorno. Quando non sono presenti il medico e l’infermiere dell’Emergenza Territoriale, l’accesso dei pazienti a bassa complessità assistenziale segue il normale flusso di Pronto soccorso. Come ha specificato Gildoni, “il personale medico ed infermieristico nella fase antecedente l’attivazione del ‘doppio canale’, cosi come negli orari di non apertura dello stesso, partecipa all’attività di Pronto soccorso seguendo i criteri di ingresso a visita del Triage”. “E’ evidente – ha puntualizzato il responsabile medico – che la visita può improvvisamente interrompersi per la chiamata sul territorio del personale dedicato all’Emergenza Territoriale riguardante la gestione di un codice maggiore. Per questo l’attività del personale 118 da sempre è prevalentemente dedicata all’interno del Pronto soccorso ai codici minori”. La relazione letta dal sindaco ha permesso di fare il punto anche sull’andamento dei tempi di attesa dei pazienti al Triage, che indicano una sostanziale stabilità, con un’attesa media totale intorno ai 60 minuti e una durata media degli interventi intorno alle 6 ore. “E’ evidente – ha osservato Gildoni – che più personale, specie infermieristico, garantirebbe una maggiore copertura del servizio: il nostro impegno quotidiano è quello di ottimizzare l’impiego delle risorse al momento disponibili”. Una chiosa sottolineata dal sindaco Secondi come auspicio di un rafforzamento del personale del servizio. In sede di replica, la consigliera Arcaleni ha parlato di “una risposta non del tutto soddisfacente in questo momento”. “Queste 30 unità di personale infermieristico non mi risultano, come, in base a quanto mi viene sottolineato dagli operatori, non mi risulta che con quattro infermieri in turno notturno sia agevole rispettare i parametri di servizio”. “Faccio notare – ha aggiunto la consigliera – che nell’ospedale di Città di Castello non c’è un infermiere H24 dedicato solo al Triage, quindi c’è una continua richiesta di spostamento per urgenze o per necessità di cura delle persone. Faccio notare che nel computo totale del personale ci sono anche gli infermieri adibiti alle urgenze, cioè alle circa 13-14 chiamate nelle 24 ore, che quindi devono continuamente spostarsi”. “Non si parla per niente poi delle necessità dell’assistenza in OBI, un servizio importante che assorbe energie e personale”, ha aggiunto Arcaleni, chiarendo: “il fatto che ci si rivolga per i turni aggiuntivi a personale medico di altri reparti rende evidente che il personale è sottodimensionato”. “Mi auguro pertanto che già nell’incontro del 20 marzo queste problematiche vengano prese in considerazione, perché vanno affrontate e risolte”, ha concluso la rappresentante di Castello Cambia.

Commenti
Exit mobile version